Che il servizio idrico nazionale sia un colabrodo, è assodato, ma quando a divergere e pure di tanto, sono due ATO confinanti, allora ci sorgono non pochi dubbi.
Ci riferiamo all’ATO (Ambito Territoriale Ottimale), il quale è un territorio su cui sono organizzati servizi pubblici integrati come quello idrico appunto. Tali ambiti sono individuati dalle regioni con apposita legge regionale, nel caso del servizio idrico integrato con riferimento ai bacini idrografici, e su di essi agiscono le Autorità d’Ambito, ovvero strutture dotate di personalità giuridica che organizzano, affidano e controllano la gestione del servizio integrato.
Nello specifico ci riferiamo all’ATO 2 di Roma e all’ATO 5 di Frosinone, dove sicuramente qui vi è un tasso di dispersione dell’80% rispetto alla Capitale dove si attesta sul 30%, ma pur incidendo sulla tariffa, dovrebbe incidere sulla quota fissa.
Invece, si noti come, sulla base delle tariffe pubbliche presenti sui siti delle Autorità d’ambito, a parità di condizioni di: gestore, tecnologia, investimenti e regolazione, una famiglia con un consumo medio di 108 metri cubi annui (parametro di riferimento in entrambe le articolazioni tariffarie), paga molto di più a Frosinone rispetto a Roma.
A Roma, intanto il range di metri cubi annui è molto più ampio, attestandosi come tariffa base su 0,219 centesimi tra zero e 92 metri cubi annui, mentre a Frosinone si pagano 0,50 centesimi se si consumano tra zero e 30 mc3. Quindi a Roma si hanno a disposizione più metri cubi ad un prezzo inferiore nonostante, date le tariffe, si sprechi molta più acqua perché è comunque più conveniente, quindi non incidendo in modo sostanziale si ha l’incentivo a sprecare.
Frosinone paga 108 mc3 d’acqua ben 324€ solo di costi fissi rispetto ai 200€ di Roma, con un costo fisso all inclusive a metro cubo pari rispettivamente a 3€ rispetto a 1,85€ di Roma.
Quindi facendo una valutazione solamente della tariffa base e non anche delle eccedenze, a Frosinone si paga l’acqua il 38% in più di Roma; se andassimo a verificare le altre fasce di eccedenza, la differenza andrebbe triplicandosi. Pertanto una famiglia di Frosinone andrebbe a spendere anche 1.000€ in più per l’acqua in un anno.
La depurazione ha una quota fissa a Frosinone di 25€ mentre a Roma di 15€ all’anno.
Pertanto nonostante la crisi idrica a Roma e l’abbondanza di acqua a Frosinone, nonostante il costo per abitante sia nettamente superiore per i 500.000 di Frosinone rispetto ai 5 milioni di Roma considerando anche coloro che ci stanno non in pianta stabile, la differenza rimane abissale.
Il costo della tariffa idrica per una famiglia a Frosinone è tripla rispetto a quella di una famiglia romana con gli stessi consumi, considerando anche il fatto che, 1 metro cubo d’acqua costa il triplo rispetto ad esempio ad 1 metro cubo di gas il cui costo può variare tra gli 0,80 centesimi e 1 euro, considerando il fatto che il gas arriva da molto lontano ed ha bisogno di molte lavorazioni. Certo anche per l’acqua va comunque costruita e mantenuta l’infrastruttura non essendo sufficiente raccoglierla in un catino, ma proprio per questo si fa un piano tariffario e la tariffa è il risultato delle attività di gestione, sviluppo e manutenzione, che evidentemente non vengono eseguite.
“I motivi di tutto questo sono legati all’inefficienza, alla sciatteria e al combinato di politica e posti di lavoro promessi”, afferma Luigi Gabriele di Codici. “A Frosinone pagano l’acqua in base alla sciatteria politica, in 16 anni non è mai stata fatta una verifica puntuale sull’efficienza del servizio e sul rapporto tariffa investimenti. Si è fatta grande speculazione e come sempre a farne le spese è il consumatore finale”.