Politica

Comunisti Castelli Romani, Formalba: “No al ricatto dei 39 licenziamenti. Basta affitti d’oro, sprechi e clientelismi”

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
"Riprendetevi i tablet, pagateci gli stipendi": continua lo stato d'agitazione dei dipendenti Formalba

Ecco la posizione dei Comunisti Castelli Romani in merito al bilancio Formalba:

Dopo le nostre denunce, compare finalmente il bilancio 2016 di Formalba, venduta ad agosto dal curatore fallimentare del Tribunale di Velletri per soli 50.000 euro ad una misteriosa associazione privata, la “Aless Don Milani”.

E’ bene ricordare che la cifra di 50.000 euro era l’offerta minima prevista dal bando di vendita per l’acquisizione delle quote Formalba.

Dal bilancio emerge che nel 2016 i lavoratori Formalba hanno fatto enormi sacrifici: la società ha tagliato il costo del lavoro di circa 600.000 euro, ma ha aumentato le altre spese (affitti, esternalizzazioni a cooperative e collaboratori esterni con partita IVA, interessi passivi e altre spese) per 650.000 euro.

Quindi, anche nel 2016 a pagare la crisi Albafor-Formalba sono stati solo i lavoratori. Gli sprechi e le clientele sono continuati senza sosta e la direzione aziendale, tanto cara al sindaco Marini e al centrosinistra tutto (PD, MDP, SEL, socialisti e rifondaroli), ha prodotto un’altra perdita clamorosa di 312.000 euro.

Il clientelismo è continuato in modo indecente fino all’ultimo minuto con l’assunzione di figli e figlie di consiglieri comunali tramite le cooperative esterne.

Curioso e indecente che in piena crisi il numero dei dipendenti Formalba sia aumentato dalle 154 unità del 2015 alle 170 unità del 2016. Che necessità c’era di assumere altre 156 persone?

In questo contesto, i dipendenti Formalba hanno pagato pesanti sacrifici a causa dell’indecente clientelismo operato dall’amministrazione Mattei-Marini e della grande incapacità della direzione aziendale Formalba.

Formalba chiude il bilancio 2016 con quasi 8 milioni di debiti così ripartiti:

3.995.000 euro di debiti tributari con l’Agenzia delle Entrate;
2.294.000 euro di debiti previdenziali con l’INPS;
1.126.000 euro di debiti con i lavoratori;
331.000 euro di debito con i fornitori.
A fronte di questi debiti, Formalba vantava nel bilancio al 31 dicembre 2016 le seguenti voci attive:

3.099.000 euro di immobilizzazioni immateriali;
339.000 euro di immobilizzazioni materiali (fabbricati e altri beni);
1.334.000 euro di immobilizzazioni finanziarie;
2.437.000 euro di crediti verso clienti (la Regione Lazio);
175.000 euro di disponibilità liquide;
342.000 euro di altri voci attive.
I 3.099.000 euro di immobilizzazioni immateriali, che sul bilancio rappresentano il valore presunto della società, sono cartastraccia. Formalba è stata svenduta a soli 50.000 euro.

Dall’analisi del bilancio emerge che le immobilizzazioni finanziarie sono crediti verso la società controllante, cioè Albafor.

Rimaniamo senza parole.

Il curatore fallimentare del Tribunale di Velletri ha svenduto ad un’associazione privata a soli 50.000 euro la società Formalba, che vanta 1.334.000 euro di crediti verso Albafor? Di fatto Formalba si potrebbe insinuare nel fallimento Albafor per il credito che vanta in bilancio, credito che potrebbe ricadere sulle spalle del Comune di Albano e dei cittadini.

Ma il curatore fallimentare si è letto il bilancio Formalba 2015? E perché non ha redatto nei tempi stabiliti il bilancio Formalba 2016? Quali garanzie ha chiesto all’acquirente per la svendita di una società di formazione così importante nella Regione Lazio?

La svendita di Formalba è stata effettuata dal Tribunale di Velletri con molta improvvisazione e i danni di questi errori sono giganteschi.

Formalba è stata svenduta dal Tribunale di Velletri per pochi spicci ad un’associazione privata, politicamente accreditata in Regione Lazio, ma di cui non si conosce il bilancio, che non ha una lira da investire per il rilancio di Formalba, non ha un progetto, non ha uno straccio di piano industriale, non ha finanziatori, non ha banche disposte a rischiare un euro su un’operazione tutta politica diretta da Zingaretti, da Marini e dal PD.

A pagare il conto di tutto questo schifo sono i lavoratori e le lavoratrici Formalba, che da 11 mesi lavorano senza stipendi e a cui la nuova direzione sta chiedendo singolarmente di accettare, sotto il ricatto di 39 licenziamenti, i contratti part-time dell’80% per i professori e del 50% per gli amministrativi e per gli ausiliari.

Il Partito Comunista dei Castelli Romani trova assolutamente indecenti queste proposte. Per avere un minimo di credibilità, il nuovo amministratore delegato (che si lamenta pubblicamente di non trovare le carte) dovrebbe licenziare il managment che ha portato al fallimento la società a causa delle 60 assunzioni clientelari volute dalla classe politica di Albano. Invece, tali soggetti sono sempre lì, inamovibili, segno evidente che nulla è cambiato e che il nuovo amministratore delegato non conta nulla.

Il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede ai lavoratori e alle lavoratrici Formalba di rialzare la testa, di rifiutare il ricatto dei licenziamenti e di rigettare la trappola dei part-time: altri sacrifici per garantire altri clientelismi?

Per il Partito Comunista dei Castelli Romani i costi da azzerare sono quelli degli affitti d’oro alla curia vescovile di Albano, sono le esternalizzazioni clientelari e le consulenze d’oro, costi che sono aumentati di 650.000 euro nel 2016.