Economia e Ambiente. La Fitodepurazione come panacea per risolvere il grande problema dell’inquinamento che attanaglia ormai da decenni la Valle del Sacco e creare nuova occupazione. L’interessante convegno svolto presso il Comune di Colleferro lo scorso giovedì ha posto al centro dell’attenzione le grandi proprietà depurative derivate dalla coltivazione della canapa industriale, la cui pratica consentirebbe di bonificare intere aree deturpate dagli inquinanti presenti nel sottosuolo oltre che fornire nuovi posti di lavoro attraverso l’indotto che ne scaturirebbe.
“Parlando di bonifica del territorio – osserva l’assessore Giulio Calamita – la fitodepurazione è una delle tecniche a costo più basso per depurare i terreni, visti anche i budget limitati di cui si dispone. In principio era stata tentata una strada del genere con i pioppi, ma la loro piantagione era destinati a biomasse creando un problema etico e probabili commistioni pericolose.
La canapa, al contrario, offre migliori caratteristiche per biomasse, tipo la creazione di propellenti ecologici. La legge che verrà esposta da Fichera spiegherà la prospettiva per realizzare queste attività di bonifica per un nuovo tessuto industriale per il territorio, mentre la natura riparerà i danni dell’uomo.
Interviene anche il sindaco Sanna: “Il dibattito è appassionante e meritevole di attenzione da parte dell’amministrazione comunale per i progetti pilota che scaturiranno, i quali potrebbero segnare un punto di partenza per il territorio che deve mettere a sistema una riconversione agricola seria. Dobbiamo dare vita ad un industria che punti alla sostenibilità ambientale e a far girare nuovamente l’economia”
E’ quindi il turno dell’onorevole Daniele Fichera, che illustra i dettagli politici del progetto: “Innanzitutto bisogna partire da un presupposto: per rendere veramente convenienti le coltivazioni da canapa bisogna trovarne un utilizzo all’interno della Regione. Se la canapa del Lazio deve essere portata per esempio in Puglia, il coltivatore diretto del Lazio ha uno svantaggio rispetto a quello della zona che lo taglia fuori dal mercato, perché si deve caricare anche i costi del viaggio. Per questo motivo ci troviamo in un circolo vizioso: al momento non c’è abbastanza produzione perché non sono presenti gli impianti di trasformazione, perché… non c’è abbastanza produzione di canapa.
L’istituzione pubblica ha pensato quindi a politiche di sviluppo che entrino nel merito: fino ad ora il tentativo di bonifica di certe aree non ha portato a grandi risultati e una delle possibilità in campo è questa. Naturalmente tutto ciò comporta dei limiti e dei vincoli, non è stato facile arrivare i risultati che finora abbiamo raggiunto perché c’è stato e continua ad esserci un pregiudizio ideologico rispetto alla coltivazione della canapa industriale.
Personalmente sono un sostenitore del suo utilizzo sia a fini terapeutici che per fini produttivi, ma una certa parte politica ha manifestato una contrarietà per diversi motivi. La coltivazione della canapa industriale nel Lazio è stata importantissima soprattutto nei primi decenni dello scorso secolo soprattutto per la produzione di tessuti, salvo poi perdere d’appeal negli anni successivi. Alcuni dicono per pregiudizio, altri sostengono sia stata abbandonata per una scelta di strategia agricola totalmente sbagliata nonostante negli anni ’30 avesse anche alcuni stimatori autorevoli all’interno dell’industria.
Negli ultimi 10-15 anni si sono invece sviluppate una serie di molteplici possibilità per l’utilizzo della canapa industriale sia nell’edilizia che nell’ambito farmacologico. Si sono allargati gli orizzonti ed è aumentato il valore economico della coltivazione di questa canapa, oltre alle varie esternalità generate dall’indotto. Un altro fattore molto importante è che la canapa può essere coltivata per svolgere una funzione filo depurativa, cioè in terreni che invece non sostengono altri tipi di coltivazioni.
Il problema è che questo processo di sviluppo si blocca per l’assenza degli impianti di trasformazione quindi bisogna dare seguito a questa potenzialità economica di rimettere a coltura le aree del nostro territorio attraverso la creazione delle strutture. L’intervento pubblico deve essere proprio finalizzato a creare questi impianti di trasformazione, in maniera da rimettere in moto tutto il processo. Successivamente si potrà pensare anche ad un percorso di avviamento dell’attività, a partire ad esempio dai semi che ad oggi devono essere importati dall’estero perché i nostri non sono certificati. La nuova legge prevede lo stanziamento di alcune risorse, non molte per la verità, ma quanto basta per affidare il compito di realizzare un progetto e cercare di attivare a breve questo processo”.
Il biologo ambientale Leonardo Manzari introduce lo schema del progetto a livello pratico: “L’obiettivo è rivalorizzare questa cultura sia per scopi economici che ambientali. Vogliamo ritornare alle origini per far conoscere le tradizioni del nostro territorio anche sotto il profilo alimentare, in maniera tale da non considerare i terreni che abbiamo nel nostro territorio come un rifiuto bensì una risorsa.
Abbiamo stilato un progetto pilota per validare la metodologia di bonifica integrata dei siti orfani: il territorio del SIN del fiume Sacco è composto da zone ad alta concentrazione di inquinanti e altre a medio-bassa concentrazione, che sono la maggioranza ed erano quelle destinate prettamente alla vocazione agricola. La pianta da canapa presenta una spiccata capacità degradativa e può portare un mercato di profitto in molti ambiti. Attraverso le analisi di laboratorio potremo conoscere preventivamente come si comporta la canapa rispetto ai contaminanti, per poi darle una destinazione d’uso. Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per produrre vernici per edilizia o bioplastiche, un brevetto tra parentesi siciliano, ma anche biocarburanti. Il tutto a seconda della quantità di inquinanti presenti nella pianta.
La start-up che abbiamo creato vuole rispondere in maniera concreta alle problematiche che da tempo si fanno presenti in questo territorio e dare delle soluzioni. Il discorso della canapa è importante anche per quanto riguarda il settore alimentare: il nostro territorio si presta molto bene alla sua coltivazione e può fornire molte soluzioni anche a livello di cibi e impiego farmaceutico. La biodiversità del cibo è importante tanto quanto quella degli esseri viventi e il suo variare ci fornisce una nutrizionalità più completa. Vogliamo mettere in campo tante idee nuove per riportare questo territorio a livelli di occupazione tali da fare rimanere qui le nuove generazioni, garantendo alternative sostenibili e un ambiente più salutare”.