Politica

Valmontone, il “credo” di Cristiana Carrozza: “La politica deve tornare a occuparsi delle persone”

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La giovane professionista valmontonese affronta alcuni temi in vista delle prossime scadenze elettorali e rivela una affinità con il progetto civico di Pirozzi. Nei giorni scorsi, il sindaco di Amatrice, insieme ad Angelo Miele e Piero Attiani, ha presentato la sua candidatura alle prossime elezioni regionali del Lazio. Come è nata la decisione di impegnarsi a fianco del progetto di Pirozzi ce lo spiega la stessa Cristiana Carrozza, avvocato e da anni impegnata nell’associazionismo della sua città.

Come nasce il sostegno al progetto di Pirozzi da parte sua? 

La mia decisione di sostenere e affiancare il progetto di Pirozzi e della sua squadra, nasce proprio dall’averlo considerato credibile e molto vicino alle reali esigenze della gente. Pirozzi si cala completamente nei problemi quotidiani delle persone e li affronta con pragmatismo e, da quella immane tragedia che ha colpito il centro Italia ed in particolare Amatrice, ne ha tratto una forte energia per affrontare i veri problemi delle persone, rimanendo sempre umile. E’ sempre stato vicino ai suoi concittadini e questo è quello che secondo me deve fare un politico. Parlare poi della mia candidatura ad oggi mi sembra prematuro ma valuto alcune possibilità che mi vengono offerte. Ma, come ho detto, al momento io considero molto interessante il progetto portato avanti dal sindaco di Amatrice e dalla sua squadra.

Il suo interesse per la politica quando è nato?

Posso dire che l’interesse per la politica si lega a quello per il giornalismo. Verso quest’ultimo l’attenzione nasce negli anni dell’adolescenza sui banchi di scuola. Alle superiori scrivevo per diversi periodici di Valmontone e delle zone circostanti. Già da allora la mia curiosità di giovanissima cronista era rivolta alla politica. L’ho sempre seguita con particolare interesse, non da attivista ma da osservatrice, e tralasciando quelle faziosità spesso sterili simili alle tifoserie. E della politica, cercavo di capirne gli obiettivi, le reali capacità, la spinta verso una progettualità concreta e necessaria a migliorare la vita delle persone. La politica si occupa di qualcosa ma noi, intendo la società civile e le realtà associative, possiamo, anzi, dobbiamo occuparci di qualcuno. Non ho fatto mai politica attivamente e né ho mai fatto parte di un partito, ma mi sono sempre impegnata nell’associazionismo di Valmontone.Faccio parte di una associazione culturale ‘Valmontone Alternativa’ e negli anni ho collaborato all’organizzazione di diversi appuntamenti di particolare interesse rivolti a tutti per coinvolgere e appassionare alla partecipazione.

La politica come strumento e come patto fra elettore ed eletto? 

Certo. Io credo nella politica come strumento per cambiare e come forte patto che unisce l’elettore all’eletto sulla base di un progetto condiviso.

Spesso però i politici promettono e poi non mantengono. Lei come giudica questo comportamento? 

Lo critico e lo considero come un tradimento. Se un politico inganna la mia fiducia allora rompe questo patto e non può più ritenersi affidabile o credibile ai miei occhi. La rottura è inevitabile. Anzi, sarò ancora più categorica, chi inganna gli elettori tradendoli alla prima occasione non dovrebbe fare più politica. La loro partecipazione scolora un sentimento spontaneo di adesione da parte dei cittadini che si vedono traditi.

Il programma politico deve essere la base? 

Il programma politico inteso come un serio progetto, deve essere la base da cui ripartire e ridare slancio alla credibilità della politica. Questo perché se poi i politici cambiano i programmi e i progetti, restano.  Non sono molto da etichette. Poi credo che nel periodo che stiamo vivendo si faccia un bel po’ di confusione fra destra e sinistra. Sono categorie ormai superate. Qualche anno fa fui colpita da Matteo Renzi. Il suo entusiasmo e il suo pragmatismo politico mi piacevano. Negli anni però ha perso molto di quella positività originaria. Anche per questa mia delusione, se così si può chiamare, adesso valuto molto il progetto.

Un programma credibile potrebbe riavvicinare le persone alla politica? 

Una seria progettualità e una idea dai forti contenuti pratici con finalità concrete per la soluzione di problematiche reali, è quello di cui oggi la politica ha bisogno. Altra cosa importante è un rapporto più vicino alle persone che porterebbe ad accorciare le distanze con la politica. Questo è possibile anche ritornando ad utilizzare un linguaggio più accessibile a tutti e meno complesso. Utilizzare delle parole semplici e più comprensibili deve essere un modo, secondo me, per comprendere bene i problemi reali delle persone. Si deve ritornare ad un politica fatta fra la gente e per la gente, privilegiando il contatto diretto con le persone.