<<Il Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale richiama le coscienze politiche e civili sullo stato di inefficienza, inappropriatezza e insicurezza in cui versa la sanità locale. In merito al nosocomio cittadino L.P. Delfino, dopo le promesse elettorali, non ci sono stati interventi qualitativi, di riorganizzazione dell’esistente e di valorizzazione della ristrutturazione esterna per la salvaguardia dei livelli di assistenza.
In Regione sono passati dai programmi di legislatura alle “missioni prioritarie”! Zingaretti è stato confermato Presidente della Giunta della Regione Lazio e reincaricato Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario regionale.
Il regime commissariale cesserà il 1 gennaio 2019, “se” i conti saranno in regola, un anno durante il quale non è possibile ampliare l’organico, fare nuove spese e disporre detrazioni di imposta, visto il disavanzo sanitario. Vedremo se durante l’esame del bilancio, che il Consiglio regionale si appresta ad approvare con urgenza, l’addizionale Irpef sarà eliminata o rimodulata.
L’aliquota grava, proporzionalmente, su tutte le fasce di reddito, a fronte di servizi sanitari drammaticamente carenti, pronti soccorso al collasso e tempi lunghi delle liste di attesa, criticità che collocano la Regione agli ultimi posti della graduatoria nazionale! Nel programma illustrato nei giorni scorsi al Consiglio regionale, Zingaretti ha parlato di un Nuovo modello sanitario, incentrato sulla sanità di territorio domiciliare, la telemedicina e la convocazione degli Stati generali, programma drammaticamente al di sotto dei bisogni dei cittadini.
Non è possibile comprendere il baratro nel quale sta sprofondando la sanità pubblica regionale se non ricordiamo che l’obiettivo strategico per la riduzione del disavanzo negli anni 2014-2015 è stata la riorganizzazione della rete ospedaliera e le misure che sono state adottate. “Allo stato attuale l’unica strada percorsa dalla politica è stata la logica dei tagli lineari (riduzione dei posti letto, blocco delle assunzioni, soppressione dei servizi e riduzione delle tariffe di rimborso ospedaliere e ambulatoriali) e non la riduzione degli sprechi con una oculata riorganizzazione dei servizi.”
Alla dismissione del sistema sanitario locale, Colleferro e la valle del Sacco si sono opposti subito con una raccolta firme sottoscritta da oltre 20.000 cittadini, chiedendo ai Comuni di resistere in ogni sede.
I Comuni di Colleferro, Anagni, Gavignano, Gorga, Montelanico, Piglio, Paliano, Segni, Serrone e Valmontone hanno deciso di fare appello al Consiglio di Stato, dopo ripetute richieste del Comitato e dopo 5 mesi dalla sentenza del TAR del Lazio (che ha rigettato la richiesta di annullamento dell’Atto aziendale del Direttore Generale della ASL RM G, prot. n. 0263/DG, 1.7.2015, che aveva disposto l’accorpamento delle attività di ostetricia, ginecologia, pediatria e neonatologia dall’ospedale di Colleferro a quello di Palestrina, dal 6.7.2015). Ne prendiamo atto ribadendo che abbiamo fatto pressione per questa scelta sin dalla pronuncia del TAR (processo a cui intervengono ad adiuvandum il Comitato residenti Colleferro, gruppo Consulta le Donne e cittadini, con il sostegno del Comitato).
I Comuni continuano ad ignorare la richiesta di partecipazione del Comitato alla elaborazione di proposte e alla fase delle scelte, che apprendiamo sempre dal sito istituzionale, come quella di ricorrere al Consiglio di Stato e di sostituire il legale a cui è affidato l’appello.
Non appare saggio cambiare avvocato “in ragione del prezzo più basso offerto per l’incarico”, considerato il rapporto di fiducia che accompagna questo genere di affidamenti, il curriculum, l’esperienza, la competenza amministrativa e il rigore risultati ottenuti.
Il legale che non è stato confermato nell’incarico ha ottenuto risultati assolutamente rilevanti, come la trasposizione del ricorso straordinario dal Capo dello Stato al TAR, a seguito del quale i Comuni hanno ottenuto l’accoglimento dell’istanza cautelare e quindi la fissazione della discussione del merito innanzi al Tribunale in tempi rapidissimi rispetto al normale corso di tali giudizi. Va sottolineato però che tale risultato positivo non è stato accompagnato da specifiche iniziative politiche dei Comuni.
Ha fatto accertare, anche a seguito di accesso agli atti presso la ASL, che i Comuni ed i Sindaci del distretto dell’ospedale di Colleferro non sono stati né convocati né consultati prima dell’accorpamento dei reparti all’ospedale di Palestrina. I Comuni dovevano fare una istanza specifica alla Regione per il riesame dei provvedimenti impugnati, allargato alla partecipazione dei Sindaci del distretto, ma anche questo non è stato fatto.
Ha messo in evidenza che la ASL (Nota allegata prot. 12827, 1.7.2015) si era espressamente impegnata a garantire per Colleferro “l’offerta sanitaria relativa alla specialità di ostetricia e ginecologia, oltre a quella esistente del territorio, con l’istituzione di un ambulatorio ospedaliero aperto 6 giorni su 7 e manterrà la specialità di pediatria all’interno dello stabilimento di Colleferro con l’attivazione di un ambulatorio aperto 3 giorni su 7”, mentre così non è stato. C’è da chiedersi se i Sindaci non l’abbiano fatto per timore reverenziale verso la Regione.
Ai Sindaci, destinatari della suddetta Nota, domandiamo se abbiano richiesto e tenuto l’incontro con la Asl, che si era dichiarata disponibile e “fornire alla cittadinanza tutte le informazioni del caso”.
La nomina del nuovo professionista risulterebbe condivisibile qualora si trattasse di un autorevole esperto di diritto sanitario, scelto per rafforzare il prestigio del collegio difensivo dei Comuni, ma averlo scelto in base ad una differenza di onorario, pur essendo un sano principio economico, non ci sembra appunto saggio.
Alle parti intervenute nel giudizio ad adiuvandum rinnoviamo il nostro sostegno in sede amministrativa ma, visti i tempi lunghi dei Comuni, ci ripromettiamo di agire in via d’urgenza anche in sede civile verso la Asl, perché almeno questo impegno sia rispettato, posto che il TAR lo ha ritenuto fondamentale per giudicare legittimo l’accorpamento dei reparti.
Il Comitato andrà avanti per proprio conto nell’azione civile, senza attendere la collaborazione dei Sindaci.
I Sindaci sono responsabili della condizione di salute della popolazione del loro territorio e condividono questa responsabilità con il Consiglio comunale e con l’Assemblea dei Sindaci della ASL di appartenenza.
I Sindaci non possono far dipendere il diritto alla salute e alla continuità di cure dallo stato delle casse comunali e di fronte alle difficoltà a garantire la sanità pubblica è dovere delle Istituzioni promuovere la partecipazione di tutte le forze sociali organizzate, dai comitati, ai movimenti, alle associazioni.
E’ questo lo spirito con il quale abbiamo chiesto al Commissario Quintavalle un incontro a breve, di cui attendiamo conferma. La situazione con il Comune di Colleferro non ha avuto finora riscontri positivi.
Resta il fatto che l’assessorato alla Sanità di un Comune ha la responsabilità di tutelare la salute pubblica collaborando ad ogni livello istituzionale – innanzitutto convocando l’Assemblea dei Sindaci della ASL – sia nell’organizzazione dei servizi sanitari, sia di quelli erogati dalla ASL, sia nell’adozione degli interventi di prevenzione. Notizia che finora non ci è pervenuta>>.
Colleferro, 20 aprile 2018
Gabriella Collacchi e Ina Camilli, Portavoce e Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale