Il 13 novembre 2017 il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha pubblicato la sentenza riguardante il ricorso sull’accorpamento dei reparti materno-infantili (attività di ostetricia/ginecologia e pediatria/neonatologia) dall’ospedale di Colleferro a quello di Palestrina (ultima udienza il 3 ottobre scorso).
Parti ricorrenti sono i Comuni di Colleferro, Anagni, Artena, Carpineto Romano, Gavignano, Gorga, Montelanico, Piglio, Paliano, Segni, Serrone e Valmontone, con l’intervento ad adiuvandum del Comitato residenti Colleferro, il gruppo Consulta le Donne e l’appoggio del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale. Parti avverse sono la Regione Lazio, la Asl RomaG e il Comune di Palestrina, che si sono opposti alla richiesta dei Comuni di annullare l’Atto aziendale sull’accorpamento dei reparti.
Il Tar, dopo una lunga disquisizione, ha rigettato il ricorso e ha ritenuto fondate le motivazione per chiudere i reparti di ginecologia, ostetricia e neonatologia dell’ospedale di Colleferro. Sul trasferimento del reparto di pediatria, il Tar non si è pronunciato, perché la Regione non è stata in grado di depositare atti a supporto di tale decisione. Ricordiamo che “la chiusura dei reparti di pediatria e ginecologia dell’Ospedale di Colleferro non era minimamente contenuta nel programma operativo approvato dalla Regione Lazio e dalle autorità sanitarie competenti”.
Pertanto, poiché la sentenza non si è pronunciata sul reparto di pediatria chiediamo ai Comuni di ricorrere al Consiglio di Stato e intentare un nuovo giudizio per la sua riassegnazione all’ospedale di Colleferro.
I Comuni devono mantenere fede alle dichiarazioni rese con il comunicato del 23 novembre 2015 sulla “reale svolta di governo comunale e cittadino”. “Siamo certi che il Patto dei Sindaci può rivoluzionare le politiche locali dei nostri Comuni” che “continueranno la battaglia intrapresa senza indietreggiare per difendere i diritti e la salute dei cittadini” (Comunicato del Comune di Colleferro Patto dei Sindaci e ricorso sull’ospedale).
Nessun Comune ha dato notizia di questa sentenza, escluso Palestrina (che ha vinto il ricorso). L’ospedale di Colleferro non rientra più tra le priorità delle Amministrazioni comunali? Ci teniamo il respingimento del ricorso senza fare nulla? Dobbiamo assistere inermi al depauperamento dell’ospedale di Colleferro e della sanità territoriale in generale? Servizi a fasi alterne, in base alla disponibilità, dedizione e spirito di sacrificio di medici e personale parasanitario, fino a quando? Così deve funzionare la sanità pubblica locale? Noi non ci stiamo a tacere e continueremo a batterci fin quando non saremo ascoltati dalle nostre Istituzioni e fin quando i cittadini dei paesi della valle del Sacco non siano messi a conoscenza di questa situazione!
Contrariamente all’operato della Regione, il Tribunale riconosce che le Linee di indirizzo della Sanità regionale non prevedono la chiusura delle UUOO (unità operative) con meno di 500 parti l’anno e il dato di almeno 1000 nascite l’anno sono una raccomandazione da intendere come parametro standard e non come limite assoluto!
La Regione però ha scelto diversamente ed ha usato due pesi e due misure, perché in alcuni casi analoghi – numero di parti l’anno sotto i 500 – non ha disposto la chiusura dei reparti, come avvenuto per l’ospedale di Colleferro e ha operato una disparità di trattamento che non risponde all’agire corretto e imparziale di una Pubblica Amministrazione. Addirittura la dismissione delle attività dei reparti, nel 2015, non è avvenuta progressivamente, ma con la immediata sospensione delle accettazioni, creando gravi disagi ai pazienti. I potenziali utenti della valle del Sacco sono circa 130 mila.
L’ospedale di Palestrina dista circa 45 minuti da Colleferro, dove peraltro non c’è il reparto di rianimazione. In caso di intervento non ci risulta che l’ambulanza sia sempre assicurata e non tutti i pazienti e loro famigliari sono automuniti. Non c’è una linea di trasporto pubblico nemmeno per raggiungere l’ospedale di Tivoli, problema che non viene affrontato ma che è molto serio per chi abita nei paesi montani del nostro distretto.
Dopo oltre 2 anni abbiamo una decisione che non soddisfa né noi né i Comuni ricorrenti e quindi riteniamo che i Sindaci non possano considerare la controversia chiusa qui ma vogliano ricorrere al Consiglio di Stato. La situazione generale dell’ospedale di Colleferro (organico, servizi, risorse) deve essere assolutamente normalizzata, restituendo alla struttura, al personale ed agli utenti i mezzi e gli strumenti per assicurare i livelli essenziali di assistenza (LEA).
Gabriella Collacchi e Ina Camilli, Portavoce e Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale