Come salvarsi dalle inquietudini della vita, dai pensieri funesti che qualsiasi età presenta di fronte alla propria mente, se non con la letteratura? È questo il punto di partenza di Lidia Ravera, scrittrice, giornalista, Assessore alla Cultura della Regione Lazio, protagonista dell’ottavo appuntamento della rassegna internazionale “Velletri Libris” ideata dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano in collaborazione con la Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura.
L’autrice de Il terzo tempo, trentesimo romanzo dopo il fortunato esordio nel 1976, ha raccontato di sé e della sua attività, ma soprattutto coinvolto i numerosi spettatori accorsi nei grandi interrogativi che hanno attraversato e attraverseranno i giorni, gli anni, i secoli. Da un passato nel movimento femminista si è creata una personalità forte ma non cinica, con una sferzante ironia ed una convinta espressione di concetti senza tempo.
La paura di entrare nell’età cosiddetta “terza”, che significa in qualche modo vedere avvicinarsi la morte, come se si fosse in prima linea in attesa che essa si compia, divide paradossalmente le persone. C’è chi vuole spacciarsi per giovane a tutti i costi, chi si abbandona alla depressione e ai sonniferi, chi tenta di ovviare con un lifting. La salvezza di Costanza, protagonista del romanzo, è invece la ricerca perpetua e interminabile di una felicità che si può perseguire fino all’ultimo minuto.
L’età dei nati tra il 1946 e il 1964, come li ha orientativamente categorizzati la Ravera, è quella più vicina all’adolescenza: come per i giovanissimi, infatti, c’è la difficoltà ad accettare nuove sfide che la vita pone di fronte, l’irrefrenabile smania di adattarsi a nuovi contesti, un passaggio quasi simmetrico che accomuna in fondo anche l’infanzia e la senilità. Proprio dei più grandi la scrittrice ha tracciato un profilo sia scientifico che umanistico: sono una maggioranza non trascurabile, visto l’aumento dell’aspettativa di vita, ed occorrerebbe – ha sottolineato in maniera provocatoria ma seria e sincera – un Ministero per la Senilità. Dal suo approdo sulla scena culturale ne è passato di tempo, ma la lucida memoria dell’autrice ha ripercorso gli anni del femminismo, delle grandi battaglie, degli amori e dei rapporti, analizzando con minuzia la condizione femminile nei suoi aspetti più particolari.
“Si era quasi costrette ad essere disinibite – ha infatti dichiarato la Ravera – ed oggi, invece, tra uomo e donna c’è una disparità quando arriva la terza età. Gli uomini, infatti, riescono più facilmente ad avere amori con donne molto più giovani, mentre il contrario è più raro”. Non una critica, ma una constatazione, che Costanza, protagonista del romanzo, porta avanti in maniera autonoma. Il suo divenire orfana e l’espressione di sollievo che riecheggiava nel suo cervello quando, alla morte della madre, il padre ha mostrato inducono la protagonista a lasciare suo marito. Tuttavia Domenico resta in ottimi rapporti con Costanza, e rappresenta nell’economia della narrazione un polo positivo: “Voglio sfatare il tabù, e mi rivolgo affettuosamente contro Dacia Maraini, degli uomini imbecilli. Non dimenticherò mai quando Dacia, a cui voglio molto bene, mi protesse all’uscita del mio secondo romanzo, ma non condivido il suo ritratto di personaggi maschili sempre scemi. Domenico è un personaggio che mi piace, così come mi piace l’audacia di Costanza”.
L’aver ereditato un monastero nella magica città di Civita di Bagnoregio, arroccata su un monte e destinata a morire come dimostra l’attenzione mediatica rivolta a questo borgo che ad oggi conta poco più di dieci abitanti, porta Costanza ad un progetto ambizioso: invecchiare in compagnia, accettando con serenità e saggezza questa condizione e creando una specie di comunità nella città civitana. “Tutti o quasi hanno paura di invecchiare, io invece porto la mia età sulle ginocchia e tratto una tigre come un gattino” – ha spiegato la Ravera, esorcizzando l’incedere del tempo e l’avvicinarsi della morte che per tutti è una preoccupazione, giovani inclusi. In tal senso il personaggio di Matteo, figlio della coppia protagonista, rappresenta una generazione priva di riferimenti ma con un forte carico di creatività. Impossibile, dunque, non chiedere – come ha fatto il sempre puntuale Ezio Tamilia – il legame tra la storia e la delega alle Politiche Giovanili.
La Ravera ha risposto con un incoraggiamento ai giovani competenti: “Credo che la politica possa essere fatta da chiunque, io ho fatto questa esperienza quinquennale durante la quale ho tentato di incentivare la creatività dei giovani tramite bandi e costruendo dei libri interessanti, non burocratici, che ricordano le attività svolte. Resto tuttavia una scrittrice, ma dico a chi ha voglia di fare, giornalisti, intellettuali, uomini e donne con idee fresche e competenze di provare a fare l’esperienza di una consigliatura.
Io ce la ho messa tutta, a marzo terminerà il mio mandato ma sono soddisfatta di ciò che ho fatto”. L’aspetto che più premeva, però, alla Ravera era quello di tornare sulla scena editoriale superando i luoghi comuni e affrontando un tema non più procrastinabile come quello del “terzo tempo”: il raggiungimento di un risultato letterario, rappresentando la giusta alchimia tra le generazioni e la comunicazione delle stesse, è stato il più grande motivo di soddisfazione della stessa scrittrice, in posizione alta nelle classifiche dei libri più venduti. L’incontro è così terminato, con varie domande e molti firma-copie, riscuotendo un alto gradimento del pubblico, intrattenuto da un clima piacevole nonostante l’insidia dei temi che compongono Il terzo tempo.
Per “Velletri Libris”, dunque, il successo prosegue e la programmazione fitta vede in calendario domani alle 19.00 Craig Warwick con i suoi angeli. Sarà una serata particolarissima, e sicuramente da ricordare. L’organizzazione ha ringraziato pubblicamente gli sponsor Banca Popolare del Lazio, Allianz Assicurazioni, Casale della Regina e Piana dei Castelli per il supporto e prosegue in questo progetto vincente. Impossibile, infatti, non premiare una serata di pura letteratura con una donna di spessore del calibro di Lidia Ravera, la quale ha indotto in molti alla riflessione, con il suo “bisogno di pensare che non si perde la grazia nemmeno quando si arriva in fondo”.