I percorsi di alternanza Scuola – Lavoro puntano a far entrare in contatto gli studenti con il mondo delle imprese e hanno l’obiettivo di favorire “un metodo didattico e di apprendimento sintonizzato con le esigenze del mondo esterno”. Questa la definizione ufficiale riportata nel decreto del Ministero dell’Istruzione. Una definizione che, concretamente, nelle scuole italiane, sta avendo un’attuazione complicata, non priva di contraddizioni e criticità.
Dove fanno alternanza Scuola-Lavoro gli studenti del nostro territorio? Casilina News l’ha chiesto direttamente a loro. Abbiamo incontrato gli studenti delle scuole superiori di Colleferro e Velletri, per dar voce alle loro esperienze e riflessioni su questa novità inserita nella Buona Scuola, la legge 107 del 2015 varata dal governo Renzi.
L’Alternanza Scuola – Lavoro al Liceo Marconi di Colleferro
L’Istituto Superiore di “Via delle Scienze”, tramite la stipula di una convenzione, ha scelto come ente principale per svolgere l’alternanza, un’associazione che propone diversi progetti formativi, la United Network. Un’organizzazione – accredita dal Miur – che organizza simulazioni di assemblee rappresentative come il parlamento italiano, quello europeo e le Nazioni Unite.
A volte, i commenti e le analisi dei fatti non riescono a spiegare alcuni elementi. E’ in questi casi che occorre dar spazio alle singolarità, a tutti quelli che vivono in prima persona gli effetti di un qualunque provvedimento istituzionale e politico.
Un quarto del liceo scientifico racconta questo:
“Nel nostro liceo l’alternanza si svolge con l’associazione United Network. Sono un’associazione che insegna alcune nozioni di diritto e che fa formazione su come funzionano il parlamento, l’Onu, l’approvazione delle leggi e così via”. L’anno scorso con loro siamo andati al Comune di Colleferro e abbiamo fatto una simulazione di una seduta in aula consiliare. Dovevamo approvare una legge contro il bullismo. Siamo andati due giorni di fila al Comune. Nella seconda giornata abbiamo scritto questa legge. Devo dire che non è stato molto utile e non è stato neanche molto formativo”.
“Da un lato è stato un progetto positivo perché ci ha permesso di conoscere materie che non facciamo, come il diritto, ci ha permesso di capire come funzionano alcuni meccanismi istituzionali. Dall’altra parte, non abbiamo fatto cose di nostra pertinenza. Mi sarebbe piaciuto fare qualcosa riguardante l’ambito scientifico. In teoria avremmo dovuto fare 70 ore tra simulazioni, lezioni teoriche in classe e altre online ma in pratica ne abbiamo fatte molte di meno, tipo 50. Alcune lezioni normali ce l’hanno fatte valere come alternanza.”
“A noi ci è andata di lusso, io ho un’amica che ha fatto turni d’asilo con i bambini e lei fa il linguistico a Olevano. Un altro che fa l’artistico ha fatto alternanza alla Caritas. Un progetto bellissimo però è volontariato non è qualcosa che mi forma professionalmente.”
“L’idea è buona, però alla fine a che serve? Al tecnologico si fanno cose più mirate che aiutano ad approfondire quello che studi.”
“Poi in che modo l’alternanza rientra nella valutazione scolastica? La responsabile neanche si ricorda di noi, come fa a valutarci? In che modo? Ogni volta ci diceva: Io vi valuto, io vi valuto ma poi?”
A ricreazione, alcune ragazze raccontano:
“A volte sento di aver perso ore di lezione. Siamo stati fino alle sei e mezza, lì al Comune, sono tornata a casa alle otto e mezzo… il giorno dopo a scuola. Sì, i professori ci vengono incontro e non ci appesantiscono la giornata ma non tutti lo fanno.”
“E’ stato inutile. Non abbiamo fatto nulla di pertinente al nostro percorso di studio. L’anno scorso, in terzo, siamo andati anche a Roma, al parlamento, poi abbiamo fatto alcuni incontri in classe e roba da casa. Non so, pensavo all’alternanza come qualcosa di più formativo oppure più professionale”.
“L’anno scorso ho fatto una cosa simile con l’UGI, devo dire che mi è piaciuta di più, è stata divertente e più interessante perché abbiamo fatto una simulazione su cose più vicine a noi”.
“Noi abbiamo fatto alternanza con United Network e con il progetto Bioform. Siamo andati all’Università La Sapienza e abbiamo fatto degli esperimenti di genetica in laboratorio. Non tutti possono partecipare all’Alternanza al Bioform perché ci sono pochi posti. Non si riesce a coprire tutte le ore di alternanza con Bioform.
“L’idea dell’alternanza ci può anche stare però con altri percorsi. Sinceramente la limiterei agli istituti tecnici”
In un altro quarto:
“Come idea può anche andare ma deve essere un minimo pertinente all’indirizzo scolastico e comunque è formazione, perché altrimenti se è lavoro, un minimo, dico un minimo, dovrebbero dare un rimborso. Il lavoro si paga no? Ho un’amica che fa il commerciale ed è andata all’autogrill. L’hanno tenuta due mesi a fare i caffè. Non mi pare molto formativo.”
In una classe del liceo Classico:
“L’anno scorso ho svolto IMUN, un progetto organizzato da United Network. Abbiamo fatto una simulazione delle Nazioni Unite in lingua inglese, poi ho svolto, sempre con loro, il Progetto Res Pubblica. L’ultimo progetto è stato stato Narrazioni in crescita, organizzato dalla dottoressa Zurma, la psicologa, che prevedeva delle lezioni propedeutiche qui a scuola, per poi andare alle scuole elementari per fare delle lezioni sulla Pet tHerapy. Abbiamo svolto delle lezioni, c’era un’assistente del progetto e noi ragazzi dovevamo aiutarla con i bambini. I progetti per quanto possano essere molto belli, a mio parere non sono attinenti con l’indirizzo di studio e con le materie che studiamo ogni giorno. A tratti mi sembra dannoso per noi studenti in quanto, il tempo è limitato, i programmi scolastici vanno comunque svolti e professori e studenti sono in difficoltà. Con il progetto Res publica siamo rimasti al Comune fino alle 18, il giorno dopo avevamo scuola, compiti in classe. Sono emerse difficoltà perché anche per i prof è una cosa nuova da gestire”.
“Io invece credo che sia stato utile perché, sinceramente, io non avevo proprio idea di come fosse fatta una seduta parlamentare. Con questa esperienza sono venuta a conoscenza di molte nozioni e aspetti del mondo politico e del diritto che prima ignoravo.”
“Non è stato utile e non è stato interessante. Non ho trovato connessioni con le materie che studiamo qui al classico. Nulla, non è servito né dal punto di vista scolastico né da quello umano. Trovo difficile trovare delle attività complementari che possano giovare a uno studente del liceo classico. E’ stato uno spot fine a sé stesso che non ha migliorato le mie conoscenze civiche.”
“Per esempio, nei progetti che abbiamo fatto noi con i bambini delle elementari, secondo me non abbiamo ricevuto una formazione adatta per stare con loro. Dobbiamo pensare che davanti a noi c’erano dei bambini piccoli, io avevo dei bambini di terza elementare che comunque assorbono tutto quello che dici, quindi devi pesare ogni cosa che dici. Poi c’è chi è più portato a stare con i bambini, quindi alla fine ti arrangi ma magari c’è quella persona con un carattere particolare o che non è proprio abituato a stare con i bambini e dice qualcosa di troppo che può nuocerli.”
“Di certo quando andrò a fare il test all’università non mi servirà la formazione sulla Pet therapy.”
“Abbiamo parlato della storia di un cane che viene adottato e alla fine muore. E’ un modo per spiegare il ciclo della vita ai bambini.”
“Secondo me non va bene che l’alternanza sia obbligatoria. A noi c’è andata bene perché il preside ha scelto un’associazione che fa simulazioni, lezioni online eccetera. Diciamo che è formazione comunque. Ad altre scuole, i presidi hanno lasciato scelta agli studenti e alcuni si sono trovati a fare le fotocopie”.
“Nessuno ci ha spiegato in che modo saremo valutati, se saremo valutati. A cosa serve l’alternanza? Alla fine tutti raggiungiamo lo stesso numero di ore, se uno integra con altri progetti non è che ottiene crediti.”
“Ci hanno tolto ore di greco, latino e filosofia, tutte materie che magari non farò più uscita dal liceo. Ci hanno detto che andavamo a fare un’esperienza lavorativa. Magari io vado a fare l’alternanza in un’azienda e poi vado a fare le fotocopie. A cosa serve? Secondo me, e questa è solo un’idea mia però mi sembra un’opportunità per alcune società di non pagare la segretaria o qualcuno che fa queste cose. Mi pare tanto un modo per svalutare l’idea del lavoro e poi poter dire che alla fine, dopo tutto, si può lavorare pure a gratis”.
“L’esperienza che ho fatto mi è piaciuta e l’ho vista come una cosa nuova da sperimentare. Noi non parliamo mai di attualità, non sappiamo quello che ci circonda. Non c’è un professore che vuole farci conoscere il mondo del lavoro o che porta un giornale in classe. Fanno solo critiche. Almeno con questi progetti siamo usciti fuori dalla scuola”
“Secondo me, come concetto è giusto, scordatevi l’alternanza, dico soltanto che comunque serve qualcosa, dei momenti in cui possiamo uscire dalla bolla della scuola. Ci stanno persone che escono dal liceo che sembrano usciti dalle medie, non hanno un’idea, non parlano di politica, non pensano.”
Due ragazze di un quinto:
Per quanto mi riguarda, le simulazioni sono state una bell’esperienza però non è che resta molto. Invece quest’estate ho partecipato a un corso di preparazione per l’accesso a Medicina alla sapienza che mi varrà come ore di alternanza scuola lavoro e l’ho trovato più stimolante e utile.
Personalmente ho trovato interessante un incontro che c’è stato a scuola con la Bic Lazio. Praticamente ci hanno proposto di andare a Ferentino dedicata alle Start Up. E’ stata una bella esperienza perché, se magari quella delle simulazioni può interessare solo alcuni, questa cosa invece mi ha dato la possibilità di capire come sviluppare un’idea e un progetto. Se ci devono essere per forza questi progetti di scuola – lavoro almeno che siano coerenti con l’indirizzo scolastico. Ci deve essere un giusto equilibrio tra formazione e lavoro, non che magari io che faccio lo scientifico vado a pulire i bagni a Mcdonald’s.