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UGL: “Addetti alla vigilanza delle strutture ospedaliere della provincia di Frosinone ridotti in schiavitù”

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Roma, firmato il contratto decentrato dei dipendenti capitolini. UGL: "Mortificate le fasce più basse"

Gli addetti alla vigilanza nei presidi ospedalieri e nelle Rems della provincia di Frosinone continuano a lavorare in condizioni precarie e con un retribuzione non all’altezza. L’UGL torna a segnalare la grave situazione di disagio che non permette ai circa 30 lavoratori della Cosmopol S.p.a. di Benevento di avere la dignità che meritano. Il contratto, scaturito dall’ennesima gara d’appalto al ribasso della Asl di Frosinone che ha cancellato alcune postazione come quella all’ospedale di Cassino, prevede una base di ore da lavorare che spesso viene superata, in molti casi si arriva addirittura ad essere impiegati per 220 ore mensili ricevendo in cambio uno stipendio ben al di sotto dei mille euro.

“Non si può certo parlare di lavoro – sottolinea Rosa Roccatani responsabile dell’UGL Sanità – ma si tratta di un vero e proprio schiavismo. Tra l’altro questi ragazzi operano in condizioni di disagio non avendo neanche un gabbiotto in cui stare e dunque privi di mezzi per svolgere al meglio il compito di vigilare i pronto soccorso e le Rems. In questo modo rischiano anche per la propria incolumità perché non sono nuovi i casi di persone che danno in escandescenze e si scagliano contro i primi che incontrano, cioè i vigilantes”.

Roccatani rivolge un appello al neo confermato Governatore Nicola Zingaretti: “Visto il nuovo percorso che sta per intraprendere, torniamo a chiedere al massimo esponente della Pisana di ridare dignità anche agli addetti alla vigilanza delle strutture sanitarie della provincia di Frosinone e dire definitivamente stop alle gare al massimo ribasso nel comparto sanitario. La vicenda – conclude Roccatanni – era già stata denunciata lo scorso 22 Febbraio con una lettera all’Ispettorato del lavoro ed è curioso che la Asl, organo preposto al controllo, non riesca o non voglia controllare sé stessa”.