Nelle aree coltivate ad orzo a livello globale ed in particolare in alcune zone del mondo come Usa e Mar Nero si stanno verificando nuovi momenti di tensione a livello dei mercati locali. Prova ne sono le ultime fiammate dovute alla perdurante siccità nel corn belt americano e del progressivo peggioramento delle condizioni agronomiche.
In un cocktail esplosivo la previsione di rese inferiori alla media si è aggiunta a quanto già ormai digerito dai mercati agricoli e all’incertezza derivante dalla crisi mondiale. Nelle ultime settimane lo scenario è decisamente mutato sia nelle stime produttive mondiali, sia dei consumi granari che, per la seconda volta negli ultimi cinque anni, superano anche se di poco i raccolti ciò interessando il prezzo della bevanda. Ciò significa che il prezzo della birra americano salirà, anche se non si sa di quanto, data la scarsità dell’ingrediente principale della birra, l’orzo.
Le autorità statali del Montana, conosciuta come la “Capitale Mondiale del Barley”, hanno dichiarato che il clima avverso, caratterizzato da scarse precipitazioni ha causato la moria del 50% delle piante mentre una parte hanno vegetato in maniera stentata ed in alcuni casi all’ingrossamento delle gemme non è seguito il germogliamento di tutta o parte della pianta. Per fare la birra, è tollerata tra l’1 e il 2% di germinazione. Secondo gli agricoltori della regione, hanno perso fino al 65% delle colture. L’orzo rovinato probabilmente finirà per essere utilizzato come alimento per animali, che porterà enormi perdite agli agricoltori della regione.
In Europa, a causa di questo calo della produzione di malto, il prezzo dei cereali potrebbe aumentare del 20%. Un altro componente della birra, il luppolo ha anche sofferto per la mancanza di precipitazioni. “Se il prezzo del malto aumenta del 20%, arriviamo a una perdita del 2% sul prezzo della birra. Un aumento del prezzo della birra è quindi giustificato”, afferma Alain De Laet, capo del birrificio Huyghe (Melle , Fiandre orientali), uno dei dieci più grandi in Belgio.
Ciò non significa che tutti i birrai aumenteranno i loro prezzi o che l’aumento sarà necessariamente del 2%. “Aumenteremo i prezzi”, afferma il capo di Huyghe, noto per i suoi marchi Delirium Tremens. “Chiunque non aumenti i prezzi, perderà rendimento”.AB InBev, il più grande gruppo birreria al mondo, non menziona aumenti di prezzo in questa fase. “Ma quello che possiamo dire è che il prezzo dell’orzo sta salendo, e questo sta avendo un effetto su tutti i giocatori”, ha dichiarato alla stampa. Ancora una volta, la questione dell’aumento improvviso dei prezzi delle materie prime e delle derrate alimentari comporta inevitabili conseguenze per i consumatori anche a causa delle speculazioni senza controllo che si verificano nei mercati globali sui quali, viene dimostrata l’assenza di qualsiasi regola che possa calmierare le fluttuazione. Non ci resta, dunque, che aspettare quello che accadrà sui prezzi della birra anche nel Nostro Paese, anche se confidiamo che le imprese italiane possano parare i colpi per una bevanda che non può mancare nei nostri locali e nelle nostre case.
Giovanni D’Agata