Riceviamo e pubblichiamo:
Sotto i nostri occhi si stanno palesando nuovamente le solite dinamiche retoriche a cui da anni assistiamo con arrabbiata o apatica rassegnazione.
Si parla di inceneritori e tutti a dichiarare che non li vorrebbero. Compreso qualcuno che a suo tempo li ha voluti fortemente, nonostante i cittadini allora contrari alla loro realizzazione così come oggi sono contrari al “revamping” (ovvero riammodernamento o ristrutturazione) degli impianti voluto da una Regione Lazio a maggioranza PD, finora sorda a qualsiasi voce contraria. Quindi una Regione fermamente decisa a far ripartire gli impianti; dimostrando che considera l’incenerimento come l’unico modello di chiusura del ciclo dei rifiuti (“chiusura” si fa per dire, dato che alla fine restano i residui del processo di incenerimento da smaltire come rifiuti pericolosi) con la prospettiva di poter rivendere, grazie al revamping, al migliore offerente impianti funzionanti entro fine anno, come previsto dalle norme europee.
Qui si inseriscono naturalmente le voci degli operatori degli inceneritori, i quali manca poco che affermino che dalle ciminiere escono essenze di campi in fiore.
Ma su tutto questo “déjà vu” piomba un nuovo personaggio che cambia completamente prospettiva e che a molti cambia completamente le carte in tavola con nuove posizioni e finalmente nuove affermazioni fatte di parole come “chiusura degli inceneritori” o addirittura “riconversione degli impianti di incenerimento” o “impianti multimateriale” o “differenziazione e recupero di materiali post-consumo”; parole mai sentite prima, da nessuno e in nessun ambito, tantomeno istituzionale.
E mentre tanti politici della partitocrazia corrono come formiche impazzite in ogni direzione per cercare di capire di cosa si stia parlando, i più scaltri, fatta mente locale, provano ad appropriarsi e a rivendicare la grande iniziativa basata su una semplice idea: la salute dei cittadini attraverso la salvaguardia dell’Ambiente.
Quindi i partiti, attraverso i propri rappresentanti locali, fanno a gara a rilanciare l’idea urlandola ai quattro venti attraverso pseudo-conferenze e media, usandola come veicolo propagandistico, creando tavoli istituzionali dal forte sentore gattopardesco del “cambiare tutto per non cambiare niente”, con le solite dinamiche che si sviluppano tra illusi cittadini manifestanti insieme a variegate associazioni, timorosi lavoratori in preda al sempiterno ricatto occupazionale che immancabilmente li pone davanti al bivio lavoro/salute e i governanti e gli amministratori che in pubblico indossano la lacrimosa maschera da Pierrot mentre in privato calcolano e confabulano alla spasmodica ricerca del consenso elettorale.
Ma purtroppo per loro, cioè per tutti questi vecchi – al di là dell’età anagrafica – arnesi della politica, questa volta, dopo svariati decenni di idilliaca intesa tra maggioranza e opposizione, non sarà la solita favola; il finale sarà ben diverso, grazie alla forza del cambiamento ormai innescata che presto sarà libera di realizzare la sua novità: amministrare nell’esclusivo interesse del Paese e dei suoi cittadini, nessuno escluso. Con buona pace dei vecchi personaggi che vagheranno “in cerca d’autore”.
#noicisiamo