“La Unicoop Tirreno svende gli 8 punti vendita del Lazio. Per i lavoratori inizia una pesante “ristrutturazione”, con attacco ai diritti acquisiti e al salario. Centinaia di posti di lavoro da difendere”. Parole e musica del Partito Comunista dei Castelli Romani, che affronta la questione salita alla ribalta delle cronache analizzando le possibili conseguenze che porterà la maxi operazione di cessione degli 8 punti vendita del Lazio a marchio Coop.
“Il Partito Comunista esprime la massima solidarietà ai 270 lavoratori degli otto punti vendita del Lazio (Colleferro, Pomezia, Aprilia, Fiuggi, Frosinone e Genzano) che la Unicoop Tirreno vuole cedere a “misteriosi” acquirenti. Questa grave vertenza rappresenta l’occasione per denunciare le politiche “disastrose” del rilascio dei permessi per nuove aperture e le vergognosa posizione di Unicoop Tirreno.
Quella dei centri commerciali è un’agonia inesorabile: negli Stati Uniti si parla da anni di apocalisse degli “shopping mall” ma in Italia evidentemente la lezione non è studiata, se è vero come è vero che, soprattutto nella regione Lazio, continuano ad essere rilasciati permessi per nuove aperture, senza alcuna pianificazione da parte della regione (su questo punto Zingaretti e i sindaci hanno gravissime responsabilità). La mancanza di una pianificazione regionale ha determinato prima la distruzione della rete commerciale dei piccoli esercizi di prossimità e, ora, rischia di lasciare senza lavoro decine di famiglie di lavoratori della COOP e della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).
Nei prossimi giorni la vertenza Unicoop Tirreno verrà portata al MISE, ma i numeri delle vertenze nella GDO sono scioccanti: 166 vertenze giacciono sul tavolo del MISE. In questo contesto, i lavoratori della GDO sono sempre gli unici a pagare le politiche “scellerate” di “mancata pianificazione” e di “flessibilità massima degli orari” tra turni massacranti, domeniche e festivi a lavoro senza la giusta retribuzione, straordinari non pagati, flessibilità oraria senza limiti, ricatti, esuberi, “missioni” e licenziamenti.
Il capitolo delle vertenze e delle crisi aziendali nella GDO determina generalmente cessioni di attività a gruppi molto più piccoli e dalla dubbia solidità finanziaria, da cui derivano licenziamenti per ristrutturazione, riduzione dei salari, maggiore flessibilità, ricatti, esuberi e molto altro ancora. Ad esempio, l’Ipercoop di Avellino dovrebbe passare al gruppo calabrese Az Market che ha subito annunciato di voler chiudere i reparti pasticceria, macelleria, ristoro e gelateria, con inevitabili tagli al personale. Dei circa 140 dipendenti, soltanto la metà sarebbero riconfermati dal nuovo “padrone”.
Le vendite dei centri commerciali sono effettuate principalmente per ridurre i diritti dei lavoratori, per tagliare gli accordi integrativi e per sfruttare gli ammortizzatori sociali con la scusa delle cosiddette ristrutturazioni. La crisi dei centri commerciali è anche collegata alla proletarizzazione della classe media. I ceti popolari, schiacciati dalla crisi economica e dalla riduzione dei salari e delle opportunità di lavoro, affollano i discount, le cui vendite sono aumentate del 5,4% solo nel primo semestre 2018.
Nello specifico, la vertenza Unicoop Tirreno è scandalosa. Unicoop Tirreno non ha ancora presentato il bilancio 2017, come previsto dalla legge, per cui i lavoratori lottano “bendati” senza conoscere alcun numero della società. Unicoop Tirreno sostiene che la cessione dei punti vendita del Lazio è dovuta ad un calo dei consumi. I dati ufficiali la smentiscono: nel 2017 le vendite della GDO nel Lazio sono aumentate del 2,1%. Unicoop Tirreno afferma di non voler licenziare nessun lavoratore. In effetti, il lavoro “sporco” sarà affidato al nuovo acquirente con uno sconto sul prezzo di cessione.
Il Partito Comunista esprime la massima solidarietà ai 270 lavoratori degli otto punti vendita della COOP del Lazio (Colleferro, Pomezia, Aprilia, Fiuggi, Frosinone e Genzano)”.