Ad una settimana dall’intimazione del licenziamento ai lavoratori di Lazio Ambiente per Istituzioni e Politica, dopo un iniziale fermento, sembra tornata la pace natalizia. Nessuna notizia dai comuni che hanno dichiarato di voler mettere in piedi un consorzio pubblico, neanche dopo il triste attacco del sindaco di Montelanico all’iniziativa.
Nessuna notizia dall’azienda subentrante che non ha convocato alcun tavolo di confronto obbligatorio per legge, per contratto e per disciplina della gara di appalto aggiudicata, e sulla quale non risulta ancora prodotto alcun atto da parte della dirigenza comunale, che pure dovrebbe vigilare e sanzionare i comportamenti irregolari. Nessuna notizia dalla Giunta della Regione Lazio, presieduta da Zingaretti, proprietaria dell’azienda che si era impegnata ai tavoli a non operare licenziamenti e che invece viene smentita dai propri dirigenti, ormai in maniera sistematica, senza che si produca un solo atto concreto di coerenza e di rispetto degli impegni presi, anche nelle leggi votate dal Consiglio Regionale.
Riteniamo ormai inaccettabile un simile basso livello di credibilità e chiediamo la immediata convocazione delle parti da parte della Regione, la convocazione di un incontro con tutti i sindaci interessati alla costituzione di un soggetto pubblico che governi una utility pubblica così importante e delicata, chiediamo anche l’immediata revoca di tutti i licenziamenti intimati, insieme alla necessaria chiarezza sul rapporto (divergenze o gioco tra le parti?) fra proprietà e dirigenza della Lazio Ambiente visto che, ancora una volta, la prima si esprime in un modo mentre la seconda agisce in un altro Appare chiaro, a questo punto, che le ragioni che hanno portato alla sospensione dello sciopero lo scorso dicembre sono venute meno e che si impone una elevazione dei toni della protesta, fino alla individuazione di iniziative pubbliche per denunciare lo scempio che sta avvenendo in questi giorni, portando all’attenzione dell’opinione pubblica di lavoratori minacciati costantemente di perdere il lavoro, con stipendi pagati a singhiozzo e senza che si vedano iniziative delle istituzioni per difendere la legalità e sanzionare comportamenti irregolari, purtroppo anche di enti pubblici, dichiarando burocraticamente ai tavoli che non si può limitare l’autonomia istituzionale di enti anche quando l’etica politica suggerisce ben altro coraggio