Cronaca

Roma: usura, estorsioni e truffe, sequestri per 11 milioni euro

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Dalle prime luci dell’alba, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale capitolino, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, truffa aggravata ai danni dello Stato, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di prevenzione patrimoniale.

Contestualmente le Fiamme Gialle stanno dando esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal medesimo G.I.P., relativo a beni immobili e società per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro.

L’operazione – denominata “TERZA ETÀ” in quanto uno dei settori di reinvestimento dei proventi illeciti dell’organizzazione criminale era rappresentato dalle “strutture protette per anziani” – trae origine da una pregressa attività investigativa che, nel settembre 2017, aveva portato alla cattura, tra gli altri, del pregiudicato N.M., figlio del noto Enrico, storico cassiere della “banda della Magliana”.

Nel corso di quelle indagini era emerso che un faccendiere del N., trovandosi in difficoltà economiche e dovendo restituire a terzi rilevanti somme di denaro, si era rivolto ad un congiunto, L.M., allo scopo di ottenere un prestito.
Gli approfondimenti sulla figura del L., delineandone la caratura delinquenziale e le importanti relazioni nel mondo criminale, hanno evidenziato l’esistenza di un autonomo e strutturato sodalizio al vertice del quale, oltre al predetto, vi era il padre L.M., e che poteva contare su numerosi altri affiliati.

Le attività investigative eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia economico – finanziaria della Capitale, sostanziatesi in intercettazioni, pedinamenti, appostamenti e meticolosi accertamenti economico-patrimoniali, hanno rivelato come la famiglia L. (M. e i figli M. e G.), coadiuvata dagli indagati M.D., L.A.M., D.V.D. e H. E. (tutti destinatari degli odierni provvedimenti di cattura), grazie alla disponibilità di ingentissimi capitali, fossero dediti a sistematiche e abusive operazioni di finanziamento nei confronti di un’ampia platea di soggetti, per lo più imprenditori in gravi difficoltà economiche, ricorrendo in alcuni casi a violenze o minacce onde ottenere la restituzione delle somme elargite o appropriandosi coattivamente di beni dei debitori a parziale storno dei crediti vantati.

I tassi medi applicati oscillavano tra il 90% ed il 180% annuo – di qui la loro natura usuraria – con punte del 570%.
Ad aggravare lo stato di sudditanza psicologica delle vittime contribuiva il profilo delinquenziale dei capi, L. M. ed il figlio M.: entrambi di origine campana ma trapiantati nel comune di San Cesareo (RM), oltre ad avere collegamenti – per il tramite del sodale H. E., detto Giovanni lo zingaro – con esponenti del clan dei CASAMONICA, sono stati indicati da alcuni collaboratori di giustizia come appartenenti ovvero contigui ad ambienti della criminalità organizzata partenopea. In particolare, L.M. è stato citato quale soggetto organico alla Nuova Famiglia, capeggiata dal noto M.Z. detto u’ pazz, storico “cartello di famiglie della camorra” nato in contrapposizione alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele CUTOLO.

In proposito, le indagini del G.I.C.O. hanno confermato che L.M. era in contatto diretto con Pasquale ZAZA, nipote di Michele u’ pazz, con il quale ha condiviso importanti progettualità “imprenditoriali”.
Nel medesimo ambito, L.M. ed il fratello G. (quest’ultimo destinatario della misura dell’obbligo di presentazione alla P.G.) sono stati indicati quali soggetti dediti a strutturati traffici di droga sull’asse Napoli-Roma, sotto la direzione della zia, L.C., alias “LADY COCAINA”, attualmente detenuta in relazione a plurime condanne definitive per traffico di stupefacenti e porto e detenzione di armi, oggi destinataria di un nuovo ordine di arresto.

La donna, sebbene in carcere, come dimostrato dalle odierne investigazioni, è risultata tuttora attiva nel settore ed intenzionata a dare vita a un’autonoma “piazza di spaccio” nella Capitale.
E’ stata accertata la disponibilità occulta, in capo alla L., di un immobile sito a Palestrina (RM), acquisito con proventi del narcotraffico e solo formalmente intestato ad una congiunta.

E’ emerso che il gruppo criminale reinvestiva sistematicamente i proventi delle attività delittuose in variegati settori dell’economia legale, ricorrendo anche a frodi fiscali quale fonte di finanziamento illecito.

Sul punto, ha svolto un ruolo fondamentale la professionista L. . M., organica al sodalizio e destinataria del provvedimento cautelare degli arresti domiciliari, consulente fiscale in grado di individuare i soggetti cui attribuire, di volta in volta, la formale titolarità giuridica dei compendi aziendali riconducibili all’organizzazione.
I finanzieri hanno svelato il sistematico ricorso a compiacenti teste di legno, utilizzate per la gestione di imprese attive nel commercio di autovetture e nel settore delle strutture ricettive per anziani, sottoponendo a sequestro preventivo due “strutture protette”, riconducibili al pregiudicato L.M. e site a San Cesareo (RM), di cui una operativa e una destinata ad essere inaugurata a breve.

Le indagini, inoltre, hanno dimostrato la riconducibilità al sodalizio di una lussuosa struttura alberghiera ubicata nel centro di Praga, anch’essa sottoposta a sequestro, per la cui esecuzione sono in corso attività rogatoriali.

I beni oggetto di sequestro preventivo sono i seguenti:

a) quote sociali, capitale sociale e intero patrimonio aziendale di 9 società di capitali – di cui una di diritto estero – e 2 ditte individuali, nonché una quota maggioritaria di una società consortile, attive nei settori del “commercio autoveicoli”, “intermediazioni finanziarie”, “commercio di prodotti petroliferi”, “commercio all’ingrosso di prodotti vari”, “ristorazione”, “alberghiero” e “assistenza sociale residenziale”;

b) tre immobili siti in San Cesareo (RM) e Palestrina (RM);
per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro.

Contestualmente all’esecuzione delle citate misure personali e reali, sono in corso di esecuzione 30 perquisizioni in provincia di Roma, Latina e Napoli, con l’impiego di oltre 150 Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma ed il supporto dei Reparti competenti per territorio.