La città di Colleferro, come risaputo, risulta una delle realtà maggiormente inquinate d’Italia, vittima di disagi ambientali protratti da decenni. Una storia di diritti violati, di scelte industriali che hanno condotto un territorio a ritrovarsi malato; una storia di connivenze tra potere politico e potere economico, retta sull’ennesima richiesta di scegliere fra lavoro e diritto alla salute. Un caso come altri nel nostro Paese, in cui i Cittadini scontano l’ignavia della politica e delle istituzioni, che non hanno saputo opporsi ad atteggiamenti troppo “spregiudicati” di aziende senza scrupoli che, per alimentare i propri business, hanno immolato il bene della collettività per mero profitto.
Il quadro attuale è frutto di decenni di indirizzi e di scelte, che ancora oggi gravano su questi territori: indirizzi e scelte che nel tempo hanno favorito la realizzazione di due inceneritori, una discarica, una centrale termoelettrica del tipo “Turbogas” da 40 MW, che invece sarebbe dovuta essere della potenza elettrica di 10 MW, come la vecchia centrale termica della SNIA-BPD che andava a sostituire.
Nonostante tutti i buoni propositi professati dalla classe politica fino ad oggi, nessuno ha mai proposto e ipotizzato un risanamento ambientale e urbano che, bypassando la monocultura industriale, facesse di tali aree un incubatore di progetti di riconversione industriale e di Green-Economy. Ci si è nascosti dietro l’illusione delle entrate nelle casse comunali dei proventi dei benefit per il ristoro ambientale, giustificando tramite questi introiti una presunta vocazione di Colleferro a incarnare una “Waste City”, città dei rifiuti; lasciando di fatto spazio a logiche del profitto e dimenticando le più elementari regole di tutela della salute e sicurezza, di ambiente e popolazione.
L’attuale amministrazione, ragionando in tale direzione, ha sempre seguito i principi finto-ambientalisti “Rifiuti Zero“-“Zero Waste“, politica sostenuta in Italia proprio dal PD, la medesima politica proposta per la Regione Lazio dalla parte politica colpevole della pesante assenza di un Piano rifiuti, che potrebbe togliere libertà a speculazioni e scelte industriali deleterie per i cittadini.
La stessa filosofia, che in ogni modo stiamo cercando di combattere, si cela dietro il nuovo consorzio dei rifuti che vede Colleferro capofila: soluzione paventata come unica alternativa necessaria e sostenibile, ma che in realtà temiamo nasconda logiche di profitto sui rifiuti che andrà a lavorare, in un’ottica speculativa a solo beneficio degli enti consorziati.
Il nuovo consorzio ingloberà la discarica di Colle Fagiolara, che non chiuderà nel 2019 come tanto sbandierato dal sindaco Sanna, e per la quale non è ancora chiaro chi pagherà il “capping” finale e la gestione post mortem del sito. L’impiantistica prevista a supporto delle attività si baserà su quattro impianti di taglia talmente elevata da lasciar chiaramente intendere l’intento speculativo di tale piano: a fronte di un bacino di utenza del consorzio pari a 55.000 abitanti, si intende lavorare una quantità di matrici prodotte da c.a. 250.000 cittadini.
L’intento appare quello di realizzare un vero e proprio business sui rifiuti, in un contesto che probabilmente vedrà l’immondizia arrivare da zone esterne rispetto all’area di utenza dei comuni del Consorzio.
Ma l’aspetto più impattante che ci lascia basiti, in quanto previsto su una realtà che da anni lotta per sopravvivere proprio a causa di un eccessivo inquinamento da inceneritori, risiede nella scelta del tipo di impianto per il trattamento dell’umido: una lavorazione anaerobica con produzione di BIOGAS/BIOMETANO, cui seguirà la creazione e la vendita di un pessimo ammendante compostato.
Il consorzio genererà un movimento di investimenti industriali che inciderà pesantemente sulla collettività in termini di inquinamento, insistendo su una zona ampiamente compromessa dal punto di vista ambientale. Investimenti che alimenteranno come linfa vitale le vecchie logiche di profitto che hanno lucrato per troppi anni sulla pelle di Colleferro e delle aree limitrofe.
Prendiamo atto con stupore di come le associazioni locali, che da anni si ergono a paladine di questo territorio, risultino latitanti nel denunciare e nel porre l’attenzione sul fulcro del problema. Mancanza di attenzione e di pressione che lascia i sindaci liberi di operare senza che l’opinione pubblica percepisca il pericolo che stiamo correndo.
Il MoVimento 5 Stelle non avrà timore a condurre ogni tipo di battaglia per scongiurare il quadro descritto. Ci impegneremo, come sempre, a lottare per ergere il bene pubblico a valore portante dell’azione politica e amministrativa.
Restiamo a fianco dei Cittadini e delle Comunità che, quotidianamente, vivono in modo diretto situazioni di così grave criticità.
Portavoce, MeetUp e Gruppi Locali di:
Anagni – Artena – Carpineto Romano – Cave –
Colleferro (città capofila del Consorzio) –
Gavignano – Genazzano – Olevano Romano –
Paliano – Valmontone – Zagarolo