“Diamo la nostra solidarietà agli oltre 350 lavoratori di Lazio Ambiente s.p.a., la società che gestisce il termovalorizzatore di Colleferro e il ritiro dei rifiuti nella valle romana, in sciopero oggi per chiedere che il loro futuro appaia meno incerto. Zingaretti durante la campagna elettorale aveva trovato escamotage temporanei al pagamento delle loro buste paga, ma è evidente che il destino dei dipendenti della partecipata della Regione è legato alla decisione di chiudere il termovalorizzatore di Colleferro.
Una scelta fatta per opportunità politica di piccolo cabotaggio e per questioni ideologiche. L’accordo con i cinquestelle per sostenere la maggioranza claudicante del neo eletto Presidente, infatti, parte proprio dalla chimera dei rifiuti zero. Un risultato che, oltre a essere irraggiungibile, impedisce che il ciclo dei rifiuti venga chiuso in Regione in tempi certi. Una scelta che costa ai cittadini del Lazio in termini economici e di decoro urbano della Capitale”. Lo dichiarano il consigliere regionale Stefano Parisi, già candidato alla presidenza della Regione Lazio per il centrodestra, e il responsabile regionale di Epi per il Lazio, Donato Robilotta.
“Nicola Zingaretti ha l’onore e l’onere di governare, e deve assumersi le proprie responsabilità. Ha deliberato la gara per la vendita del termovalorizzatore, ma se allo stesso tempo dichiara che quell’impianto non rientrerà mai in funzione è difficile che i privati possano partecipare alla soluzione dell’emergenza rifiuti che con l’avvicinarsi dei mesi estivi riesploderà. Domani in Consiglio regionale chiederemo a Zingaretti se sull’altare dell’alleanza con i cinquestelle sacrificherà il futuro di oltre trecento famiglie e la possibilità di risolvere una situazione indegna per un paese che si professa civile. Giovedì incontreremo i lavoratori di Lazio Ambiente a Colleferro per ribadire quello che abbiamo detto in campagna elettorale: il termovalorizzatore di Colleferro va rivampato con i dovuti accorgimenti per consentire lo smaltimento dei rifiuti a impatto ambientale zero”, concludono Stefano Parisi e Donato Robilotta.