Il 3 ottobre 2017 il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha discusso il ricorso sull’accorpamento dei reparti materno-infantili dall’ospedale di Colleferro a quello di Palestrina.
Al termine dell’udienza il Tribunale “ha trattenuto in decisione” la sentenza che sarà pubblicata nelle prossime settimane. Sono stati esaminati gli atti “contro”, caratterizzati da ampia discrezionalità, e attendiamo il pronunciamento del TAR che può decidere di chiudere la causa o di ricominciare da capo.
Il processo dura da più di 2 anni e, sebbene il Consiglio di Stato abbia accolto il precedente appello, la pronuncia del TAR va ben oltre la difesa dell’ospedale e riguarda il diritto dei cittadini della valle del Sacco alla propria dignità, alla salute e alle cure.
Se non ci sarà favorevole attenderemo l’esito dell’altro ricorso straordinario che abbiamo presentato al Presidente della Repubblica e che muove da motivazioni diverse, sperando di vedere almeno controluce uno spiraglio di giustizia.
I nostri Amministratori si sono attenuti strettamente agli atti formali e i Sindaci non sono riusciti dal 2015 ad oggi ad incontrare nemmeno una volta il Presidente Zingaretti!
Ricordiamo che il ricorso chiede l’annullamento del Decreto del Commissario ad Acta per la sanità e Presidente della Regione Lazio, Zingaretti, che ha previsto l’accorpamento dei reparti.
Il ricorso è stato promosso dai Sindaci dei Comuni di Colleferro, Anagni, Artena, Carpineto Romano, Gavignano, Gorga, Montelanico, Piglio, Paliano, Segni, Serrone e Valmontone. Vi hanno aderito Comitato residenti Colleferro, gruppo Consulta le Donne, con il sostegno di Associazioni e del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale.
L’accorpamento è stata una perdita incalcolabile per l’ospedale di Colleferro, che ha accelerato il suo declassamento, depotenziamento e smantellamento; per quello di Palestrina, che tra l’altro non dispone della rianimazione, è stata una “forzatura” inutile, perché finirà “risucchiato” nell’orbita dell’area vasta di Tivoli.
Durante questi anni l’ospedale è rimasto in continua sofferenza dal punto di vista gestionale-organizzativo e il colpo più duro è arrivato a luglio 2017, con il decreto commissariale sulla riorganizzazione della rete ospedaliera.
Con l’iniziativa “DI piazza IN piazza” stiamo raccogliendo le firme nei Comuni della valle del Sacco per chiedere ai Sindaci di intervenire per farlo modificare, salvo ricorrere ancora una volta al TAR del Lazio.
Vogliamo rendere pubblico quello che avviene in silenzio contro l’ospedale di Colleferro! Il nuovo assetto organizzativo previsto dal decreto non risponde ai bisogni assistenziali della valle, ai cambiamenti epidemiologici del territorio e scardina la struttura ospedaliera: sopprime le UOC e le UOS (unità organizzativa complessa e semplice); elimina gli incarichi di Primario a Colleferro, che restano all’ospedale di Tivoli; peggiora la cronica situazione di carenza di Medici, Infermieri, posti letto ed attrezzature!
Dopo il pensionamento dei responsabili delle UOC di Cardiologia UTIC (Unità terapia intensiva cardiologica), Medicina interna, Ortopedia, Otorinolaringoiatria, Urologia, Laboratorio Analisi, la direzione dei reparti è stata attribuita a medici incaricati pro tempore. La Chirurgia è rimasta senza un primario facente funzioni perché è prevista la soppressione della UOC. Che ne è stato del progetto per l’utilizzo della Nuova Ala? E del famoso collaudo definitivo? Notizie del Centro Trasfusionale?
Il decreto riduce i posti letto da 12 a 10 in Chirurgia generale, Otorino e Urologia. Ortopedia passa da 18 a 16 posti letto e Medicina generale da 27 a 25. Gli attuali 140 posti letto dopo il decreto salgono a 160, ma l’aumento è “virtuale”, perché i 20 nuovi posti letto sono un semplice ambulatorio chirurgico. Addirittura a fronte di 20 posti letto per il day hospital si sopprimono i 4 posti letto per il ricovero dei malati oncologici!
Se poi si considera che, nell’ambito dei 160 posti letto ce ne sono 10 in astanteria per l’osservazione breve, in realtà i posti veri si riducono a 130! Con 120 posti letto l’ospedale è al limite della sussistenza e non ha più motivo di esistere!
Nel decreto non vi è nessun riferimento ai criteri epidemiologici e ai danni sanitari e ambientali della valle del Sacco, fattori per i quali è prevista la possibilità di deroga; ignora che siamo un territorio SIN (sito di interesse nazionale) con gravi patologie, come evidenziato dal Rapporto ERAS e dallo Studio SENTIERI. Né viene preventivata l’apertura della struttura per attivare il Registro tumori!
In questo quadro, nonostante tante false promesse, l’assistenza sanitaria nella valle del Sacco non è garantita, secondo parametri di sicurezza, qualità ed efficacia delle cure.
Gabriella Collacchi e Ina Camilli, Portavoce e Coordinatore del Comitato libero “A diesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale