Micheal Zani è un vichingo. O perlomeno, è così che gli piace presentarsi. Mi accoglie con un gran sorriso, vestito in abiti storici nel campo riservato ai giochi norreni del Falljstein Vikingr Fest, prima edizione del festival vichingo svoltosi dal 30 Giugno al 2 Luglio a Montelanico, nella ridente cornice dei Monti Lepini, nel parco “La Fontana”.
Questo ragazzo di soli ventitré anni sta intraprendendo una sfida ambiziosa oramai da mesi: girare l’Italia a piedi, zaino con annessa tenda in spalla, cercando rifugio presso le persone incontrate giorno per giorno sul proprio cammino.
Il punto di partenza è Pieve Vergonte, il paese natio, un agglomerato di cinquemila anime sito in una stretta valle tra le montagne con panorami straordinari nei pressi di Domodossola.
Si affida alla gentilezza delle persone Micheal, più cordiali nei piccoli borghi che nelle grandi città. Laddòve nessuno lo accolga, pianta una tenda di fortuna e si accampa per la notte. Ha l’aspetto vissuto nonostante la sua giovane età, ma un sorriso impagabile sul volto e lo sguardo luminoso. E’ all’incirca a metà percorso e conta di terminarlo per Dicembre, mi dice.
Micheal si è appassionato di mitologia norrena all’inizio per gioco, guardando la famosa serie TV Vikings, studiandone poco a poco le peculiarità, cercando da solo le proprie fonti, in quanto non esiste un’associazione importante sotto questo profilo ed anzi, sta pensando proprio di aprine una di ritorno dal suo cammino. E’ di religione Ásatrú.
Grazie a Michael ho la possibilità di godermi il Fajllstein in un modo del tutto privilegiato: da buon padrone di casa mi mostra e mi fa provare i giochi vichinghi, riprodotti fedelmente grazie alla Valhalla Viking Victory, mi porta a conoscere gli stand che vendono manufatti della cultura nordica provenienti da ogni parte d’italia, mi accompagna a tirare con gli archi storici riprodotti da un encomiabile artigiano e cacciatore. Micheal è appassionato e fa appassionare, è pregno di gentilezza e scevro dalla nevrosi procurata ahimè così spesso dalla società in cui viviamo: ha l’atteggiamento spensierato, aperto e rilassato di chi sa quel che sta facendo e lo sta facendo bene, malgrado le avversità e riesce per un pomeriggio a rendere spensierata anche me.
Ma il Fjallstein Viking Fest è molto altro: è stand enogastronomici –primo tra tutti Drakòn Idromele, grande protagonista della festa – che sfamano e dissetano la numerosa folla proveniente da ogni parte della penisola; sono gli avventori in abiti rievocativi che assorbono l’energia del festival e la fanno propria rendendo questo varco spaziotemporale ancora più magico; è divulgazione scientifica.
Il Fjallstein è l’impegno della fondatrice Beatrice Parenti e della sua Space Events Organization, i cui elementi che la compongono non fanno che correre da una parte all’altra del Parco della Fontana per assicurare un servizio impeccabile; è l’appoggio e la collaborazione del Comune di Montelanico e del suo sindaco Raffaele Allocca, delle forze dell’ordine, della Croce Rossa Italiana, degli sponsor. Il Fjallstein sono i meravigliosi live dalle atmosfere lontane che si sono alternati in questi giorni sul palco, primo fra tutti quello degli incredibili Emian Pagan Folk, è il fuoco sacro acceso ogni sera grazie all’aiuto dei partecipanti, è la sfilata in costume, sono i falconieri di Acropolis Owl, sono i lanciatori di coltelli del gruppo “Lance di Lame Group”.
Il Fjallstein è partecipazione, sudore, vicinanza. E’ la dimostrazione che è ancora possibile fare qualcosa di originale, che si allontani dalla classica sagra paesana, che si può essere innovativi senza essere dei giovanissimi, quindi esempio per le realtà limitrofe.
Il Fjallstein Vikingr Fest è un trionfo già così, alla sua prima edizione, mentre indiscrezioni ne confermano una seconda, ancora più grande e spettacolare, per l’anno che verrà.