Cinema

Mario Brega, l’antidivo romano entrato nel cuore degli italiani: il ricordo di Carlo Verdone su Facebook (VIDEO)

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Due giorni fa sarebbe stato il suo 93° compleanno e a molti, ricordandone il profondo significato delle interpretazioni cinematografiche più famose, sarà spuntato un sorriso sulle labbra, in memoria di uno dei più grandi caratteristi che il cinema italiano abbia mai avuto.

Mario Brega ha incarnato e continua a rappresentare quell’emblema di una romanità ormai sparita, della quale si ritrovano le ultime tracce proprio nei film degli anni ’80 recitati sotto la sapiente regia del primo Carlo Verdone, abile a scovare e mettere in luce le peculiarità di un personaggio sanguigno, genuino e verace, capace di suscitare una risata non solo per la battuta in sé, quanto per la profonda carica passionale che era capace di trasmettere.

Proprio il regista romano, sul suo profilo Facebook, ha voluto dedicare un pensiero al grande attore:

“L’altro giorno mio figlio mi dice: “Sai qual è un mio rammarico?” Io pensavo a qualche master o a qualche altra laurea o studio.
“Non aver conosciuto Mario Brega…”.
“Addirittura?”.
“Mi sarei fatto raccontare la sua vita… i ricordi dei suoi film. Magari ci uscivo e chissà la gente curiosa che conosceva… E poi gli avrei chiesto di rifarmi il pezzo di quando menò Gordon Scott.”

In “Un sacco bello”, “Bianco rosso e Verdone” e Borotalco”, solo per citarne alcuni, Mario Brega era un semplice caratterista, eppure il suo ruolo si è rivelato essere ben più centrale rispetto a quello assegnato dal copione. Ogni scena che vedeva protagonista il verace attore romano è diventata un cult per generazioni di giovani, che a distanza di oltre 30 anni si divertono a ricordare alcuni dei più celebri passaggi dei film.

Dal padre borghese al camionista “galeotto”, fino al norcino di un negozio di alimentari, la naturalezza delle interpretazioni di Brega è stata sempre la chiave di volta per fidelizzare un pubblico che ritrovava nelle sue espressioni quelle caratteristiche proprie della vita di tutti i giorni, come solo un “antidivo” della sua portata, lontano dal bagliore della ribalta, avrebbe potuto fare.

Una finzione talmente “reale” da sfondare lo schermo a qualunque latitudine, tant’è che il suo ricordo è ancora vivo non solo negli ambienti capitolini, ma ha superato i confini regionali assumendo fisionomie più consone a quella di una vera e propria star.

A condire il tutto, bisogna poi sottolineare come molti degli sketch più celebri sono il frutto nudo e puro di episodi reali. Proprio Verdone, in una sua biografia, ricorda di quando conobbe Brega nella casa del regista Sergio Leone.

Il suo biglietto di presentazione fu del tutto singolare, visto che entrò nella villa tenendo tra le braccia una cassetta di cachi ben maturi. “A Sè (rivolgendosi a Leone) assaggia ‘sti cachi, senti che roba…so ‘n zucchero”.

Una frase che, per caso, vi ricorda qualcosa? Proprio così, perché Verdone rimase talmente colpito da quell’uscita che decise di riproporla in “Borotalco”, quando Gino – il suocero del timoroso Sergio Benvenuti – vuole far assaggiare il suo prosciutto al ragazzo, impaurito dalla verve di quell’uomo tanto deciso nei modi quanto geloso della sua unica figlia femmina.

Talmente geloso da sfidare a botte due ragazzi che si erano permessi di rivolgerle una battuta colorita mentre guardava un paio di scarpe in una vetrina a Vittorio Veneto.

Gordon Scott, del resto, insegna: mai far arrabbiare Mario Brega!

Qui sotto, il video con il racconto della mitica scazzottata