Cronaca

Frosinone, sequestrati 5 mila capi contraffatti: 5 persone denunciate e 10 clienti sanzionati

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Nell’ambito del controllo economico del territorio, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Frosinone ha predisposto, in occasione della stagione estiva, un’intensificazione delle attività svolte nell’ambito del dispositivo di contrasto dei traffici illeciti connessi alla contraffazione dei marchi ed alla tutela del “made in Italy”.

Nei giorni scorsi, dunque, sono state eseguite importanti operazioni di servizio che hanno visto l’impiego, sull’intero territorio della provincia ciociara, di finanzieri appartenenti a diversi Reparti operativi dipendenti dal suddetto Comando Provinciale.

Dall’attività svolta dalle Fiamme Gialle è emerso, tra l’altro, un articolato sistema di commercializzazione on line di capi di abbigliamento contraffatti di note griffe (Moncler, Tommy Hilfiger, Ralph Laurent, Armani Jeans, Lacoste, Ugo Boss, Fred Perry e La Martina), venduti a prezzi notevolmente inferiori rispetto a quelli ufficiali da listino.

Gli approfondimenti investigativi svolti al riguardo hanno consentito, in particolare, di individuare il server di provenienza dell’indirizzo IP utilizzato dai clienti per l’acquisto su internet della merce e di risalire così al proprietario del relativo “dominio”, risultato essere un cittadino italiano residente nella provincia di Teramo.

Nel corso delle attività sono state eseguite, inoltre, una serie di perquisizioni delegate dalla Procura della Repubblica di Frosinone presso i centri di stoccaggio della merce contraffatta, situati in diverse località non solo della provincia di Frosinone (Cervaro, San Vittore nel Lazio, Sora) ma anche della provincia di Roma (Fiano Romano, Monterotondo) e di Teramo, sottoponendo a sequestro oltre 20.000 articoli tra capi d’abbigliamento e relativi accessori contraffatti per un valore commerciale di quasi 200.000 euro.

Ammontano ad oltre quattro mila, invece, gli articoli e gli accessori (del tipo bomboniere, orologi, orecchini) risultati non conformi agli standard di sicurezza previsti dalla legge (in quanto privi di alcuna indicazione sulla loro provenienza, sui materiali impiegati nella loro fabbricazione, sulle istruzioni e precauzioni d’uso) e, pertanto, potenzialmente dannosi per la salute degli acquirenti.

I responsabili sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per i reati di ricettazione, contraffazione, alterazione ed uso di marchi, mentre gli acquirenti identificati rischiano una sanzione amministrativa fino a 7.000,00 euro.