I ricavi pubblicitari attesi da Atac con il nuovo affidamento in concessione degli spazi pubblicitari di autobus e tram, sono sostanzialmente in linea con quelli del bando precedente, che risale al 2015, malgrado il peggioramento del trend nazionale del mercato di riferimento. E’ errato perciò quanto riportato da un quotidiano che parla di un presunto calo della base d’asta di circa 9 mln rispetto alla stessa gara del 2015.
Ciò in quanto il valore di 29,2 milioni, indicato nell’articolo, si riferisce alla gara indetta nel 2014, che peraltro poi è andata deserta e non all’ultima del 2015. Da ricordare, inoltre, che la gara del 2014 prendeva in considerazione un periodo di affidamento di 6 anni e mezzo, quindi di ben 18 mesi superiore rispetto a quello dell’attuale bando di gara. Di conseguenza, appare del tutto improprio paragonare la gara andata deserta nel 2014 con quella attualmente indetta.
Col nuovo bando di gara, che si estende per un tempo (2 anni + 3 rinnovabili) analogo a quello della gara affidata nel 2015, il canone per l’intero periodo passa dai 21 mln del 2015 ai 20,5 mln attuali, rimanendo quindi sostanzialmente stabile. La novità consiste in una diversa e più sfidante formulazione del contratto che, a differenza del passato, in caso di rinnovo, non prevede più l’adeguamento all’indice Nielsen di riferimento, peraltro negli ultimi anni in calo, bensì, oltre al pagamento di un canone fisso, inserisce fin dal primo anno il riconoscimento a favore di Atac di royalties, secondo una percentuale applicata sulla quota di fatturato del concessionario eccedente una determinata soglia.