Nella Conferenza dei Servizi prevista inizialmente per domani mattina – martedì 28 marzo 2017 –, ma rinviata successivamente a data da destinarsi (probabile comunque lo slittamento al 7 aprile) alla Regione Lazio, il Comune di Anagni confermerà il parere negativo sulla riattivazione dell’impianto di termovalorizzazione e recupero energetico da Cdr di via Anticolana, di proprietà della società Marangoni.
Un parere negativo già espresso lo scorso novembre, quando il Comune di Anagni ha depositato le motivazioni della sua posizione, attinenti soprattutto alla compromessa situazione ambientale del territorio.
Nelle osservazioni già presentate dal Comune di Anagni, infatti, con riferimento agli impatti negativi che l’impianto avrebbe sulla qualità dell’aria e sulla potenziale contaminazione dei suoli, è stato evidenziato che il sito Marangoni è ricompreso all’interno della perimetrazione del Sin (sito di interesse nazionale) “Bacino del Fiume Sacco” che è in attesa di bonifica. Inoltre, il Comune ha ricordato i dati preoccupanti forniti da una indagine della Procura della Repubblica di Frosinone sulla qualità dell’aria che coinvolge in pieno il territorio anagnino, in base alla quale l’amministrazione comunale si sta attivando con azioni riparatorie.
Ed ancora, il Comune di Anagni ha segnalato l’incidente avvenuto nel 2009 del termocombustore a seguito del quale è stato necessario emettere ordinanze relative a divieto di consumo e commercializzazione, nell’area limitrofa all’impianto, di prodotti alimentari come frutta, verdura, uova, pollame ecc.
Tra le osservazioni, anche un riferimento ad una relazione di Arpa del 2015 che ha rilevato presenza di inquinanti nel territorio dopo episodi di malfunzionamento dell’impianto, ritenuto “una delle possibili cause della contaminazione dei suoli da tali sostanze”, come ha scritto Arpa nella relazione.
Nella Conferenza dei Servizi di domani il parere negativo del Comune di Anagni sarà integrato con ulteriori dati tecnici.
Nell’incontro di novembre, il sindaco Fausto Bassetta aveva anche sollevato un aspetto “morale” della vicenda, definendo “inaccettabile” che ad Anagni la società Marangoni voglia lasciare un termovalorizzatore dopo aver chiuso l’attività produttiva che dava lavoro a circa 500 dipendenti.