DECRETO FALANGA. EQUI DIRITTI: DIETRO IL CANTO DELLE SIRENE CHE VORREBBE UN MILIONE DI FAMIGLIE SALVATE DALL’INCUBO DELLA DEMOLIZIONE DELLA PROPRIA CASA, SI NASCONDE LA PIU’ GRANDE MANOVRA FINANZIARIA DELLA STORIA D’ITALIA.
Molto rumore in queste ore sta facendo su media nazionali, l’imminente adozione del “Decreto Falanga”. Una modifica legislativa di soli 4 articoli, che stabilendo tra l’altro delle priorita’ nell’esecuzione delle demolizioni degli immobili abusivi, salverebbe le prime case di necessita’ edificate per dare un tetto alla propria famiglia. Non e’ d’accordo il Comitato EQUI DIRITTI che da sempre difende le ragioni di coloro che sono incorsi nelle maglie delle Procure, spesso dopo aver anche aderito all’esosa legge di condono edilizio del 2003, pagandone le ingenti somme richieste. “Il fenomeno delle demolizioni non ci ha mai preoccupato” dichiara in una nota Cristina Milani Presidente del Comitato EQUI DIRITTI che spiega: “ Il costo della demolizione di un singolo immobile, comprensivo dello smaltimento dei rifiuti speciali, consiste mediamente in circa 35.000 euro. Inimmaginabile pensare che uno stato costretto a tagliare letti di ospedale, personale delle Forze dell’Ordine e ad adottare provvedimenti “svuota carceri” al fine di alleggerirne il costo, possa pensare di moltiplicare questa spesa per oltre un milione di immobili abusivi presenti sul Territorio Nazionale. Questo Decreto, di fatto “legittima” una forte limitazione delle demolizioni che saranno realmente eseguite, esasperando pero’ il secondo aspetto: quello delle acquisizioni di tali immobili al patrimonio degli enti”. In effetti, stando al ragionamento della Milani per la grandissima parte di questi edifici, l’unica conseguenza apportata dal Decreto, sara’ non tanto il ripristino dello stato dei luoghi alterato dall’abuso ( che non dovrebbe di fatto avvenire nel caso di immobili abitati) ma una pesante accelerazione, con tanto di coinvolgimento delle Prefetture ed Istituzione di Banca dati, sul trasferimento della proprieta’ degli immobili, in capo ai Comuni che in tal modo iscrivendo tali valori in bilancio, si troverebbero un notevole patrimonio all’attivo. “Non e’ difficile immaginare che una volta iscritti nei bilanci, questi immobili non demolibili, possano nel tempo trovare il modo di essere regolarizzati e magari cartolarizzati e venduti a grandi societa’ di capitale, come sovente avviene per quel che riguarda il patrimonio immobiliare dei Comuni. Ci troviamo di fronte a quella che puo’ essere definita la piu’ grande manovra finanziaria della storia d’Italia” . Proseguono da EQUI DIRITTI. “Come Comitato, continuiamo a puntare il dito sulle pesanti responsabilita’ delle Istituzioni per quel che riguarda il fenomeno abusivismo. In specie la mancanza di piani regolatori, giacche’ gli attuali sono fermi a circa mezzo secolo fa, che hanno di fatto costretto i cittadini ad organizzarsi al di fuori di essi ma anche delle enormi somme di denaro, percepite da Stato, Regioni e Comuni dalle oblazioni del condono 2003, quello stesso Condono che oggi con quindici anni di ritardo si disconosce, facendo gravare sugli aderenti, l’incubo della demolizione od acquisizione della propria casa.