Domenica 17 dicembre 2017 andrà in scena il secondo spettacolo della stagione teatrale al Vittorio Veneto di Colleferro. Dopo il positivo esordio di Sabina Guzzanti in “Come ne venimmo fuori”, a salire sul palco stavolta sarà il turno di Sabrina Impacciatore, che assumerà i panni di una effervescente e disinibita “Venere in pelliccia”, in una rappresentazione che promette risate e puro divertimento.
Ricordiamo che il costo del biglietto d’ingresso è pari a 18 euro (15 per Under 18 e Over 65), mentre domenica sarà l’ultimo giorno utile per la sottoscrizione degli abbonamenti, il cui prezzo ammonta a 72 euro (ridotto a 60 per Under 18 e Over 65).
Sarà dunque un’Impacciatore in versione erotica? Potrebbe sembrare, ma non è esattamente così. «Venere in pelliccia» nasce in effetti nella seconda metà dell’800 come romanzo erotico di Leopold von Sacher-Masoch, ma nella successiva evoluzione diventa una rappresentazione molto diversa della figura femminile. Lo scrittore americano David Ives ne ha dato la più recente interpretazione in un testo teatrale, di cui si è servito Roman Polanski per realizzare il film omonimo del 2013 con la moglie Emmanuelle Seigner protagonista.
TRAMA
Una sala prove. Dopo una lunga giornata di audizioni un regista non ha ancora trovato la protagonista di Venere in pelliccia, l’opera di Sacher Masoch, di cui ha curato l’adattamento. Verso sera, quando tutti sono già andati via, gli si presenta una ragazza rozza e sboccata che, insistentemente, gli chiede di poter fare un’audizione; è chiaro da subito che questa donna non si fermerà di fronte a nulla pur di ottenere la parte. La scombinata Vanda Jordan (omonima della controversa eroina del romanzo di Masoch) si trasformerà davanti agli occhi del regista nella protagonista del romanzo, Wanda Von Dunayev.
Tra regista e attrice, vittima e carnefice, inizia un esilarante combattimento, un vertiginoso scambio di ruoli, un gioco ambiguo fatto di seduzione, potere e sesso; un duello teatrale in cui i confini tra realtà e finzione vanno lentamente sfumando, lasciando il regista e gli spettatori ostaggio di un finale enigmatico e misterioso; sospeso in una atmosfera a metà tra la brutalità tragicomica di certe tragedie antiche e David Lynch.
Ma chi è Vanda Jordan? Un’attrice? Una misteriosa vendicatrice? Rappresenta forse l’ancestrale principio femminile che è anche origine del tutto?
Questo testo è la dimostrazione che in teatro con pochissimo si può ottenere moltissimo.
Bastano un uomo, una donna e una stanza chiusa e un viaggio nelle nostre profondità più oscure e misteriose può cominciare.