RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
SOSTEGNO ALL’APPELLO AL CONSIGLIO DI STATO CONTRO GLI INCENERITORI
Il Comune di Colleferro ricorre al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR del Lazio che non si è pronunciato sull’annullamento della Determinazione regionale, la quale ha esteso la durata decennale dell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) dei due inceneritori di colle Sughero di proprietà di Lazio Ambiente (8.10.2015, n. G. 12095), senza avviare il procedimento di riesame dell’AIA.
Diamo quindi la nostra adesione all’appello per proseguire uniti nella battaglia e ringraziamo la stampa locale, come fonte preziosa di informazione, per il suo contributo alla comunicazione.
Il ricorso alla giustizia amministrativa è sicuramente uno degli strumenti più efficaci per contrastare il rilascio dell’AIA, che, se concessa, consentirà ai due inceneritori e al sistema di rifiuti, basato su discariche e TMB, di restare in vita per altri 20 anni.
Nel frattempo la Regione ha deciso il futuro di Lazio Ambiente spa – una questione dai risvolti preoccupanti – e con l’operazione di ricapitalizzazione ha stanziato 12.600.000 € da destinare in parte al revamping per l’ammodernamento degli impianti (Deliberazione n. 573, 4.10.2016).
La decisione del Comune, che avevamo auspicato e sollecitato, giunge dunque a pochi giorni dalla scadenza del termine utile (23 maggio), quando ormai avevamo perso quasi del tutto la speranza.
Tale decisione permette ai comitati e alle associazioni intervenuti ad adiuvandum nel ricorso al TAR di partecipare anche a questo giudizio, dove potranno far valere i loro diritti e l’interesse a sostenere le ragioni dell’Amministrazione comunale.
La scelta della Giunta Sanna (liste civiche e PD) di portare avanti la battaglia amministrativa contro gli inceneritori è coerente con gli impegni presi e si inquadra nel complesso scenario politico ed amministrativo della valle del Sacco, estremamente compromesso sotto il profilo sanitario e ambientale.
La strada del TAR è irrinunciabile e va perseguita fino in fondo, ma l’esito e i tempi non brevi impongono di indirizzare gli sforzi verso le altre azioni possibili, che devono essere parte di una strategia complessiva e inclusiva, su tutti i piani e ad ogni livello, di cui al momento non vediamo la trama e il coinvolgimento dal basso.
Sul piano dell’indirizzo politico, oltre alla Giunta, deve pronunciarsi il Consiglio comunale, che si è limitato a riconoscere gli inceneritori incompatibili con il territorio che li ospita.
Sull’esempio di Patrica, Anagni, Ferentino e Roccasecca il Consiglio dovrebbe approvare “una mozione unitaria per chiedere al Presidente Zingaretti una moratoria dei Comuni della valle del Sacco non concedendo nessuna autorizzazione o potenziamento per nuovi impianti di smaltimento (discariche) e nessun revamping degli inceneritori esistenti”, come invece prevede il piano industriale di Lazio Ambiente spa.
Il Consiglio dovrebbe dichiararsi favorevole ad impianti di recupero e riciclo e per il compostaggio di comunità ed approvare un ordine del giorno per inserire nel PUCG norme di divieto alla collocazione ed esercizio di nuovi impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti, norme rinforzate sul piano territoriale dalla sigla di un protocollo di intesa con le altre Amministrazioni comunali confinanti e limitrofe.
Il Consiglio dovrebbe dichiarare la sua contrarietà alla proposta regionale di ATO Unico, in corso di approvazione, che con la competenza esclusiva della gestione dei flussi di rifiuti e con la soppressione dell’ “autosufficienza” nell’ambito dei sub-ATO, consente ai rifiuti indifferenziati di circolare liberamente ed essere trattati e smaltiti negli impianti di tutta la Regione.
Questo significa che il soccorso impiantistico non sarà più legato a situazioni emergenziali o di conclamato deficit impiantistico, ma la regola sarà la sussidiarietà territoriale, sempre dovuta, violando le direttive europee e il Testo unico ambientale.
L’attuale Piano rifiuti invece prevede che questi vengano trattati e smaltiti, come regola principale, all’interno dei sub-ATO, nel rispetto dei principi di prossimità ed “autosufficienza”.
L’alternativa all’ATO unico regionale è la costituzione di un Ambito locale autonomo fondato sull’autosufficienza territoriale ed esteso a tutti i Comuni della Valle del Sacco.
Sul piano amministrativo, il Comune di Colleferro deve avvalersi dello strumento della Conferenza di Servizi per perseguire i suoi obiettivi. Per farlo dovrebbe, per citare degli esempi, chiedere il DPTR (Documento di pianificazione territoriale regionale); la validità delle garanzie finanziarie; una Relazione tecnica da parte di Lazio Ambiente spa; la verifica delle prescrizioni autorizzatorie dettate nel 2009; la verifica di impatto ambientale; la valutazione di impatto sulla salute, rispetto all’aumento del 25% dei rifiuti da bruciare negli inceneritori; l’allineamento alle direttive europee per il passaggio dal CDR (combustibile derivato da rifiuti) al CSS (combustibile solido secondario); l’accertamento dell’origine e della presenza del cromo esavalente, chiedendo una certificazione ad Arpa Lazio; la caratterizzazione del sito poiché incluso nel perimetro del SIN Bacino del fiume Sacco.
Lo stanziamento regionale previsto per il risanamento dei due inceneritori (12.600.000 €) anziché al revamping dovrebbe essere destinato totalmente alla riconversione industriale degli impianti, dismettendo definitivamente l’attività di incenerimento dei rifiuti.
Una istruttoria completa e integrata da nuove Osservazioni da parte del Comune impedirebbe il ricorso al famoso “sbocca Italia”, che riconosce gli inceneritori come infrastrutture strategiche nazionali, e farebbe emergere elementi utili per l’eventuale richiesta di revoca dell’AIA.
Il “Comune di Colleferro deve favorire la partecipazione diretta di quello di Genazzano in Conferenza dei Servizi” e di altri Comuni (aggiungiamo noi).
Si chieda un incontro al Ministro dell’Ambiente Galletti ed al Presidente Zingaretti sulla gestione del ciclo contenuta nel nuovo Piano regionale rifiuti e sugli effetti che produrrà nella valle del Sacco.
La compromissione delle matrici ambientali aria, acqua e suolo nella Valle del sacco è tale che non sono sostenibili ulteriori impatti derivanti da impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti; nonostante l’improvvido ed estemporaneo intervento del Ministro Lorenzin, reso esclusivamente per sostenere la campagna elettorale del candidato sindaco a Frosinone Ottaviani, è ben nota e certificata la grave situazione riguardo lo stato di salute della popolazione in Valle del Sacco.
E basterebbe la sola presenza del rinnovato SIN Bacino del Fiume Sacco a segnalare i rischi sanitari che i cittadini sopportano da tempo.
Il nuovo rapporto di “Sorveglianza sanitaria ed epidemiologica della popolazione residente in prossimità del fiume Sacco“, rapporto tecnico delle attività 2013-2015, si conclude così: “La contaminazione del fiume Sacco rimane un disastro ambientale di proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti”.
Sul piano sociale un passo avanti sarà la costituzione dell’Osservatorio ambientale e del “Tavolo tecnico di confronto con le associazioni ambientaliste per poter, congiuntamente, collaborare e affrontare il tema della gestione dei rifiuti e degli impianti connessi, tenendo bene a mente la salvaguardia dei lavoratori» (http://www.cronachecittadine.it/colleferro-la-posizione-del-sindaco-sanna-edellass-allambiente-calamita-sul-testo-dei-rifiuti-e-degli-inceneritori-no-al-revamping/).
Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro