Uscito nelle sale l’11 maggio 2017, Alien: Covenant di Ridley Scott rappresenta l’ennesimo film che si va ad inserire nel discorso di ampliamento di quell’universo fantascientifico creato da Scott stesso nel 1979 con Alien. Leggiamo la recensione.
Quel film è ormai un classico del cinema, e ha goduto di ben 3 sequel, di due crossover e di un prequel. Il nuovo percorso di Ridley Scott parte proprio dal prequel, ovvero Prometheus (2012). Un film che aveva come obiettivo quello di spiegare alcune cose relative al film del ’79 e fornire così una base solida per tutto il franchise. Il problema è che Prometheus si è rivelato un buon film (soprattutto a livello visivo) ma debole in certi aspetti, soprattutto quelli relativi alla narrazione e alle famose delucidazioni che i fan si aspettavano: invero, il film finisce lasciando più dubbi e quesiti di quanti non ce ne fossero prima della sua uscita.
Dunque, Alien: Covenant (rimasto in cantiere per molto tempo) si è posto come sequel del film del 2012 e come lavoro in cui finalmente spiegare tutto e magari chiudere il cerchio. Come vedremo però, non è stato proprio così. Già dal trailer infatti si notava come i legami con Prometheus sembrassero spaventosamente inesistenti, e questo non ha fatto altro che portare nuovi dubbi e perplessità. Va detto però che il trailer mostra davvero poco, mettendosi così all’opposto di quasi ogni trailer che esce oggigiorno, e questo è un punto a favore, in quanto non svela niente di quello che succederà durante il film e neanche i legami con il film precedente, che, ad onor del vero, esistono e come.
In ogni caso, il trailer, titolo di questa nuova uscita e le varie locandine erano piuttosto promettenti, dato che rimettevano al centro dell’attenzione il celebre xenomorfo. Il film conferma questa speranza preliminare, ma in parte, scopriamo perché.
LA TRAMA
Il film è ambientato nel 2104 ed ha al centro delle vicende l’equipaggio dell’astronave Covenant, il quale è in missione per portare sul pianeta Origae-6 2000 coloni e molti embrioni umani per un progetto di terraformazione. Una tempesta di neutrini costringe l’androide Walter (Michael Fassbender) a svegliare l’equipaggio dal sonno criogenico e a cambiare i loro piani, soprattutto perché viene captato un segnale radio proveniente da un pianeta abitabile e molto più vicino di Origae-6. I nostri, guidati dal capitano Oram (Billy Crudup), giungono su un pianeta abitabile, apparentemente senza forme di vita animale, con delle tracce di vita intelligente, che però si rivela più ostile del previsto a causa di alcune spore che, inseritesi, nei corpi di due membri dell’equipaggio, daranno vita ad una forma primitiva dello xenomorfo: un cosiddetto neomorfo che provocherà subito vittime e problemi. Ne avrebbe causati anche di più se non fosse per l’arrivo di David (l’androide di Prometheus, interpretato sempre da Fassbender), che salva l’equipaggio e li conduce in una città dove saranno, forse, in salvo e cominciano ad essere colmate alcune lacune lasciate da Prometheus. Questi ultimi avvenimenti fanno evolvere il film, causando altre problematiche e stravolgimenti della trama che però non racconterò.
LA RECENSIONE
Tutto sommato il film non è poi così male, soprattutto se preso da solo e senza pensare troppo alla continuity e al rapporto con gli altri film della saga. Di fatto però Alien: Covenant fa parte della saga, e quindi certi interrogativi e difetti balzano subito all’occhio dell’osservatore. La prima parte del film è abbastanza lenta e descrittiva, ma pone delle buone basi per quello che verrà dopo. Questo perché la storia è narrata bene, ma specialmente perché l’osservatore è incuriosito quanto l’equipaggio della Covenant dal pianeta trovato: “Chi ha piantato quel grano?”, “il pianeta è abitato?”, “da esseri pacifici?” e così via… Inoltre, la fotografia e le le inquadrature ad ampio respiro forniscono un grande impatto visivo che è tipico di Ridley Scott, ed è stato uno degli elementi migliori di Prometheus. Gli interrogativi più martellanti riguardano proprio quel film ed i suoi unici sopravvissuti, ossia la Dottoressa Shaw e l’androide David: li rivedremo ancora? Ma soprattutto: quando salterà fuori lo xenomorfo? Un’attesa che però non è snervante o noiosa, anzi, come già detto, è salutare allo sviluppo del film in quanto tiene gli spettatori sull’attenti e pronti ai colpi di scena, che comunque non tarderanno ad arrivare.
La seconda parte è quella che contiene più azione e sangue, in effetti questo è forse il film della saga che contiene più sangue e violenza, virando in questo modo su espedienti tipici dell’Horror. Il che non dispiace affatto. Questa è anche la parte in cui vengono svelati alcuni misteri che Prometheus ci aveva lasciato, ma il problema sta nel fatto che tutto arriva molto di fretta con delle spiegazioni brevi e rapide che sembrano quasi un contentino e rischiano di uccidere la narrazione. Ma c’è di più, queste spiegazioni sembrano a metà e inoltre non solo hanno l’aria di essere incomplete, ma fanno sorgere anche altri dubbi che serviranno senza dubbio a Scott per fare un ennesimo film della saga-franchise. Questo è sicuramente un bene per gli amanti di Alien, ma è anche vero che portare certe storie troppo per le lunghe può essere, sì remunerativo, ma anche rischioso, molto rischioso, visto che un certo tipo di curiosità potrebbe venire a mancare. Il cerchio quindi non si chiude, resta aperto e si riempie di altri dubbi.
Molto affascinante è il doppio ruolo interpretato da Fassbender, quello di un androide (Walter) ordinato, fedele e ligio al dovere e quello di un androide (David) molto umano e volenteroso di scoprire, sperimentare e specialmente di creare… Entrambi incuriositi l’uno dall’altro. Il fulcro del film, si potrebbe dire, è proprio David. Lo xenomorfo resta quasi in secondo piano, è come se non fosse lui il “mostro cattivo” della situazione, si scappa da lui, ma durante la visione scopriamo che il problema reale è più profondo, più insidioso e più vicino a noi umani di quanto non sembri. Sensazione confermata dal finale, tra l’altro. In ogni caso il film gioca molto sulle atmosfere opprimenti e angoscianti tipiche del primo film della serie. Tuttavia Scott riprende il percorso già iniziato con Prometheus (in cui l’alieno era quasi del tutto assente), alterando il cliché classico dei poveri esseri umani che scappano terrorizzati dal mostro. Questo può piacere o meno, non è necessariamente un difetto o un pregio, rientra nella sfera della soggettività, ma c’è da dire che chi si aspettava un film incentrato totalmente su Alien (come suggerisce il titolo) potrebbe rimanere deluso. Così come potrebbe rimanere deluso chi si aspettava un po’ della poesia contenuta nel film precedente ed i suoi dialoghi sulla Creazione, il rapporto tra Uomo e Creatore, le domande sull’esistenza dell’essere umano e la volontà di scoprire la suprema verità… Alien: Covenant è molto più crudo e schietto anche in questo; non basta la citazione di Ozymandias di Shelley per dare un tocco di poesia al tutto, ed è un peccato, perché il personaggio di David aveva le carte per portare il film in quella direzione, e sarebbe stato utile anche per spiegare meglio certe sue motivazioni.
Come detto all’inizio, il film è abbastanza godibile, però alcuni difetti non ne permettono il decollo, facendolo risultare un film riuscito per metà, un film che aveva tutte le carte per essere qualcosa di più ma che molto spesso non osa: vedi l’utilizzare alcune caratteristiche che risalgono primo Alien, come l’equipaggio in pericolo, lo xenomorfo che scorrazza dentro all’astronave ed il coraggioso personaggio femminile (Katherine Waterston). Quando invece osa risulta confuso e non esaustivo, a tratti sconcertante, come i tentativi di Walter di dialogare con lo xenomorfo… La speranza è che l’eventuale prossimo capitolo sia più “quadrato” e, appunto, esaustivo, perché alcuni quesiti sono affascinanti e meritano una risposta, ma anche perché alcuni di questi contrastano con la continuity.
Di seguito, il trailer italiano.