Musica

Intervista al cantante Giuliano Crupi: a breve live e nuovo album

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
Giuliano Crupi

Siamo riusciti a intervistare in esclusiva il cantante emergente Giuliano Crupi. Ricordiamo che il suo album d’esordio ha ricevuto consensi di pubblico e critica. Recentemente, è uscito il video del terzo singolo di Possibilmente guardo il cielo, Questa strana giostra (video disponibile a fine articolo).

Giuliano era tra i 100 selezionati su oltre mille artisti candidati a cantare al concerto del 1 maggio, a Roma, ma si è fermato poco prima della semifinale. Il voto della giuria di qualità è stato molto alto, pari merito e in un caso anche più alto dei 9 semifinalisti. Anche se l’impegno profuso dai suoi fan sul web è stato ampio, ha preso meno voti web dei semifinalisti. La media ponderata, col voto della giuria, ha fatto la differenza. Veniamo all’intervista.

INTERVISTA A GIULIANO CRUPI

Ciao Giuliano, e innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista esclusiva. Partiamo da lontano. Quali sono i cantanti e i generi musicali che hanno fatto scaturire la tua passione per la musica? Anche perché si percepisce una commistione di generi nel tuo sound.

Grazie a voi, è un piacere per me. Hai detto bene, si percepisce una commistione di generi poiché non mi sono mai voluto ancorare nettamente a uno, due artisti in particolare né tanto meno a un genere preciso (che poi oggi è abbastanza complesso definire un genere in modo netto). La mente, anche inconsciamente, viene condizionata dall’esterno e legarmi a un genere, piuttosto che a un artista, avrebbe significato esserne totalmente influenzato dal punto di vista della scrittura delle canzoni. Perciò non mi sono mai precluso la possibilità di ascoltare qualsiasi cosa, cercando di spaziare il più possibile: dal cantautorato italiano a quello straniero, dal pop al rock, dal jazz al blues, dal rap alla musica classica e via dicendo…

Passione per la musica, ma anche per la lettura e scrittura. Sembra di percepire l’influenza di Bukowski – e quindi la beat generation. Puoi approfondire? Chi altri ti ha influenzato?

Non sono uno che legge un libro in una sola serata, ma amo molto leggere al punto che cito proprio la lettura nella prima traccia (“Io sono imprevedibile”) del mio album: “Da ogni libro letto impara tre parole e due concetti che ti danno ispirazione“. Leggere ti dà la possibilità di ampliare gli orizzonti, di guardare le cose da un punto di vista esterno al tuo, da un’altra prospettiva; ti puoi riconoscere in un modo di vedere e di dire le cose e io ho amato sin da subito Bukowski proprio per il suo filosofeggiare diretto, viscerale, vero, carnale ma mai banale, anzi. Io mi rispecchio molto in questo e forse si sente anche nelle mie canzoni…

Senza dubbio. Parliamo del tuo album d’esordio: Possibilmente guardo il cielo. Perché questo titolo? Forse perché in un tempo in cui le certezze e i valori sono pochi, guardare in alto è un modo per essere ottimisti e, come dici tu, tenere la testa lontana dagli smartphone?

“Possibilmente guardo il cielo” e’ una frase che mi balenava in testa ancor prima di decidere che sarebbe diventata il titolo del disco. Sono molto impulsivo nella vita, faccio decidere più il cuore che la testa, ma la testa non mi manca per fortuna e sono un osservatore. D’altronde, ogni artista per essere tale deve essere, a mio avviso, un buon osservatore della realtà, delle persone, attento alla propria sensibilità e a quella altrui. Così ho pensato che “possibilmente guardo il cielo” potesse essere la metafora-contenitore di tutto ciò che per me e’ importante: guardare il cielo il più possibile che significa sognare, puntare in alto, non arrendersi, guardare gli altri con altruismo, non calpestarci, soffermarsi sulle cose e sulle persone. Oggi vedo molta alienazione, soggettivismo; sali sulla metro o vai al supermercato o addirittura al ristorante e vedi  la maggior parte delle persone con lo sguardo rivolto in basso, sul proprio smartphone, anziché rivolto agli altri. Non voglio fare il bigotto perché sono il primo a utilizzarlo (i social sono fondamentali oggi per un artista) ma ciò che critico è l’abuso sconsiderato che se ne fa. Da tutte queste riflessioni, ho deciso, assieme al mio produttore Maurizio Filardo, che questo titolo avrebbe rispecchiato totalmente sia me che le canzoni partorite per quest’album e così e’ stato, al punto che me lo sono anche tatuato.

Ogni canzone sembra essere un inno alla vita, alla scanzonatezza, al non prendersi troppo sul serio e al cercare di non farsi coinvolgere troppo dalle “tentazioni tecnologiche”. Sembra un cd molto intimista e intriso di filosofia. Cosa hai cercato di trasmettere, e quali sono i temi che nella tua arte ti sono più a cuore?

È esattamente il messaggio che voglio trasmettere e sono contento che trapeli con prepotenza. Vedi che ritorna il parallelismo con Bukowski? 🙂

A mio avviso, prendersi troppo sul serio ti fa perdere la leggerezza (non superficialità) che questa vita richiede per essere vissuta e affrontata con coraggio e bellezza perciò credo si evinca anche questo nelle mie canzoni. Come ho sempre sostenuto, una canzone ti arriva improvvisamente e sta a te coglierla in quel momento preciso e allora ti estranei dal mondo (io non ricordo mai i momenti della scrittura) e quando rileggi e riascolti, ti rendi conto di aver tirato fuori la parte più intima di te stesso, come se fossi andato da uno psicologo ad aprirti senza filtro. Nelle mie canzoni c’è tutto quello che non riuscirei mai a dire in una conversazione quotidiana qualsiasi, c’è la verità di quello che sono, sento e provo, è racchiuso lì dentro e adoro scoprire cose nuove di me, mettere in discussione quelle vecchie, mutare insomma. C’è intimità nelle mie canzoni ma anche energia positiva, quella che vorrei trasmettere sempre agli altri assieme all’amore in tutte le sue forme che per me è il motore dell’universo, è il principio di tutto ed è la cosa che può davvero cambiare le cose se tutti riuscissero a praticarlo regolarmente…

Tra le tante cose che fai, ti occupi anche di doppiaggio. Raccontaci la tua esperienza.

Il doppiaggio mi è sempre piaciuto: da piccolo mi divertivo a riconoscere le voci dei film, dei cartoni e delle pubblicità e mi divertivo a sperimentare modalità espressive, caratterizzazioni vocali che non mi appartenevano. Mi ha sempre affascinato sia la voce che la possibilità di poter dare la voce a qualcun altro. Cosi’, appena ho avuto la possibilità di studiare doppiaggio, ho cominciato a farlo con Teo Bellia e continuo tutt’oggi, sperando possa diventare il mio lavoro, contemporaneamente alla musica (sarebbe il massimo!).

Quali sono le date dei prossimi concerti? È in serbo un secondo album?

La presentazione live dell’album la faremo a “L’asino che vola” (via Antonio Coppi 12/D – Roma) mercoledi’ 27 aprile ore 21:30. Siamo carichi e pronti.

Circa il secondo album, credo e spero arrivi. Non ho mai smesso di scrivere quindi esistono già nuove canzoni e chissà…

Cosa ti auguri per la tua vita?

Non punto alla fama, alla notorietà, ma punto all’onesto successo, in primis come uomo. Mi auguro di avere sempre la forza e il coraggio di non mollare mai e di avere una vita serena.

E te lo auguriamo anche noi! Grazie per il tempo che ci hai dedicato e in bocca al lupo per tutto. Speriamo di sentirci presto per il nuovo album!

Grazie a te e a voi per la cortesia e la disponibilità.