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Ferentino, audizione dell’Associazione Civis alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti

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colleferro comitato residenti via palianese

Si è svolta ieri 11 Dicembre 2017 a Palazzo S.Macuto l’audizione dell’associazione CIVIS di Ferentino avanti alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sui reati connessi, presieduta dal Vice Presidente della Commissione On.le Vignaroli.

L’associazione ha presentato e consegnato ai membri della Commissione una Memoria nella quale viene evidenziato che la maggior parte delle problematiche ambientali della Valle del Sacco sono connesse, collegate e causate dalla gestione del ciclo dei rifiuti, attuata nell’ultimo trentennio in modo non corretto, spesso in deroga alle indicazioni normative e con provvedimenti emergenziali, in assenza di adeguata pianificazione, coordinamento e controllo da parte della pubblica amministrazione, degli enti locali e delle altre istituzioni, in particolare della Regione Lazio alla quale sono attribuite le competenze di cui agli art.li 196 e 199 DLgs.vo 152/2006 smi.

I danni ambientali, economici, sanitari e sociali –la cui gravità sta lentamente emergendo nella sua interezza negli ultimi anni- sono tali che è stata rimessa alla valutazione della Commissione la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della fattispecie del disastro ambientale di cui all’art.452 quater, Titolo VI bis del Codice Penale come introdotto Legge n.68/2015, per:

a) l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di parte dell’ecosistema nella Valle del Sacco, come rappresentato dal Rapporto del DEP Lazio pubblicato nel Giugno 2017 ove si legge che: La contaminazione del fiume Sacco rimane un disastro ambientale di proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti considerate tossiche dalle organizzazioni internazionali. Proprio perche la contaminazione è purtroppo persistente non esistono metodi di prevenzione e di rimozione dell’inquinante; 

b) l’alterazione dell’equilibro dell’ecosistema nella Valle del Sacco la cui eliminazione è conseguibile solo con l’utilizzo di notevoli risorse economiche e con provvedimenti eccezionali; la spesa per le casse pubbliche per le bonifiche finora effettuati per l’ex SIN “Frosinone” e per il SIN Bacino del fiume Sacco, ammonta finora ad oltre 101 milioni di Euro, mentre quelle accorrenti per il futuro non sono ancora quantificabili ma basti pensare per la ex discarica di Le Lame di Frosinone occorrerebbero circa 115 milioni di Euro;

c) l’offesa alla pubblica incolumità nei riguardi dei cittadini della Valle del Sacco per l’estensione della compromissione ambientale, degli effetti lesivi e per il numero di persone esposte al pericolo; il perimetro del SIN Bacino del fiume Sacco interessa il territorio di 19 Comuni per una popolazione vicina ai 200.000 abitanti e con un’estensione territoriale che copre tutta l’asta fluviale del fiume per oltre 80 km fra le Province di Roma e Frosinone. 

Ma proprio quando il Ministero dell’Ambiente riesce finalmente ad avviare ed a imporre un processo di risanamento ambientale con la nuova perimetrazione del SIN e con i conseguenti provvedimenti di caratterizzazione e bonifica dei siti contaminati, l’amministrazione regionale torna a puntare –come già è avvenuto nel passato- sull’utilizzo del territorio della Valle del Sacco per la risoluzione delle criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti riemerse alla metà del 2016.

L’amministrazione regionale ammette esplicitamente che la carenza impiantistica di Roma Capitale determina l’invio di enormi quantità di RSU verso gli impianti della Provincia di Frosinone, in evidente violazione dei principi di prossimità ed autosufficienza, ma omette di attivare i poteri sostitutivi previsti dall’ordinamento nei confronti dell’amministrazione capitolina. A fronte di una produzione annua di 175.000 ton di RSU, la Provincia di Frosinone ha un’impiantistica che provvede al trattamento di oltre 1 milione di tonnellate all’anno di frazioni derivate dai RSU indifferenziati, quasi otto volte superiore al suo fabbisogno; ne consegue che già attualmente la Provincia di Frosinone provvede a soddisfare buona parte del fabbisogno di Roma e dell’intera Regione. 

La strategia e l’indirizzo politico-amministrativo della Regione Lazio non tiene conto del già compromesso stato ambientale esistente fra le Province di Roma e Frosinone, per effetto del quale gli ulteriori impatti causati dal potenziamento degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti e dall’esercizio di nuovi insediamenti, non sono più sostenibili dall’ecosistema della Valle del Sacco. In questo contesto la Regione Lazio tenta di aggirare l’obbligo di sottoporre a VAS Valutazione Ambientale Strategica la definizione del nuovo fabbisogno impiantistico contenuto nella famigerata delibera di giunta regionale n.199/2016; il procedimento di VAS è in attesa da quasi un anno di essere avviato perché l’amministrazione regionale è perfettamente consapevole che la VAS avrebbe uno scontato esito negativo per quanto riguarda la Valle del Sacco, ed in considerazione delle gravi criticità ambientali esistenti nemmeno un kg in più di rifiuti potrebbe essere trasferito agli impianti della Provincia di Frosinone.

Ed allora furbescamente la Regione Lazio propone la modifica della Legge Regionale sulla gestione dei rifiuti, la n.27/1998 inserendo nel Green Act in corso di approvazione da parte del Consiglio regionale una norma (art.20 quater) che conferisce all’Autorità di Governo d’Ambito attribuendo i poteri di: “disciplinare i flussi di rifiuti urbani indifferenziati da avviare a trattamento e successivo smaltimento”. 

La gestione dei flussi viene così “centralizzata” in modo che i rifiuti indifferenziati possano circolare liberamente all’interno di tutto il territorio regionale. I rappresentati dell’Associazione Civis hanno, perciò ribadito alla Commissione Parlamentare che le scelte ed indirizzi dell’amministrazione regionale sono errate e dannose per il futuro della Valle del Sacco.