Il Sindaco di Monte Compatri, Fabio D’Acuti parla del servizio idrico gestito da Acea Ato 2; di seguito la nota stampa:
“Una società che non è in grado di rimborsare autonomamente i debiti contratti. Una partecipata che paga interessi sul suo stesso utile. Che iscrive, in bilancio, oltre 260 milioni di euro di crediti da riscuotere. E, per farla tornare in mano pubblica, gli azionisti – cioè 110 Comuni – dovrebbero pagare un mutuo; restituendo così, in 15 un miliardo di euro. È questa la situazione di Acea Ato 2, controllata per il 96% da Acea e per poco più del 3 da Roma Capitale. La fotografia scattata dall’analisi finanziaria è stata vagliata lunedì 12 febbraio al tavolo sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, di cui fa parte anche Monte Compatri e che rappresento nelle riunioni a Palazzo Valentini”, lo dichiara in una nota il sindaco Fabio D’Acuti.
“Negli ultimi 5 anni – continua D’Acuti – Acea Ato 2 registra un utile netto superiore ai 70 milioni di euro: il 90% deriva dalla gestione del servizio, con i ricavi cresciuti, tra il 2011 e il 2015 grazie all’aumento delle tariffe, dell’11,12%. Il 93% dell’utile netto non è stato reinvestito nella stessa azienda ma è stato distribuito come dividendo al Campidoglio e alla società di piazzale Ostiense. In media, si è contribuito per il 26% agli utili di Acea”.
“Senza considerare che, in questo periodo, gli investimenti medi sono stati pari a 145milioni di euro. Eppure nel piano la voce è pari a 951 milioni di euro, mentre ci troviamo a fare i conti con 374 milioni in meno di interventi per riqualificare una rete idrica obsoleta e che ogni estate mostra le sue debolezze e la sua fatiscenza, creando problemi ai cittadini che pagano la bolletta. Con i dati relativi al 2016, questa cifra è sensibilmente diminuita. Così, mentre gli azionisti vedono salire di 3 punti, dal 7 al 10%, la remunerazione nel quadriennio 2011-2015; gli utenti devono fare i conti con i rubinetti a secco o con turnazioni da giugno in poi”, aggiunge il sindaco di Monte Compatri.
“I debiti verso Acea sono la voce più rilevante del passivo e sono classificabili quasi esclusivamente come debiti finanziari per rapporti di tesoreria. In pratica gli uffici di piazzale Ostiense funzionano come una banca per l’Ato 2 concedendo prestiti a condizioni di mercato: soldi utilizzati per far fronte ad esigenze di cassa. Così, distribuendo la quasi totalità degli utili si pagano interessi sugli stessi. L’aumento dell’esposizione debitoria verso la holding è del 47%: da 474 milioni di tre anni fa ai 698 milioni di euro 24 mesi fa. Ma, anche se l’indice di indebitamento è lontano da una situazione di rischio, la partecipata – stando alla relazione presentata – non è indipendente”, spiega ancora D’Acuti.
“L’azienda, con debiti di circa 800 milioni, potrebbe cedere le quote al valore simbolico di un euro ai 110 Comuni. Passando poi al piano di rientro con rate di mutuo da 6 milioni e interessi al 3%, per ripianare le perdite in 15 anni. Mantenendo investimenti pari a 150milioni di euro Vanno, dal mio punto di vista, approfonditi molte questioni: i 260 milioni di euro di crediti non ancora riscossi ma iscritti nel bilancio; gli aspetti economici e non solo finanziari, perché non conosciamo flussi di cassa e spesa corrente; quelli normativi e giuridici. Per questi motivi, in vista della prossima riunione del 26 febbraio, ho chiesto nuovi dati su mancate entrate dal 2013 al 2017, le voci uscite dell’ultimo biennio e l’incidenza dei prestiti – oltre le scadenze – ottenuti da Acea Spa”, conclude il sindaco di Monte Compatri, Fabio D’Acuti.