Gli operatori del comune di Teheran hanno tagliato un lembo dell’orecchio di un bambino, perché lo hanno trovato a recuperare nella spazzatura oggetti di vario genere, soprattutto di plastica, per poi rivenderli. Al ferito, trasportato in Ospedale è stata diagnosticata una “ferita da taglio con amputazione del padiglione auricolare sinistro”. Il comune di Teheran ha rilasciato una dichiarazione sull’incidente e ha chiesto ai cittadini di fornire informazioni sul bambino al fine di trovarlo e aprire un’inchiesta sul caso.
Intanto, un video postato su Facebook sta suscitando molte polemiche e facendo il giro del web e mostra il bambino che sta parlando con un giornalista dell’incidente, mentre racconta che i dipendenti del comune nella zona 3 di Teheran gli hanno tagliato un orecchio con un “codice” perché lo hanno trovato a guardare nella spazzatura. Vari media iraniani con l’occasione, hanno pubblicato immagini di bambini che lavorano nella raccolta dei rifiuti, un fenomeno diffuso che anche i funzionari nel sistema riconoscono. In questi luoghi, si formano vere e proprie squadre di lavoro, composte in molti casi da donne e bambini, che grazie a questa enorme quantità di spazzatura riescono a sopravvivere. Come? Recuperando oggetti di vario genere per poi rivenderli a grosse aziende per il riciclo o in mercatini rurali per il riutilizzo. Non manca neppure chi recupera rifiuti organici per cibarsene.
Ed è così che lo spreco sfrenato di pochi diventa sostentamento primario per altri, in una logica perversa che trasforma il vizio consumistico in opportunità. Ilham Fakhari, capo del comitato per gli affari sociali del consiglio municipale di Teheran, ha affermato che gli appaltatori comunali della capitale stavano usando i bambini per raccogliere rifiuti con bassi salari e condizioni di lavoro difficili. L’Iran, è in uno stato di recessione economica e inflazione in seguito al collasso della valuta, con l’amministrazione statunitense che ha imposto sanzioni economiche a Teheran, ritirate da molte compagnie, in particolare quelle energetiche e petrolifere. L’Iran è stato testimone di importanti manifestazioni contro il regime dei mullah come protesta per la crisi economica.
Nel mondo sono milioni i bambini che vivono (ammesso che questo possa essere chiamato “vivere”) in questo modo. Come a Teheran. Qui dove la situazione economica ha raggiunto un punto critico, i bambini senza cure mediche, malnutriti e senza un futuro cercano di sopravvivere rovistando nella spazzatura per trovare qualcosa da mangiare. L’isolamento economico ha causato una grave carenza di risorse e un aumento vertiginoso dei prezzi dei beni di prima necessità. E allora, i bambini cercano tra i rifiuti. Consapevoli di rischiare ogni giorno di morire, per l’aria che respirano, l’acqua che bevono e il resti di cibo che mangiano. O, a volte, sepolti dalla frana dei rifiuti su cui stavano scavando.
Giovanni D’Agata