Quattro giorni di passione, nei quali si è assistito ad ogni sorta di comportamento da parte dei cittadini. C’è chi ha affrontato con la massima premura il periodo di “preparazione” alla raccolta porta a porta, documentandosi sulla tipologia di rifiuti da differenziare e predisponendo con cura ogni singolo dettaglio per farsi trovare pronto al fatidico giorno del 24 aprile. Una fetta di popolazione che, al momento, costituisce solo una parte del totale, visto che in alcuni condomini sono stati di più i secchi rimasti tra le mura domestiche piuttosto che quelli esposti in strada. Anche se c’è da dire che non tutti sono riusciti a produrre un intero sacchetto dell’umido nell’arco di 24 ore.
C’è inoltre chi non ha mancato di manifestare in maniera piuttosto incivile la sua indisposizione verso la nuova tipologia di servizio, utilizzando il bordo della strada come pattumiera per liberarsi dei rifiuti indesiderati, una volta constatata la “dipartita” dei cassonetti, o riempiendo all’inverosimile i pochi contenitori ancora rimasti. Non solo umido o rifiuti giornalieri, bensì decine e decine di oggetti ritenuti evidentemente inutili e sui quali, improvvisamente, è scattata una corsa selvaggia all’abbandono. Così, il periodo di “transito” verso il porta a porta si è in alcuni casi trasformato in un momento di totale anarchia, nel quale le strade hanno proliferato di ciarpame.
La questione è inevitabilmente finita al centro di un dibattito social, con diversi utenti che hanno manifestato il proprio dissenso verso chi ha trasformato la città in una discarica a cielo aperto, invitando i protagonisti degli atti incivili ad avere maggior rispetto per la città, adattandosi a un cambiamento culturale che, evidentemente, sta caratterizzando l’Italia intera e non solo il centro urbano di Colleferro.
Anche l’Amministrazione ci ha tenuto a rimarcare come solo la più stretta collaborazione tra il cittadino e l’ente pubblico potrà portare nel tempo ad un risultato che sia proficuo per tutti, in attesa di rodare perfettamente un meccanismo che, fisiologicamente, presenta ancora diversi ostacoli.
Non sono ad ogni modo mancate anche delle rimostranze da parte degli utenti, che rimproverano al Comune di non aver gestito in maniera impeccabile l’inserimento del nuovo servizio. La domanda più ricorrente è stata: dove sono finite le locandine che, nella scorsa settimana, sarebbero dovute essere affisse sui cassonetti per indicare la fine del servizio? Una buona parte della cittadinanza aveva inoltre chiesto un periodo di prova “congiunto”, lasciando comunque qualche cassonetto per le strade contemporaneamente all’avvio del servizio porta a porta. Come evidenziato sopra, però, nei confronti dei bidoni “superstiti” (e in attesa di essere prelevati dai dipendenti di Lazio Ambiente, che in questi giorni si stanno facendo in quattro per assicurare la buona riuscita del servizio) non è che si sia mostrata una grande lezione di civiltà.
Piccoli e grandi problemi che, inevitabilmente, hanno fatto parlare e continueranno a caratterizzare le prossime giornate: il meccanismo del “porta a porta”, del resto, non può essere assimilato in un batter d’occhio, ma le situazioni di dolo dovranno essere affrontate con maggior premura anche per evitare il risentimento di quella parte di cittadinanza che, con grande senso civico, si sta adoperando scrupolosamente per far sì che questo servizio possa diventare una vera e propria risorsa per la città, la quale spesso e volentieri finisce tristemente sulle pagine di cronaca proprio per problemi legati ai rifiuti e all’inquinamento.
Uno scatto di maturità che deve essere compiuto a 360 gradi da tutte le parti in causa: dai residenti – ai quali viene chiesto un maggior impegno alla causa – all’amministrazione, che nonostante l’impegno profuso fino a questo momento dovrà vigilare sulle lacune del servizio, recitando eventualmente il Mea Culpa di fronte alle criticità che emergeranno.