Inchieste

I padri separati sono i nuovi poveri: il 66,1% cade in assoluta miseria

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Una vera e propria piaga sociale quella dei padri separati che, dai dati diffusi dalla Caritas, rappresentano i nuovi poveri in Italia. Secondo le statistiche della Caritas, i padri separati e divorziati rappresentano oltre il 46% dei poveri. Padri costretti a dormire in macchina, a mangiare alla mensa della Caritas o a dividersi in più lavori per riuscire ad arrivare alla fine del mese e mantenere la famiglia, attraverso l’assegno mensile che viene dato al genitore affidatario, rappresentato nella stragrande maggioranza dei casi dalla madre. Il 66,1% dei separati, secondo il Rapporto Caritas 2014, non riesce a provvedere alle spese per i beni di prima necessità. Un dato allarmante che dovrebbe portare a rivedere le sentenze di separazione, profondamente ingiuste e a favore solo del genitore affidatario.

Per l’Associazione CODICI, che si è sempre battuta per l’affido condiviso e la bigenitorialità, affiancando i numerosissimi casi di padri che si sono rivolti all’Associazione per vedere riconosciuto il loro ruolo nelle decisioni nella vita familiare, la situazione ad oggi è drammatica.

La causa di questa emergenza sociale va rintracciata nelle sentenze dei Tribunali e, dunque, nelle decisioni dei Giudici, che fanno finire i padri sul lastrico in fase di separazione: le sentenze sono incredibilmente sproporzionate a favore delle madri (in Italia nel 92-97% dei casi il figlio viene affidato alla mamma) e ogniqualvolta un padre si ritrova a dover partire da zero, a dover lasciare la casa e a sostenere le spese per il mantenimento dei figli, viene impoverito e diventa a rischio indigenza.

L’Associazione CODICI chiede a gran voce ai Giudici di rivedere le ragioni che portano ad una evidente sproporzione nei casi di separazione, che si concludono con il collocamento dei figli quasi esclusivamente presso la madre, la quale in pratica può usufruire di un altro stipendio, mentre mette seriamente a repentaglio il destino dei padri, sempre più impoveriti e fragili di fronte alla decisione della magistratura.

“La nuova emergenza sociale è rappresentata dall’impoverimento di quei padri che restano soli dopo la separazione e la colpa è dei Giudici che riducono in stato di povertà, in maniera cosciente e consapevole i padri separati” – questa l’affermazione del Segretario Nazionale di CODICI Ivano Giacomelli, che porta all’attenzione i dati dei Tribunali italiani nelle cause di separazione in Italia.

“Come emerge da un’analisi condotta da CODICI, confermata dalla Corte d’Appello di Roma e dall’ISTAT – ricorda Ivano Giacomelli – secondo i dati emersi sulle sentenze dei vari tribunali italiani, il peggiore è quello di Roma, in cui nel 97,2% dei casi di separazione, i figli vengono assegnati alla madre. Una situazione completamente capovolta a favore della madre, che ha come immediata conseguenza quella di portare sempre più la figura paterna ad essere relegata a mero sfondo nella vita dei figli” commenta il Segretario Nazionale di CODICI.

Per far fronte a questo dramma, stanno nascendo strutture in tutta Italia dedicate all’accoglienza dei padri che non hanno un posto dove condividere il proprio tempo libero con i figli e spesso non riescono ad affrontare le spese della separazione, sintomo di un sistema giuridico che mette in grande difficoltà questa categoria, senza guardare alle necessità dei padri che devono recuperare la loro dimensione e dignità.

Dal canto suo, l’Associazione CODICI, consapevole dei tantissimi padri separati che continuano a segnalare comportamenti scorretti nei loro confronti da parte delle ex mogli o dei Tribunali, ritiene responsabili i Giudici di questa problematica e continuia a offrire la sua assistenza legale e psicologica. L’obiettivo dell’Associazione Codici, che ha una forte vocazione a tutela dei cittadini, è quello di offrire sostegno ai genitori che vivono situazioni di questo tipo, con iniziative ad hoc come la Campagna “Voglio Papà”.

Per contattare lo sportello legale è possibile telefonare al numero 06.5571996, oppure inviare una mail all’indirizzo [email protected].