Legambiente “Sarebbe la scelta meno ambientalista possibile, meno attenta alla qualità della vita e meno efficiente dal punto di vista economico e per un futuro diverso e sostenibile”
Dalle recenti notizie, confermate peraltro da fonti molto attendibili anche dell’amministrazione comunale di Roma, i rifiuti della capitale prenderebbero tra qualche mese la strada della termovalorizzazione a Colleferro. Si parla infatti di prevedere un revamping alla vecchia seconda linea della cittadina nella Valle del Sacco, perché la stessa sia utilizzata nella gestione della frazione residua romana, pari a più di 1.600.000 tonnellate annue di rifiuti. La città di Roma produce quotidianamente circa 4.600 tonnellate di rifiuti (dati Ama da consuntivo 2016) e di queste, 2.000 tonnellate sono costituite da materiali raccolti in modo differenziato e avviati a recupero, le restanti 2.600 tonnellate sono invece rifiuti indifferenziati. Sarebbero quindi, ad oggi, 949.000 tonnellate annue, i rifiuti che potrebbero prendere la strada del termovalorizzatore di Colleferro.
“L’ipotesi di Colleferro come terminal dei rifiuti indifferenziati di Roma, significherebbe dire che da Roma, ogni anno, un milione di tonnellate di rifiuti andrebbero verso il termovalizzatore – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – e tutto questo come soluzione transitoria ma senza aver definito minimamente come si chiude il ciclo dei rifiuti e dove saranno gli impianti dentro la capitale, facendo pagare in termini ambientali, i cittadini di Colleferro e di parte della provincia di Frosinone e della Valle del Sacco. Se anche si riducesse il carico complessivo dei rifiuti con buoni piani che il comune di Roma ha redatto ma ancora non attuato, e si estendesse il porta a porta oltre la percentuale del 65%, anche se ora non c’è alcuna estensione in corso, parleremmo comunque di cifre spaventose di rifiuti che andrebbero a pesare su altri territori. Effettuare revamping e riavvio della linea di termovalorizzazione, avrebbe poi dei costi enormi che non rientrerebbero di certo con pochi mesi di utilizzo, ma al contrario ci obbligherebbero ad almeno un decennio di rifiuti ancora nel termovalizzatore.”
Legambiente da tempo ha lanciato i quattro punti per l’avvio di un sano ciclo dei rifiuti nella capitale: estensione del porta a porta a tutta la città, introduzione della tariffa puntuale, creazione dei centri di riuso, istallazione di 10 digestori anaerobici per la frazione organica. “Nulla di tutto ciò sta avvenendo – conclude Scacchi – ma intanto capiamo che i rifiuti della capitale andranno al termovalorizzatore di Colleferro, con la scelta più facile e meno ambientalista possibile, meno attenta alla qualità della vita delle persone e meno efficiente dal punto di vista economico e per un futuro diverso e sostenibile. Saremo accanto e sosterremo le comunità locali e le amministrazioni territoriali che peraltro già hanno espresso disaccordo con questa ipotesi e chiediamo alla Regione Lazio e al Comune di Roma, ognuno per i propri poteri, che ciascuno indirizzi le proprie politiche verso un ciclo virtuoso, e senza contemplare più discariche e termovalorizzatori”.