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Per il quarto anno Gianluca Lulli sarà coach di Palestrina

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Sarà ancora lui la prima pedina da cui ripartirà la stagione della Pallacanestro Palestrina. In virtù del contratto ancora in essere Gianluca Lulli ricoprirà per la quarta stagione consecutiva il ruolo di capo allenatore della prima squadra impegnata nel campionato di Serie B (dopo una da assistente).

Il cammino dell’ex capitano di Teramo e della società arancio verde prosegue su binari paralleli condividendo i tanti successi che hanno portato alla ribalta il nome di Palestrina. Centodieci panchine ufficiali e la bellezza di ottantuno vittorie sono un curriculum che bastano a comprendere sia il grande lavoro svolto da Lulli sia quanto sia stata azzeccata la scelta di affidare dopo appena un anno da “vice” la panchina della Pallacanestro Palestrina ad un campione del basket italiano in campo ed oggi tra i più apprezzati anche come guida tecnica.

Dopo due semifinali e una finale playoff abbiamo analizzato con il coach prenestino il passato e il futuro.

Si continua nel segno di Lulli “Nemo propheta in patria” è un detto che non ti si addice. Centodieci panchine, ottantuno vittorie e tanti record.
“Rinnovo i ringraziamenti alla società, conscio di avere come il primo giorno lo stesso orgoglio e la stessa voglia di fare bene con i colori del mio paese. Un detto che a volte funziona e a volte no, al di là dei numeri che fanno piacere la consapevolezza è di aver fatto tre anni buoni con tre grandi gruppi disposti a combattere e onorare questa maglia. Ma anche per me è stato ogni anno fondamentale imparare qualcosa in più visto che sono dopotutto appena tre anni che occupo la panchina.”
La lunga esperienza da giocatore favorisce alcune dinamiche da allenatore ma ad oggi cosa puoi dire sulle problematiche che magari da semplice giocatore non risultano evidenti?
“A chi pensa che passare da giocatore ad allenatore è semplice dico che non è così, ti porti dietro un certo bagaglio ma poi tutto dipende dal percorso che fai e nel quale finisci per metterci qualcosa di tuo. Un aspetto come la gestione del gruppo è più delicato anche dell’aspetto tecnico e tattico, quindi la cura emotiva e caratteriale di una squadra che cambia frequentemente, di anno in anno e a volte a stagione in corso. Altri aspetti che impari a osservare in maniera diversa sono l’organizzazione degli allenamenti, i tempi dei cambi e dei timeout, il sistema di gioco, da allenatore è tutto visto in maniera e con responsabilità diversa. Un ruolo che deve rapportarsi non solo con se stesso ma con dieci teste da mandare in campo.”
L’ultimo, un anno particolarmente formativo come hai avuto modo di sottolineare per come hai dovuto plasmare e gestire un gruppo caratterialmente e tecnicamente eterogeneo e dalla forte personalità
“Confermo che quest’anno probabilmente ho fatto più esperienza di quanta fatta in tutti gli anni precedenti, e con questo intendo errori che mi hanno fatto ragionare in un anno impegnativo e duro, utili per evitare di ripeterli: un passaggio necessario per la mia crescita tecnica e mentale nelle vesti di allenatore. Mi è sempre stata ribadita la fiducia qui a Palestrina, particolarmente tre anni fa quando decisero di mettermi in mano la squadra dopo un solo anno di assistentato, le persone che hanno fatto questa scelta ho messo in conto di ripagarle e di continuare in futuro.”
Società e coach ambiziosi ma senza follie, in un processo di continua crescita dopo aver toccato una finale si fa tutto più complesso anche perché migliorare una finale presuppone altri ragionamenti da fare…
“Ambiziosi sicuramente per migliorarsi come giusto che sia ma che deve guardare con ragionevolezza la realtà, i conti da tenere in ordine, dare priorità al budget e poi alle strategie; normale che arrivando in finale si cercherà di fare un passo in più ma con serenità e senza fretta, affinché non sia controproducente. Ora è improponibile avvicinarsi a certi giocatori di prima fascia come per il 90% delle società, stiamo iniziando a sondare il mercato ma ripeto la mia e la nostra ambizione non deve andare a prevalere sulle necessità di una società. Che poi non è detto che prendi cinque fenomeni e vinci…”
Come magari capitato a Napoli dopo anni di corazzate nel girone come Rieti ed Eurobasket?
“Un percorso come quello di Napoli capita ogni 5-10 anni, riuscendo a incastrare ogni dettaglio e facendo un lavoro eccezionale, ma nel complesso chi ha investito pesantemente ha poi avuto ragione con alcune piccole eccezioni. Ma questo magari accade al termine di un processo e di tentativi durati anni in cui ci si va vicini, si steccca e poi alla fine si fa il grande passo. Penso ad Orzinuovi soprattutto, ma le stesse Montegranaro, Rieti, Bergamo, Piacenza, Cento, Cassino sono state per diverso tempo tra le più accreditate. Sarà la prossima Palestrina ancora una squadra che ci farà divertire ma ne riparleremo quando sarà completa. Il regolamento di quest’anno ci farà cambiare, scelte dolorose ma necessarie, dovremo essere bravi ad incastrare i tre under obbligatori con gli over, se possibile con giocatori bidimensionali. Nella rosa dei dodici (l’altra novità) promuoveremo anche i migliori prospetti nostrani, le intenzioni sono buone e daremo il massimo.”