Finora era riuscito a farla franca perché, grazie al matrimonio contratto nel suo paese d’origine, aveva assunto il cognome della moglie risultando, quindi, incensurato ad eventuali controlli delle forze dell’ordine.
Ad incastrare il cittadino albanese di 30 anni, ricercato dallo scorso mese di luglio per una serie di furti in abitazione – commessi nelle province di Padova, Pordenone e Venezia – sono state le impronte digitali e la caparbietà dei Carabinieri della Compagnia di Castel Gandolfo che lo hanno ammanettato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Pordenone.
I militari, grazie ad una serie di accertamenti, lo hanno scovato in una sala bingo di Roma: ottenuti i riscontri dattiloscopici e accertata la sua vera identità, i Carabinieri hanno rinchiuso il ricercato nel carcere di Rebibbia, dove deve scontare la pena di 1 anno e 3 mesi di reclusione.