Il Castello di Colleferro potrebbe generare un indotto culturale e turistico non indifferente. In passato, le associazioni presenti sul territorio e i cittadini si sono spesi per evitare una speculazione edilizia, ma adesso bisogna darsi da fare per tirarlo fuori dallo stato di abbandono in cui versa ormai da anni.
Infatti, chi osserva il monumento storico da lontano, avrà notato negli ultimi giorni una scritta sul suo muro, oltre le numerose erbacce che sono cresciute quasi a coprirlo interamente, almeno da un lato (la foto principale dell’articolo è infatti di circa un anno fa).
E pensare che soltanto tre anni fa, nel 2014, il MiBact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) lo aveva dichiarato Bene di interesse culturale, come sancito dall’art. 10 c. 3 del Codice dei Beni Culturali.
Andando ancora a ritroso nel tempo, l’allora Sindaco, Mario Cacciotti, si pronunciò così sull’area del Castello di Colleferro: “È stato presentato un progetto per la realizzazione di un parco della grandezza di sette ettari. I lavori cominceranno nei prossimi mesi. Era da sessant’anni che c’era in ballo la questione riguardante il parco e con questa Amministrazione finalmente si è deciso di risolverla.” Le sue parole risalgono al 2011.
Tornando invece alle buone notizie, nei mesi scorsi, un cittadino si è espresso con un fotomontaggio realizzato al computer in cui rendeva merito all’antico splendore del Castello.
Grazie alla segnalazione giunta da un utente su Facebook, la situazione legata al Castello è tornata di moda. Dispiace, ovviamente, che siano gesti da condannare quali quelli di imbrattare un monumento di grande rilevanza storica e culturale a far rinascere il dibattito, ma quantomeno una situazione che sembrava abbandonata a sé stessa sembra ritrovare spiragli di gloria per il futuro. Ne è nata un’iniziativa che sta subito impazzando sui social: quella di riunirsi e trovare una soluzione. Un modello, quello di cittadinanza attiva, che torna alla ribalta grazie a Facebook. Social che hanno sì lati negativi, ma che grazie a questi episodi riescono a far ricredere anche i più scettici sul loro utilizzo.
Insomma, lo stimolo per far ripartire il dibattito è partito. L’Amministrazione è stata chiamata in causa da noi sull’episodio e a dare risposte sul futuro del Castello di Colleferro. Adesso non resta che fare chiarezza e far ripartire un’area storica e culturale che potrebbe far da volano a una ripartenza storica per la città, famosa, purtroppo, solo per i rifiuti e la discarica.
Tuttavia, le recenti iniziative culturali, la presenza dell’Avio, l’inizio della raccolta dei rifiuti Porta a porta e la riscoperta dei rifugi sono le ottime premesse per una rinascita.
E voi, che ne pensate? Avete qualche idea per ridar lustro e splendore all’area? Diteci la vostra.
Sopra, abbiamo parlato del presente e di un eventuale futuro del Castello. Adesso ripercorriamo un po’ della sua storia. Poche e di fonte incerta le seguenti ricostruzioni.
La struttura, collocata in posizione dominante rispetto alle principali arterie di comunicazione che congiungevano Roma con l’Italia meridionale pare sia stata costruita nel 1051. Si potevano controllare le seguenti strade: via Labicana, via Latina e via Prenestina.
Le mura tutt’ora visibili sono attribuibili all’intervento di fortificazione fortemente voluto da Riccardo Conti tra il 1208 e il 1219. Il castello è divenuto poi proprietà della famiglia Conti e venne distrutto nel 1431 dalle truppe formate da mercenari di Giacomo Caldora. Il conflitto era il culmine della guerra tra le famiglie Conti e Colonna. A partire dal XVI secolo si trasforma in tenuta agricola e rimarrà tale fino ai giorni nostri.
Sebbene siano pochi i resti, dai rilievi topografici realizzati in passato, è facile ipotizzare che nei pressi della zona vi fosse anche una chiesa.
Chi volesse saperne di più, può consultare i due seguenti siti: Castello di Colleferro Wikipedia e Castello di Piombinara.