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Roma, senza fissa dimora del centro d’accoglienza Better Shelter scrivono al Sindaco Virginia Raggi: 170 persone rischiano di tornare in strada a maggio

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Roma, senza fissa dimora del centro d'accoglienza Better Shelter scrivono al Sindaco Virginia Raggi: 170 persone rischiano di tornare in strada a maggio
Segnaliamo qui di seguito il testo della lettera aperta che alcuni donne e uomini ospiti del centro per l’emergenza freddo nella sede della Croce Rossa di Roma hanno scritto e inviato  sabato al Sindaco di Roma, Virginia Raggi. Il centro aperto dal Comune lo scorso 17 gennaio dovrebbe chiudere il 30 aprile. Finora ha ospitato  411 persone senza dimora di cui 318 uomini e 93 donne, tra italiani (131) e stranieri (280 provenienti da paesi diversi tra cui prevalentemente Europa dell’Est, Nord Africa e Africa Occidentale, età media 45/50 anni (Africa Occidentale generalmente più giovani). Al momento sono ospitate circa 170 persone.

Gentilissima Sindaca Virginia Raggi

Siamo gli utenti del centro di primissima accoglienza Better Shelter aperto per l’emergenza freddo dal Comune presso la Croce Rossa di Roma. Le scriviamo questa lettera in previsione della chiusura che il Comune di Roma ha previsto per il 30 aprile, con la fine dell’emergenza, in cui 170 persone, che oggi sono nel centro, rischiano di trovarsi nuovamente in mezzo ad una strada.

Nel corso di questi quattro mesi, da quando è stato aperto a gennaio, questo centro è diventato la nostra casa. Ci siamo ritrovati in tanti e possiamo dire che si è creata una comunità, anche tra persone diverse, nelle attività quotidiane, condividendo gli spazi in comune, le storie, i nostri vissuti e i nostri drammi. Diventando quasi una grande famiglia.

Vorremmo farle capire a lei e a chi ci vorrà ascoltare nella città di Roma, l’utilità che ha avuto in questi mesi questa piccola realtà, attraverso alcune delle nostre tante storie.

Sono Massimiliano un uomo di 52 anni cittadino italiano, ho un figlio, per un anno ho vissuto all’interno di un furgone vecchio in disuso a seguito della perdita del lavoro. Dopo il 30 aprile rischio di tornare nuovamente ad abitare in quel furgone.

Sono Alfio, ero sotto l’assistenza sociale di un Municipio di Roma, che mi ha consegnato un contributo per prendere una casa in affitto. Poi mi è venuto a mancare il buono casa che non ho ricevuto per motivi banali e sono stato sfrattato dalla mia abitazione. E dunque sono finito a vivere in strada.

Sono Roberto, a causa di una separazione e perdita del lavoro, mi sono trovato impossibilitato a trovare una casa in affitto o una stanza e mi sono ritrovato in questa struttura, ma sono ancora in attesa di un lavoro, nonostante tutti i curriculum consegnati in questi quattro mesi.

Siamo Gabriella e Barbara, mamma e figlia. Siamo state sfrattate dalla nostra casa e ci siamo ritrovate improvvisamente in mezzo ad una strada per la prima volta, da sole e senza protezione senza sapere chi chiamare e dove andare, erano giorni di pioggia e faceva freddo. Una sera verso mezzanotte è passata una pattuglia di carabinieri ed eravamo sedute su una panchina vicino la chiesa pioveva a dirotto, ci si sono avvicinati e ci hanno richiesto i documenti che noi abbiamo subito consegnato, ed hanno chiamato per noi il numero verde della sala operativa sociale e hanno richiesto che qualcuno ci venisse a prendere e ci hanno portato a via Assisi, e poi ci hanno trasferito a Better Shelter. Abbiamo paura a tornare per la strada.

Sono Vita e sono invalida. Ho subito un intervento di tracheotomia e non potendo lavorare, non mi posso permettere di affittare nemmeno una stanza, visto che le medicine che devo prendere le devo pagare tutte io e i soldi della mia minima pensione vanno in medicine. Per questo motivo mi sono trovata a vivere da tre mesi in questo centro.

Sono Daniele, ho 64 anni, a seguito della malattia di mia moglie, che era malata di tumore, per seguirla ho fatto dei ritardi a lavoro, e sono stato licenziato. Da un anno avevamo comprato casa e avevamo chiesto un mutuo, ma avendo perso il mio lavoro non ho potuto pagare e ho dovuto vendere casa. Da qual momento mi sono messo alla ricerca di lavoro e ho inviato 300 curriculum e non ho ricevuto risposta data la mia età. Ho trovato dei lavoretti saltuari, che credevo diventassero permanenti. Mi sono trovato con pochi soldi e sono finito alla Caritas. Purtroppo ho finito tutti i miseri risparmi che avevo e mi sono ritrovato senza nulla. Ora mi ritrovo accolto in questo centro della Croce Rossa che chiuderà a breve e non so come comportarmi, visto che l’unica soluzione per me sarà la strada.

Cara Sindaca Raggi, di storie come queste di noi che abbiamo preso l’iniziativa di scriverle ce ne sono tante. E’ stato sicuramente importante nei giorni di freddo a Roma trovare un ricovero. Ma ora che l’emergenza è finita non possiamo tornare a vivere per strada. Stando qui al centro della Croce Rossa molti di noi hanno avuto la possibilità di mettersi a cercare un lavoro. Se torniamo per strada il nostro tempo sarà dedicato a cercare di sopravvivere. Quello che vogliamo chiedere a lei e a tutta la città di Roma è di aiutarci proseguendo questa esperienza di accoglienza oppure trovando un’alternativa prima della chiusura del 30 aprile.

Se questo centro dovesse chiudere a partire dal 1° maggio saremo di nuovo per strada. E sarà nel giorno della Festa del lavoro. Quello che a molti di noi manca. Il nostro è un appello non per vivere assistiti dalla città, ma per darci il tempo di ricostruire la nostra vita. Ci sentiamo parte di questa città. Non vogliamo tornare ad essere invisibili.

Ci incontri o venga a trovarci alla Croce Rossa. Vedrà che insieme è stata creata una situazione che può funzionare per tutti. Non chiudiamola.

Grazie e aspettiamo una sua risposta.

Utenti dei Better Shelter

Barbara e Gabriella

Vita

Roberto

Massimiliano

Alfio

Daniele