RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Uomini, mezzi e tanti soldi “bruciati” nella inutile lotta giornaliera per arginare il fenomeno delle “baby borseggiatrici” di etnia Rom, con l’ulteriore risultato di avvilimento professionale da parte degli agenti, di qualsiasi uniforme operante, a causa dell’imperante impunità di cui possono godere tra le maglie troppo larghe della giustizia minorile e dell’assistenza sociale.
“Non ci spieghiamo – dichiara Sergio Fabrizi RSU della Ugl di Roma – come mai davanti ad un fenomeno così grave che investe, da un lato la sicurezza e tranquillità delle persone che subiscono le angherie di questi pre-adolescenti e dall’altro proprio la tutela dei ragazzi coinvolti costretti a crescere nella condizione di illegalità con “educazione” al furto e privati dei diritti internazionali a loro riconosciuti, le Istituzioni non assumano drastiche soluzioni, tra l’altro già previste dalle norme giuridiche”.
“Diventa imbarazzante – prosegue il sindacalista – accettare che per la generalità delle famiglie sia applicata la perdita della potestà genitoriale nei casi di difficoltà economiche e/o ambientali, magari dovute alla perdita prolungata di lavoro dei genitori o per insanabili conflitti familiari, mentre si deve ipocritamente mantenere bambini ed adolescenti in pessime condizioni di vivibilità in tuguri urbani e sottomessi all’illegalità da parte dei genitori, a loro volta cresciuti allo stesso modo, senza che per essi non venga applicata la stessa misura legislativa”.
A fronte di questa situazione, alla fine degli interventi di Polizia nei casi di furti e borseggi, le “baby borseggiatrici”, non essendo perseguibili penalmente perché minori di 14 anni ed in assenza di diversi provvedimenti da parte del Tribunale dei Minori, vengono riaffidate ai prossimi congiunti direttamente presso il campo nomadi (magari abusivo) o vengono affidate al Sindaco per il trattamento sociale attraverso i Centri di primissima accoglienza da dove, immancabilmente, si allontanano dopo pochi minuti o qualche ora.
“Lascia interdetti anche la facilità di allontanamento di questi minori dai Centri di accoglienza – riflette Fabrizi – dal momento che sono dotati di cancelli automatici o comunque non liberamente accessibili e senza che nessuno venga chiamato a risponderne considerato che gli addetti assumono la presa in consegna di minori. Forse è il caso, almeno da parte del Comune, di rivedere l’efficienza e l’efficacia di questi Centri che, comunque, ricevono denaro pubblico in cambio, a quanto pare, di un non servizio ed anche a garanzia dei diritti inviolabili dell’infanzia ed adolescenti”