Cinema

I The pills esordiscono sul grande schermo con Sempre meglio che lavorare

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Il 21 gennaio uscirà nelle sale Sempre meglio che lavorare, il film d’esordio del trio di youtubers The Pills. Il titolo non lascia scampo a difficoltà di interpretazione e il tema del lavoro (e della poca voglia di lavorare) ruota al centro della pellicola. L’ironia è tagliente ed efficace. A primo impatto si può pensare che la loro goliardia metta in cattiva luce i giovani italiani, poiché ogni nuovo fenomeno emergente dell’industria culturale italiana vede portarsi dietro questo fardello. Non si professano portavoce di un’intera generazione, bensì si divertono a ironizzare su alcune problematiche che i trentenni di oggi affrontano nel loro quotidiano.

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Si sa, l’esordio al cinema è un banco di prova non indifferente. A fallire l’impatto sono stati in molti e tra i più recenti annoveriamo Maccio Capatonda e per gli autori di Boris – il film. In questi casi, ottime serie tv per entrambi (per Maccio anche buone recensioni per le collaborazioni televisive e i filmati su Youtube), ma esordio poco convincente. E per i The Pills? L’attesa è tanta, ma sembra che non abbiano cambiato il loro format. Sebbene il tema portante sia la poca voglia di confrontarsi con il mondo, la pellicola è divisa in episodi.

La trama (no spoiler) – I protagonisti convivono in una casa a Roma sud. Presi da una sorta di crisi dei trent’anni, si ricordano della promessa che fecero da piccoli: non lavorare mai. Tuttavia, Luca si innamora e per far contenta la sua compagna diventa uno stakanovista provetto. Matteo e Luigi non sono contenti di questa inversione di tendenza e cercheranno di recuperare il loro compagno con le buone e con le cattive.

I The Pills con Sempre meglio che lavorare ribaltano l’assunto che vuole il trentenne italiano alla costante ricerca di un lavoro ponendo come tematica centrale il fatto che il trentenne di oggi sia molto pretenzioso nei confronti del lavoro. La realtà è che si tratta di un film profondamente autoironico, senza desiderio di farsi portavoce o specchio generazionale. Il rischio è che però non tutti lo capiscano.