La Squadra Mobile ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Popa Cristi, nato in Romania, il 24.01.92, per i reati di violenza sessuale, rapina e lesioni commessi lo scorso 18 settembre, a Villa Borghese, in danno di una donna tedesca, senza fissa dimora.
Il suddetto si trova già ristretto a Regina Coeli, per i reati di sequestro di persona, violenza sessuale, rapina, lesioni e ricettazione, commessi nei confronti di altre tre donne, rispettivamente il 22 settembre, il 28 settembre e il 5 ottobre.
Le indagini, coordinate dalla locale Procura, che hanno portato all’individuazione e alla cattura del responsabile, sono state incessanti e capillari: la Quarta Sezione della Squadra Mobile, infatti, insieme ai “falchi” della VI Sezione, ha svolto inizialmente servizi continuativi in tutto il quadrante di Villa Borghese, raccogliendo numerosi indizi e informazioni per la risoluzione del caso. Grazie, inoltre, alla collaborazione con il Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica, sono state immediatamente svolte le attività tecniche che hanno consentito di estrapolare il profilo genetico dell’indagato dai lacci con i quali è stata legata la clochard, allo stato, la prima vittima in Italia del POPA.
La sinergia investigativa tra i diversi settori della Polizia di Stato e la locale Procura si è rilevata vincente quando, dopo dieci giorni, il 28 settembre, gli investigatori si imbattevano in un altro caso di violenza sessuale, questa volta in danno di una prostituta italiana, S.A., di via Salaria. Immediatamente gli investigatori si rendevano conto che il profilo e il modus operandi dell’autore di quest’ultimo delitto, coincidevano con quello di Villa Borghese, in quanto la donna era stata stuprata, picchiata con violenza al volto e legata mani e piedi con i suoi stessi indumenti.
Raccolti utili indizi, attraverso il racconto di S.A., gli investigatori iniziavano un assiduo monitoraggio del territorio, particolarmente tra via Salaria e Prati Fiscali, procedendo a continui controlli alla ricerca di elementi riconducibili al violentatore seriale.
Grazie all’attenta e rigorosa attività di controllo del territorio, gli operatori riuscivano a individuare altre due prostitute rumene, vittime della violenza del Popa, le quali – in un primo momento – proprio per il terrore che lo stesso potesse dare seguito alle gravi minacce di morte proferite nei loro confronti, non volevano sporgere querela per quanto subito. Tuttavia, grazie al personale della IV Sezione della Squadra Mobile, trovavano il coraggio di denunciare gli abusi subiti.
Gli investigatori, quindi, riuscivano a ricostruire la fisionomia dell’indagato, che si muoveva con disinvoltura soprattutto nel tratto compreso tra via Salaria, via Prati Fiscali e la stazione Termini, sempre a bordo di uno scooter, Kymco nero, esattamente corrispondente a quello descritto dalle vittime.
Lo scorso 7 ottobre, il Popa veniva fermato dai poliziotti in via Salaria e, nel corso dell’interrogatorio al Procuratore Aggiunto, ammetteva parzialmente le proprie responsabilità, affermando di essere l’autore di tre rapine e lesioni compiute nei confronti di tre prostitute, negando decisamente di essere l’autore della violenza commessa a Villa Borghese in danno della cittadina tedesca.
Contestualmente personale del GIPS prelevava tramite tampone buccale il DNA al fermato per il prosieguo delle indagini su altri episodi di violenza recentemente occorsi nella Capitale. Tali accertamenti davano esito positivo, consentendo di attribuire al Popa anche i delitti di Villa Borghese in danno della clochard tedesca.
In tal senso, sono state preziose le attività del Gabinetto interregionale e del Servizio di Polizia Scientifica, che hanno confermato la serialità nei quattro episodi di violenza, dal momento che lo stesso DNA estrapolato dai lacci con cui la donna tedesca è stata legata, è risultato un aplotipo del tutto compatibile con quello completo, estratto dai campioni biologici e dagli indumenti con cui sono state legate la seconda e la terza vittima del Popa.
Infine, questi sono coincisi con il profilo genetico estratto tramite tampone buccale dal GIPS. È stato possibile ricondurre, senza alcun dubbio, l’aplotipo rinvenuto a Villa Borghese con gli altri, in quanto l’aplotipo individua il medesimo ceppo maschile presente all’interno di una certa famiglia e il Popa è risultato l’unico appartenente alla propria presente sul territorio nazionale. Inoltre, gli altri riscontri investigativi hanno corroborato l’intera indagine, ampiamente confermata dai fatti.
All’esito di tale complessa ed articolata attività investigativa, che ha consentito di trarre in arresto un pericolosissimo delinquente dedito alla consumazione di plurimi ed efferati delitti di violenza sessuale in danno di donne particolarmente vulnerabili, il quadro accusatorio è stato pienamente condiviso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale che ha emesso nei confronti del Popa nuova ordinanza di custodia in carcere anche per i gravissimi fatti commessi a Villa Borghese.