A Ceprano, il 22 giugno 2018, proseguirà il processo partecipativo per il recupero del bacino idrografico del fiume Sacco e dei territori della valle con l’insediamento della Segreteria tecnico organizzativa, costituita da esperti, indicati da ognuno dei firmatari – soggetti istituzionali e sociali – del Manifesto di intenti.
Sono state convocate le realtà territoriali, pubbliche e private, e le Amministrazioni comunali della provincia di Roma e Frosinone (Anagni, Arce, Artena, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Colleferro, Falvaterra, Ferentino, Frosinone, Gavignano, Morolo, Paliano, Pastena, Patrica, Pofi, Segni, Sgurgola, Supino, Valmontone, Acuto, Carpineto Romano, Fumone, Piglio Serrone).
Il contratto di fiume è frutto di un lungo iter che porterà a pianificare gli interventi e poi ad attuare il concreto risanamento dello stato di qualità delle acque del fiume Sacco. Esso può divenire un’iniziativa strategica fondamentale, trasformando il Sacco da veicolo di inquinanti delle matrici ambientali – così ridotto dall’incuria e da sciagurate politiche di sfruttamento industriale del territorio – a cuore pulsante del nostro patrimonio naturale.
Perché con questo strumento volontario e facoltativo, che hanno scelto di darsi i soggetti istituzionali e sociali del territorio, si sta progettando il recupero di un capitale naturale inestimabile, in grado di trasformare positivamente la pessima condizione ambientale e sanitaria del territorio, anche e soprattutto in termini di salute pubblica, come già avvenuto in altre regioni o comprensori.
Infatti, i contratti di fiume sono iniziative ormai codificate ed avviate a livello europeo, sulle quali si concentrano interventi ed anche fondi, risorse finanziare ed investimenti.
Con il contratto di fiume non si ci limita alle bonifiche ed al risanamento idrogeologico –indispensabili e urgenti per lo stato del bacino del Sacco perimetrato dal 2005 come SIN (Sito di Interesse Nazionale) – ma si declina un modello di gestione del capitale naturale che recupera funzioni, attività, potenzialità del territorio, ricchezze locali.
L’altra innovazione è costituita dal fatto che al contratto di fiume lavoreranno e hanno un ruolo attivo non solo gli enti pubblici competenti ma anche comitati e associazioni e quindi direttamente i cittadini. Le scelte, i contenuti e gli interventi saranno il frutto di un percorso partecipativo strutturato e costante, di una condivisione che è parte integrante di tutto l’iter.
Al contratto di fiume possono aderire, oltre ai promotori, i vari attori territoriali perché una delle sue finalità è il coinvolgimento e accrescimento dei sostenitori nella comunità locale.
Un punto fondamentale per la rinascita dell’area, avendo scelto un modello di sviluppo delle attività produttive sostenibile e compatibile con il contesto territoriale, è la liquidità di fondi.
Al primo passo organizzativo che si sta realizzando si deve ora associare quello economico: la Regione Lazio deve dimostrare responsabilità mettendo a disposizioni risorse congrue, dando in tal modo concretezza agli sforzi fin qui compiuti dai promotori, e dando altresì prova che vuole lasciarsi alle spalle i tanti progetti inattuati.
Nel bilancio e nella legge di stabilità 2018 approvati all’inizio di giugno tuttavia non risultano appostate specifiche risorse – neanche per un importo simbolico – a favore del contratto di fiume e questa “dimenticanza” della Regione Lazio deve essere recuperata e reclamata dai promotori nelle prossime misure finanziarie per non rallentare il lungo e serio lavoro che ci ha portato fino a questo punto.
Ina Camilli, rappresentante del Comitato Residenti Colleferro.