Si avvicina il 73° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo e tutto il paese, da Nord a Sud, festeggerà con appuntamenti culturali, momenti istituzionali e feste di piazza. Per il 25 aprile, l’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia a Miliano ha indetto un corteo che raggiungerà piazza Duomo, mentre in tutte le iniziative territoriali sarà possibile firmare l’appello “Mai più fascismi”.
Un appello unitario – lanciato dall’ANPI, dai sindacati, da qualche partito e da molte associazioni – che parla chiaro:
“Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali.”
La società civile registra dunque la presenza di un riflusso di atti violenti indirizzati a chi viene considerato diverso o comunque non appartenente a una comunità. Un sintomo che va analizzato, soprattutto a livello locale, in ogni territorio e in ogni iniziativa pubblica in programma per le celebrazioni del 25 aprile.
Per capire quanto questo allarme sociale sia percepito a livello territoriale, abbiamo fatto qualche domanda all’Assessore alla cultura del Comune di Artena, l’avvocato Lara Caschera.
Assessore Caschera, per questo 25 aprile, ci saranno iniziative curate dal Comune di Artena?
“Per quanto riguarda il 25 aprile, il Comune di Artena, come negli anni precedenti, richiamerà l’attenzione dei cittadini sull’anniversario della Liberazione, attraverso l’apposizione di manifesti istituzionali.
Ci saranno iniziative patrocinate dal Comune?
“Non ci sono state richieste relative ad iniziative da patrocinare da parte del Comune di Artena. Vorrei sottolineare anche che, per quanto mi riguarda, cerco di curare il più possibile la memoria storica, con iniziative che coinvolgano le scuole. A titolo esemplificativo, ricordo quella del 31 gennaio, ospite la sig.ra Lia Levi, dal titolo “Artena per non dimenticare”, dove, attraverso il comune denominatore della condanna alla violenza, di qualunque forma e colore, abbiamo ricordato, insieme all’ospite di cui sopra, la Shoa, Le Foibe, il bombardamento di Santa Maria, facendo una digressione anche relativamente al 25 aprile. “
Cosa pensa, come assessore alla cultura, dell’intensificarsi di episodi di violenza perpetrati dalle nuove formazioni fasciste?
Come assessore alla cultura, ma, soprattutto, come cittadina italiana, ciò che penso in merito all’intensificarsi di episodi di violenza perpetrati dalle nuove formazioni fasciste, Le dico, apertis verbis, che, sono contraria ad ogni forma di violenza. Sono anche contraria all’uso, improprio, che si fa del termine fascista, che ormai non ha più ragione di essere, essendo stato sepolto da una guerra mondiale e dai padri fondatori della nostra costituzione, così come il termine comunista.
Li trovo anancronistici, e Le dirò di più, spesso usati solo per strumentalizzare situazioni che invece dovrebbero essere condannate da tutti. Come ho letto su noto quotidiano, l’illusione che esista una violenza sbagliata e un’altra giusta è una trappola fin troppo evidente, dacché rispondere alla violenza con la violenza serve solo a farla vincere. Ed è contrario alla nostra Costituzione che, seppur storicamente nata (anche) dalla lotta al regime dell’epoca, è andata oltre, ponendo le sue fondamenta su valori universali, e nel ripudio di ogni forma di violenza.
E concludo dicendole che credo fermamente nella nostra Costituzione ed ho talmente tanta fiducia nell’attuale Presidente della Repubblica, che è supremo garante dei valori fondamentali di questa nazione, che non penso la nostra nazione corra grandi rischi. Il rischio proviene solo da noi e da chi ancora pensa che ci siano delinquenti di serie A e delinquenti di serie B. I delinquenti sono delinquenti.
L’iniziativa dell’Arci Montefortino ’93
In un vicolo del centro storico di Artena c’è una lapide che recita:
“La Sera del 6 gennaio 1923 cade in questo luogo Ciafrei Federico. Padre esemplare, lavoratore instancabile. Assassinato vilmente dalle orde fasciste con furia belluina, togliendo ai figli il padre e all’amata lo sposo”.
Sette anni fa questa lapide versava in uno stato di abbandono, logorata dal tempo e dall’ incuria, fino a quando non ci ha pensato il circolo Arci Montefortino ’93 a recuperare la memoria di Federico Ciafrei.
“La mattina del 25 aprile alle undici poseremo una corona di fiori in ricordo di Federico Ciafrei, artenese assassinato dai fascisti locali. E’, per noi che l’abbiamo restaurata e riportata a vita, un momento importante in cui coniughiamo memoria e impegno nel presente.” Spiega Mino Massimei.
“In questi anni, oltre al restauro della lapide sita nel Centro Storico, abbiamo organizzato mostre a tema e concerti di tantissimi artisti del territorio.” Continua Francesco Fiacchi. “Insomma, un modo di far vivere questa data, il 25 aprile, alle nuove generazioni in modo ludico ma anche riflessivo. Sono stati anni appassionanti e ringraziamo ancora tutti gli artisti e i gruppi che hanno suonato per noi e tutte le persone che hanno attraversato le nostre iniziative. In questa fase, cosi confusa, c’è ancora molto bisogno di questa data e di uomini e donne che resistono alla furia dei tempi. Buon 25 aprile”
Il Comune di Artena non ha in programma nessun tipo d’iniziativa per il 25 aprile. Sarà l’associazionismo locale ad organizzare un momento pubblico. Negli anni passati, alla posa della corona per Federico Ciafrei ha partecipato anche il Sindaco di Artena e qualche consigliere comunale, per lo più esponenti dell’opposizione. Per anni la lapide che ricorda un atto perpetrato dalla violenza fascista locale è stata soggiogata dalle erbacce, invece da quando è stata restaurata, deve fare i conti con l’oblio e con quel virus della violenza fascista che, come scrisse nel 1945 il reporter americano Herbert Matthews , non è stato ucciso con la morte di Mussolini e dei gerarchi. Il bacillo continua a vivere in altre forme, cercando anche di liberarsi del 25 aprile.