Un furgone in marcia a velocità impazzita sulla Rambla e i pedoni inermi investiti dalla furia del mezzo. Il racconto di Alessio Stazi (attraverso il suo profilo Facebook) dell’attentato di Barcellona è drammatico e descrive la paura provata in quegli interminabili secondi dalla folla impaurita, che ha cercato di sfuggire con la forza della disperazione al folle attacco terroristico perpetrato in Catalogna.
“Sono chiuso in un bar ad un paio di km dalla rambla, tutto si sta svolgendo a pochi metri da casa mia e per questo non posso tornare a casa ed ho poca batteria per rispondere a telefonate e messaggi.
È stato terribile. É stato terribile percepire di essere nel mirino, puntato dal camion, é stato terribile vedere persone colpite volare via di fronte a me, é stato terribile scappare via con la paura di essere uccisi, é stato terribile chiudersi in un negozio pensando che se gli attentatori lo avessero assaltato saremmo stati senza scampo. È terribile ora non capire cosa succede, non sapere da dove iniziare a chiamare tutti quelli che conoscono che vivono qui.
Al momento ho una rabbia infinita che non sa spiegare come si possa attentare così alla vita umana; ma allo stesso tempo una rabbia infinita verso la polizia spagnola che sta sulla Rambla, precisamente quelle pattuglie, sempre pronte e presenti per una quantità infinita di stronzate: dal pischelletto che va in giro in bici sulla rambla, al turista che beve una bottiglia, al pakistano che vende selfiestick, quello che tira la cartaccia, al ragazzo di colore che non può vendere un paio di scarpe come se fosse un crimine… e quando si tratta di fermare un camion che investe chiunque non c’è stato un poliziotto che lo ha fermato all’inizio della rambla o abbia sparato un solo colpo prima che iniziasse ad investire gente.
Uno shock.”