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Polizia Locale Roma, proposta di riordino del Corpo. Ugl: “Impensabile moltiplicare reparti”

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Polizia Roma Capitale: tolleranza zero verso gli insulti via social

Dopo i tentativi dello scorso Luglio, una nuova proposta di riordino del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale viene sottoposta all’attenzione della Sindaca Virginia Raggi, questa volta a firma del Comandante Generale Diego Porta e del Vice Capo di Gabinetto, delegato alla Sicurezza Marco Cardilli. Se la lettera è nuova (protocollo 4115 del 23 Gennaio), i contenuti sono i medesimi, già pesantemente criticati in passato da sindacati ed associazioni di categoria dei caschi bianchi romani, che non esitano a definirli velleitari.

“Solo immaginare di poter istituire nuovi reparti, come quello di Polizia turistica e tutela animali, nei 14 gruppi territoriali, appare impensabile in un Corpo che vede una carenza organica di circa 3000 persone”, dichiarano in una nota congiunta Mauro Cordova, Presidente dell’ ARVU Europea e Marco Milani Coordinatore Romano della UGL PL che continuano: “se a questi andiamo ad aggiungere il reparto ciclisti, polizia monumentale e polizia fluviale, ai formulatori di tali velleitarie ipotesi andrebbe ricordato che i cittadini Romani hanno bisogno di agenti in strada, prima ancora che di battelli sul fiume”.

Ma non è tutto, perché nel progetto presentato, che aumenta a dismisura reparti e competenze di un Corpo allo stremo, la “razionalizzazione” prevede la soppressione della U.O. S..P.E. da anni unica realtà impegnata nel controllo dei campi nomadi e che si vorrebbe far confluire, negli edifici occupati di Via Macedonia, accorpandola al G.S.S.U. “Proprio in queste ore, in cui l’emergenza sicurezza nei campi nomadi sembra sfuggire ad ogni controllo, con aggressioni ad agenti e persino autoambulanze, si pensa a sopprimere l’unica unità di controllo, che invece andrebbe potenziata, riportandola ai criteri di efficienza, raggiunti sotto la guida di Antonio Di Maggio”, commentano dalle associazioni.

“Auspichiamo che la Sindaca, nel prendere qualsiasi decisione sul futuro del Corpo, non prescinda dalla realtà delle cose, probabilmente meglio rappresentata da coloro che la vivono, piuttosto che da chi pensa di interpretarla da dietro una scrivania”, concludono i Sindacalisti.