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Ama punta alla riaccensione degli inceneritori di Colleferro. Legambiente e Rifiutiamoli: “Strategia grave e irresponsabile”

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Colleferro, inceneritori

Mentre le strade della Capitale sono piene di rifiuti, i TMB stracolmi e il ciclo virtuoso dei rifiuti non esiste ancora, Ama chiede la riaccensione dell’inceneritore di Colleferro per smaltire l’immondizia romana.

“Sulla gestione dei rifiuti il Comune di Roma, irresponsabilmente, non vuole discariche e inceneritori ma continua a mandare tutto in questo tipo di impianti e ora si chiede anche la riaccensione dei termovalorizzatori di Colleferro: il tutto senza indicare alcun luogo entro il Gra per il nuovo piano regionale dei rifiuti, dove poter inserire impianti di gestione. – dichiara Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – Il Campidoglio parla bene dicendosi per la strategia Rifiuti Zero e contro inceneritori e discariche con tutto quello che la sindaca Raggi e l’assessore Montanari hanno dichiarato in questi anni ma con gli atti concreti fa l’esatto contrario: non estende il porta a porta a sufficienza per aumentare le materie da riciclo, usa i TMB stipandoci qualunque tipo di rifiuti, invia un milione di tonnellate annue di rifiuti verso inceneritori e discariche e ora chiede di riaccendere linee di incenerimento a dispetto di comunità intere in rivolta contro questa evenienza, compreso un presidio di associazioni e cittadini che da oltre un anno monitora è ferma i mezzi che arrivano a Colleferro per dar vita al revamping dei termovalozzatori. A Roma ci si riempie la bocca di annunci rifiuti zero ma se vuol dire che la monnezza raccolta va esclusivamente fuori dal Gra, contrasteremo con forza una strategia irresponsabile sia verso i cittadini della capitale continuamente piena di rifiuti non raccolti sia verso i cittadini del Lazio che continuano a rischiare di ricevere nei propri territori la monnezza romana”.

“La soddisfazione con la quale, il 23 luglio 2018 abbiamo accolto la determina regionale in cui si evidenziava la gara deserta per la cessione delle quote di Lazio Ambiente SpA, era accompagnata dalla consapevolezza del pericolo di un colpo di scena sempre possibile fino alla pubblicazione di documenti ufficiali che attestino la definitiva chiusura degli inceneritori di Colleferro, impianti che rappresentano l’asset principale della società”, dichiarano i rappresentati del Movimento Rifiutiamoli di Colleferro.

I tempi di reazione del management stavolta sono stati brevi, come riportato nell’articolo pubblicato dall’Agenzia DIRE del 2 agosto 2018, a firma di Marco Tribuzi. Il giornalista riporta alcuni passaggi dell’assemblea dei Soci di EP Sistemi, 60% di Lazio Ambiente SpA e 40% AMA SpA, proprietari di una delle due linee di incenerimento di Colle Sughero.

Ebbene AMA SpA si lancia in avanti, raccogliendo il consenso dei soci, e quindi anche del delegato della Regione Lazio, e chiede che per l’impianto in comproprietà si proceda celermente con il Revamping. Le motivazioni addotte sono le stesse dello scorso anno, sebbene se ne aggiungano alcune inaspettate e significative.

Ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, che siamo ancora in attesa della definizione del piano regionale dei rifiuti, e sono sotto gli occhi di tutti le criticità di Roma Capitale in merito alla gestione dei rifiuti. Roma ha una difficoltà endemica per lo smaltimento di rifiuti. Nel tempo è riuscita a procurarsi delle soluzioni alternative con il conferimento in altre Regioni e addirittura all’estero.
Nel frattempo però l’impiantistica prevista è sempre la stessa, con gli impianti di TMB di Rocca Cencia e Salario perennemente al collasso.

Attualmente sono in iter di approvazione regionale due impianti di compostaggio, quindi per il trattamento della frazione umida della raccolta differenziata, che però non spostano l’asse dell’emergenza in quanto è il rifiuto indifferenziato a creare i maggiori problemi. La raccolta differenziata a Roma è ferma al 44%, ben lontana dunque dai requisiti minimi del 65%; da tempo ci sono treni carichi di rifiuti, originariamente destinati al conferimento in Austria, che restano fermi sui binari al Salario con evidenti problemi. Si moltiplicano le denunce degli abitanti delle zone circostanti per gli insostenibili problemi legati agli aspetti odorigeni provenienti dagli impianti e la costrizione a vivere con finestre chiuse anche in questa torrida estate. Una situazione esplosiva, che AMA SpA vuole risolvere e lo fa riproponendo l’utilizzo degli impianti di Colleferro come soluzione unica, in netto contrasto con i propositi politici di Roma Capitale.

AMA SpA informa il suo socio regionale di EP Sistemi dei seri problemi con la Corte dei Conti per il mancato revamping, vista anche la ricapitalizzazione finalizzata di 3,5 mln di euro da parte della Regione Lazio e di 2,6 mln di euro da parte di AMA SpA.

Inoltre quest’ultima ha in capo anche una fidejussione da 11 mln di euro che sarebbe costretta a restituire. Insomma un bel capitale economico che andrebbe in fumo con la possibilità che siano gli stessi dirigenti a doverne subire le spese.
Il punto fondamentale dal punto di vista economico per AMA è un ragionamento sui costi che proveremo a rendere comprensibile.

Le società gestori dei TMB quando conferiscono il CDR all’incenerimento pagano una tariffa, differente per ogni impianto e determinata dalla Regione Lazio secondo calcoli complessi che prevedono anche l’ammortamento degli investimenti. A Colleferro fino a quando è stato possibile si pagava poco meno di 80 euro a tonnellata. AMA SpA per nome dei sui due impianti romani per portare rifiuti altrove, Abruzzo, Emilia Romagna, Austria, si è trovata a dover pagare anche 200 euro a tonnellata inclusi i costi di trasporto. Anche se è fuori dubbio che il nuovo investimento su Colleferro preveda una rimodulazione della tariffa che verrebbe ammortizzato dagli introiti derivanti dalla quota del 40% in possesso di AMA SpA, immaginiamo quanto possa essere il rientro economico di questa società.

In un sol colpo AMA SpA risolverebbe il problema dei rifiuti di Roma Capitale, allenterebbe la morsa economica della società, eviterebbe la mannaia della Corte dei Conti. In questo contesto, in attesa del verbale definitivo dell’assemblea dei soci di EP Sistemi, si riaffaccia il pericolo revamping e ciò ci induce a prendere le dovute contromisure.
Il presidio del movimento Rifiutiamoli si appresta a raggiungere i nove mesi di attività, nell’arco di un anno ben tre manifestazioni cittadine che hanno visto la Valle del Sacco mobilitarsi, numerose iniziative a supporto. Il territorio ora si trova di nuovo a fronteggiare il nuovo pericolo, il movimento garantirà una informazione adeguata e proporrà forme di partecipazione a tutti i cittadini.

Saremo pronti a fronteggiare il nuovo pericolo. Il territorio si domanda se le necessità economiche possano ancora prevalere sul diritto alla salute perpetuando i danni subiti nel passato e quelli del futuro quantificati come impatti sanitari, in un’area già provata da una crisi socio-economica-ambientale per la quale concentrare le energie deve essere l’unico imperativo da parte dei cittadini e degli Enti locali.

Chiariamo che le necessità economica di AMA, come di tutto l’ attuale sistema di gestione dei rifiuti, derivano dalla mancanza di una svolta radicale, rinviando investimenti e pianificazione necessaria scaricandone i costisulla salute dei cittadini.

Pertanto chiediamo con forza alle Amministrazioni del territorio e ai rappresentanti eletti in parlamento, di qualsiasi schieramento politico, di farsi carico di verificare l’essenza delle richieste di EP Sistemi e, se fossero confermate, di prendere i dovuti ed indifferibili provvedimenti di contrasto.

Il Presidio Rifiutiamoli continuerà a fare la sua parte.
La Valle del Sacco non dorme più.