Calcio L'Editoriale

Frosinone, l’orgoglio di appartenere ad una grande famiglia

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I tifosi cantano, la squadra ringrazia. Non con le parole ma sul campo. La sintesi di Milan-Frosinone sta tutta nel coraggio mostrato da un popolo che non si è mai voluto arrendere all’evidenza dei numeri, nonostante la cocente delusione per quanto successo appena una settimana prima.

Se l’addio alla serie A sarà reale, non poteva esserci un modo migliore per congedarsi dal grande calcio. La “Scala” di Milano ha conosciuto Frosinone e il Frosinone: duemila anime pronte a far sentire la loro voce dagli spalti e undici Leoni che sfiorano un’impresa epica, da tramandare di generazione in generazione.

Un pomeriggio di pura emozione, come forse mai era accaduto in tutto il campionato, suggellato da tre gol che hanno rinsaldato – semmai ce ne fosse il bisogno – l’orgoglio di essere ciociari e l’amore incondizionato verso una squadra che ha toccato il cuore dei suoi sostenitori.

Un carico di adrenalina tale da far (quasi) dimenticare anche l’ennesimo episodio arbitrale dubbio di un’annata – in questo caso si – assolutamente da cancellare per quanto riguarda il rapporto con le giacchette nere, visto che il tocco di mano di Pryyma, sanzionato con la massima punizione quando il match era già entrato nella fase di recupero, è parso quantomeno suscettibile d’interpretazione.

Un episodio che toglie altri due punti ad una classifica già di per sé drammatica ma – è bene sottolinearlo – ancora non definitiva. Il miracolo che sarebbe servito nelle scorse settimane si è trasformato in utopia: la passione con la quale questi giocatori hanno onorato la maglia merita però un commiato all’altezza della storia recente.

Quella con il Sassuolo sarà l’ultima partita di serie A nel vecchio e glorioso Matusa ed è giusto viverla con il massimo dell’impegno e della partecipazione, lasciando da parte tutti i possibili calcoli legati alla classifica. Al 90’, se l’aritmetica sancirà l’amaro verdetto, siamo sicuri che la grande famiglia della Nord saprà stringersi attorno ai suoi ragazzi e fare quadrato, assorbendo la delusione e trovando subito le basi per ripartire di slancio.

Se poi la fiammella della speranza dovesse rimanere accesa, allora perlomeno si concretizzerebbe uno degli obiettivi auspicati sin dall’inizio della stagione: quello di arrivare ancora in corsa fino all’ultima giornata di campionato. Un sogno che va alimentato, se non altro perché il bello del calcio sono proprio le favole e il freschissimo capitolo scritto dal Leicester di Ranieri ci insegna proprio a credere negli eventi anche quando appaiono impossibili.

È questa la pagina con la quale preferiamo chiudere una settimana memorabile per gli amanti dei colori giallazzurri, sublimata anche dallo splendido gesto di Federico Dionisi, che non appena ha siglato il terzo gol ai rossoneri si è sfilato la maglia dedicando la rete all’amico Piermario Morosini, scomparso tragicamente quattro anni fa durante il match tra Pescara e Livorno. Questi sono pensieri che rendono nobili gli uomini, prima che i calciatori. Al contrario delle provocazioni che si mischiano superficialmente con la storia, penetrando una ferita che rimarrà sempre aperta fino a sfociare nella più bieca ignoranza di ciò che è successo in un passato quanto mai vivo nella memoria collettiva.