L’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia in merito la nota di stampa secondo cui la Regione, per tramite dell’Assessore all’Ambiente Mauro Buschini ha deliberato un monitoraggio “ ….sull’intera aerea perimetrata “ ,relativa il Sito di Interesse Nazionale SIN Valle del Sacco, “ …delle acque ad uso potabile..”, al fine di successiva valutazione post analisi degli “ interventi urgenti da programmare”,esprime le considerazioni di seguito riportate. Il disastro ambientale dell’acqua e del suolo ha causato contaminazione umana attraverso la catena alimentare, con assunzione di sostanze presenti nell’acqua e nel suolo,purtroppo non più eliminabili dall’organismo delle persone colpite secondo le attuali conoscenze della medicina.
Peraltro, la rimozione di detti contaminanti dall’acqua e dal suolo,al fine di evitare la contaminazione ulteriore e progressiva degli abitanti delle zone riparie della Valle del Sacco e di coloro che, anche a distanza potrebbero aver assunto o assumeranno,magari per errore o scarsa informazione, alimenti provenienti dalle zone a rischio, sarà,a detta degli esperti,opera di bonifica di estrema difficoltà e con risultati dubbiosamente definitivi,ma soprattutto realizzabili attraverso un percorso che si snoderà nei decenni futuri.La fitodepurazione preventivata sicuramente non agirà come una pompa aspirante a pronto risultato ,purtroppo.
Tale premessa,a significare che l’acqua e il suolo impongono un impegno ciclopico nelle idee, nella realizzazione,nell’impegno economico,associato alla verosimile e prevedibile scarsità,perlomeno immediata,dei risultati.Tutto ciò ad esplicitare che l’errore è consistito nell’assenza di prevenzione ambientale e sanitaria con conseguenti condizioni di non ritorno o di ritorno solo parziale. Ed allora,come medici e come cittadini pensanti insieme alla comunità che ci sostiene e ci rende portavoci, auspichiamo massima attenzione,in questa fase e con tali presupposti, almeno alla prevenzione dell’ulteriore inquinamento dell’aria,perché ancora proficuamente aggredibile e sensibilmente reversibile . L’Inquinamento va evitato,non va generato e successivamente aggredito.
Il caso dell’inceneritore di Colleferro è emblematico.E’ ormai a tutti noto che la Valle del fiume Sacco ha scarse possibilità di dispersione degli inquinanti atmosferici in quanto bacino chiuso con saturazione talmente di evidenza , che non si possono assolutamente ammettere ulteriori carichi emissivi di polveri sottili. Polveri che, altamente patogene, hanno una localizzazione generalizzata, costante e ripetitiva su tutto il territorio per l’ effetto pendolo che ne determina lo spostamento ogni giorno lungo l’asse nord-sud della provincia da Colleferro a S.Vittore e viceversa. L’ingente mole di studi scientifici internazionali, nazionali ed anche regionali, unanimamente accettati, correlano, secondo precisi modelli matematici, l’incremento percentuale di PM all’aumento di malattie e morti,secondo un definito rapporto causa effetto.
In sintesi la discussione di questi giorni si impernia ,con cruda realtà,nel rapporto tra l’inceneritore di rifiuti a Colleferro con potere emissivo di PM e il sequenziale incremento di malattie e/o di morti annunciate che intendiamo evitare. La posta in gioco è così importante che l’Istituzione non potrà non attenersi al massimo rigore scientifico nella ricerca della soluzione migliore per la salute collettiva. Non si può prescindere dagli studi scientifici ufficiali e dalle loro coclusioni. Suggeriamo pertanto di evitare con determinazione le valutazioni, ai fini della programmazione regionale per il risanamento, basate su giudizi e studi di parte( e tanti ne sono stati profusi), che comporterebbero conseguenze estremamente gravi in termini di offesa alla salute collettiva.
Se l’istituzione regionale per tramite dell’assesore all’ambiente il 20 aprile a Frosinone dichiara, in pubblico consesso e tra gli applausi di tutti i presenti, che non ci saranno nuovi termocombustori nella Regione Lazio e le biomasse verranno valutate “ di caso in caso”, salvo poi a giugno implementare la quarta linea dell’inceneritore di S.Vittore ed a luglio promuovere il rimodernamento di quello di Colleferro, si crea un cortocircuito tra istituzione e cittadini che a nostro avviso va risolto nella chiarezza delle posizioni e nell’assunzione delle responsabilità.
Se l’elusione del confronto con la letteratura scientifica ufficiale ci ha fatto ascoltare che l’inceneritore di San Vittore è meno patogeno dell’autostrada ad esso vicina, le precisazioni e le dovute puntualizzazioni sono inevitabili. Così le ipotesi di soluzioni terapeutiche, con improbabili ambulatori non confacenti, nè pertinenti, peraltro doppioni inutili di strutture già presenti, utili probabilmente a qualche posizione professionale, vanno assolutamente scongiurate nel rispetto della malattia e della dignità dei cittadini di questo territorio tanto provato.
Basterebbe, in un territorio così sovraccarico e saturo di inquinanti aerei, astenersi dall’incremento ulteriore di emissioni, gestire in maniera ottimale i controlli emissivi industriali già esistenti, evitare impianti a biomasse, biodigestori, termovalorizzatori ed ogni insediamento ad impatto sulle PM per consentire una regressione lineare, possibile, dimostrata e attestata di malattie e morti inquinamento atmosferico correlate. In Califormia ci sono riusciti, possiamo farlo anche noi.Apriamo quindi un varco alla speranza: possiamo e dobbiamo tornare indietro per il futuro del nostro territorio,almeno nei riguardi dell’aria