Così Giovanna Sammarco, Presidente del Consiglio regionale del Lazio dell’Ordine degli assistenti sociali, sulla vicenda in corso nel comune laziale.
“Ancora una volta l’allontanamento dal nucleo familiare di un minorenne, su provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, scatena pesantissime accuse dei familiari verso i Servizi Sociali del Comune che ha in carico il caso e verso gli assistenti sociali chiamati ad eseguire le disposizioni del Tribunale. Segnalo che l’amministrazione comunale di Anzio, investita della vicenda, ha presentato una denuncia-querela per diffamazione contro quei familiari che hanno utilizzato un sociale network per lanciare tutta una serie di accuse senza però fornire alcuna prova della loro fondatezza. Non entro ovviamente nel merito della vicenda sulla quale sarà la Magistratura a pronunciarsi. Invito tutti a ricordare che l’allontanamento di un minorenne è questione complessa e che viene eseguito con grande attenzione e seguendo le procedure condivise tra le Autorità Giudiziarie e i Servizi Sociali e Socio-sanitari.”
“Mi preme ricordare che il provvedimento dell’allontanamento di un minorenne – dice ancora – è un momento del complessivo processo di sostegno al minore di età e alla sua famiglia, affrontato sempre e solo nell’ottica di garantire lui e il suo benessere. Avviene, infatti, sempre per una esigenza di prevenzione e di protezione e con lo scopo di tutelare i diritti dei minorenni e recuperare, ove possibile, con il sostegno dei servizi sociali la piena responsabilità genitoriale”.
“E’ un atto – prosegue Sammarco – che viene sempre ben ponderato che agisce in senso protettivo e gli interventi effettuati prima e dopo fanno sempre parte di un più ampio disegno progettuale volto alla ricostruzione del nucleo familiare d’appartenenza. Voglio anche ricordare che le procedure di allontanamento sono regolate da apposite Linee guida che si affiancano ai codici deontologici delle figure professionali coinvolte, normalmente quella dello psicologo e quella dell’assistente sociale”.
“Lanciare accuse generiche credendo che la loro diffusione sui social ne aumentino la credibilità – conclude la Presidente degli assistenti sociali laziali – è un errore grossolano tanto più grave perché alimenta un clima di tensione e di sfiducia reciproca che rischia di minare alla radice le azioni di tutela poste in essere a protezione del minore”.