Riceviamo e pubblichiamo:
Il Consiglio di Stato il 22 marzo 2017 ha confermato la validità dell’informativa antimafia interdittiva ai sensi del D.Lgs. n. 159/11 emessa dal Prefetto di Roma il 27 gennaio 2014 nei confronti del CO.LA.RI e delle altre società del gruppo Cerroni.
Il provvedimento del Prefetto richiama le informazioni acquisite dagli organi di polizia in relazione ai procedimenti penali in corso contro Cerroni e i suoi boys “per essersi tra di loro associati, il Cerroni in qualità di promotore, gli altri in qualità di compartecipi, al fine di commettere una serie indeterminata di reati di abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, traffico di rifiuti, e comunque atti o attività illeciti necessari a consentire il mantenimento o l’ampliamento della posizione di sostanziale monopolio del Cerroni Manlio e delle sue aziende nel settore della gestione di rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni insistenti all’interno della Regione Lazio … al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, gestivano abusivamente ingenti quantità di rifiuti”.
L’informativa fa anche riferimento anche alla società Pontina Ambiente S.r.l., che gestisce la discarica di Albano.
Con una nota del 27/2/2014, l’AMA ha rappresentato di non poter procedere al pagamento delle somme spettanti per lo svolgimento del servizio, in considerazione dell’informativa antimafia interdittiva.
Va evidenziato che le informative antimafia svolgono la funzione di anticipare la soglia dell’autotutela amministrativa per prevenire possibili ingerenze da parte delle organizzazioni criminali nell’attività delle pubbliche amministrazioni: le pubbliche amministrazioni non possono stipulare o comunque intrattenere rapporti contrattuali con soggetti a carico dei quali l’informativa abbia ravvisato la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa.
L’informativa antimafia, secondo le previsioni del d.lgs. n. 159 del 2011, è un istituto mediante il quale l’autorità prefettizia, fondandosi su elementi gravi, esprime un motivato giudizio, in chiave preventiva, circa il pericolo di infiltrazione mafiosa all’interno dell’impresa, interdicendole l’inizio o la prosecuzione di qualsivoglia rapporto con l’Amministrazione o l’ottenimento di qualsiasi sussidio, beneficio economico o sovvenzione.
E i Sindaci dei Comuni dei Castelli Romani? Assenti e succubi del signor Cerroni come sempre.
Il T.A.R. per il Lazio con la sentenza del 15 luglio 2014 aveva annullato l’informativa antimafia interdittiva.
Mentre il Consiglio di Stato il 22 marzo 2017 ha confermato la validità dell’informativa antimafia interdittiva emessa dal Prefetto di Roma contro Cerroni e le sue società.
Secondo il Consiglio di Stato si tratta di condotte gravissime.
In particolare, il Consiglio di Stato evidenzia che “nella gestione delle rilevanti attività in materia ambientale e nei rapporti con le competenti amministrazioni pubbliche, si impone un modulo operativo illecito, come è emerso nella emblematica vicenda del termovalorizzatore di Albano Laziale, con la collaborazione di pubblici dipendenti, ritenuti correi, che sistematicamente favoriscono gli interessi del privato in spregio ai propri doveri di imparzialità”.
Il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede ai Sindaci dei Castelli Romani di interrompere immediatamente ogni forma di rapporto, anche economico, con la società Pontina Ambiente a causa dell’informativa antimafia interdittiva emessa dal Prefetto di Roma e convalidata dal Consiglio di Stato.
Vista la gravità della situazione e gli ottimi risultati della raccolta differenziata, il Partito Comunista dei Castelli Romani esige l’immediata chiusura della discarica di Albano.
Solo la lotta paga.