Un desiderio, un'”ultima volta” che il Principe Antonello Ruffo di Calabria aveva esternato da tempo alla sua famiglia: essere portato alla Selva per l’ultimo saluto.
Così, nella giornata di domenica 27 agosto, il feretro del Principe sarà deposto nel bosco delle querce, di proprietà della famiglia, a a disposizione di quanti vorranno recarsi a dare l’ultimo saluto a colui che ha rappresentato meglio di chiunque altro la figura centrale per lo sviluppo della Selva. Un uomo che amava la natura e che voleva far decollare lo storico parco attraverso l’unico motore possibile: quello della gente. Un Principe “scomodo e geniale”, come è stato definito nel libro a lui dedicato da Giusy Colmo.
Il suo “no” al cemento è stato categorico negli anni, visto che l’ambizione di Ruffo è sempre stata quella di sviluppare il territorio attraverso una forte partecipazione di appassionati, turisti, gente comune, nel pieno rispetto di un luogo che conta decine e decine di specie animali e vegetali, tali da ricreare un microcosmo che deve essere preservato. Quando in Italia decollava l’espansione industriale e il cemento sembrava la soluzione definitiva verso il progresso, Ruffo andò controcorrente e puntò sulla natura, trasformando la Selva nel primo frequentatissimo parco ornitologico italiano, con tanto di ferrovia privata interna.
Un “visionario” che aveva fatto dell’ambientalismo la sua pietra miliare e che oggi, a distanza di anni, si può classificare come un pioniere di una materia mai tornata d’attualità come in questo particolare momento storico.
Appuntamento dunque a partire dalle ore 11 nel bosco delle querce, in Via Colle Gianturco, per regalare l’ultimo saluto a un uomo che ha sempre portato nel cuore la Selva, diventata ormai la sua seconda casa.